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San Giovanni Bosco ci spiega i 5 metodi per conservare la castità insegnati da San Filippo Neri (parte seconda)

Autore:
Carloni, Salvatore
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Seconda parte della conferenza di Don Bosco sulla castità del 1878
https://medjugorje.altervista.org/index.php/archivio/articolo/donbosco/1505/Sogni-di-don-Bosco-Don-Bosco-Il-sogno-dei-dieci-diamanti

Non nutrire delicatamente il corpo. Questo non vuol dire che non gli si dia il necessario, ma che non si cerchi nei cibi di contentare il suo gusto. S. Pietro Apostolo grida: Fratres, sobrii estote et vigilate. Mette il sobrii estote prima ancora del vigilate o del fortes in fide; Perchè chi non è sobrio non può vigilare, non può essere forte nella fede, non può vincere colui che circuit quaerens quem devoret. Invece chi è sobrio può vigilare e farsi forte e vincere il demonio. Fa contro questo consiglio chi si lagna degli apprestamenti di tavola: il pane per lui non è cotto, la minestra non abbastanza condita, il vino adacquato, la pietanza non abbastanza buona, il bollito o è magro o è grasso, o duro o molle, il cacio non ha gusto, il latte è battezzato, ecc. ecc. Chi si fa a desiderare buoni bocconi, chi in certe occasioni studia il modo di avere questa o quell'altra cosa, e peggio chi presso di sè tiene bibite, ghiottonerie per contentare la gola, vuoi nutrire troppo delicatamente il corpo. Ah! non cerchiamo delicatezze pel nostro corpo. Si mangi quanto vien messo in tavola, sia più o meno buono e senza lamentarsi. Solo è da farsi eccezione quando un dato cibo è realmente nocivo alla sanità. Non piacerà una pietanza? Eh! diremo, ve n'è ancora un'altra, mangerò di quella: facciamo una mortificazione per amore del Signore. La minestra è brodosa? Vi metterò del pane. È salata? Vi metterò dell'acqua. Non è abbastanza salata? Sulla tavola vi è la saliera. E se un cibo non piace, mangiamolo lo stesso; sarà cosa gradita al Signore. In questo modo vi sarà il sobrii dell'Apostolo, e terremo in freno il nostro corpo. E a che fine cercare tanto di nutrire bene questo corpo? Dice lo Spirito Santo: Corpus quod corrumpitur aggravat animam. Diceva un santo direttore di anime, che il corpo deve aiutare l'anima a fare il bene e deve servirla. L'anima è la signora del corpo. Il nostro corpo ha da essere considerato come un somaro che deve portare l'anima, perchè al padrone tocca di andare a cavallo. Ma guai se questo padrone lascia troppa libertà a questo suo somaro! Quando si nutrisce troppo il corpo, allora vuole comandare esso e se lo contenta in ciò che domanda, l'anima resta sotto e sarebbe un voler obbligare il padrone a portare il somaro. Il corpo in questo caso non è più un aiuto, ma un impedimento. Non facciamo questa mostruosità. Ciascuna cosa tenga il suo posto stabilitole da Dio. Guardiamoci dal troppo cibo e specialmente dal troppo bere. Molti giovani che erano qui specchi di santità perdettero la vocazione per non avere usato i debiti riguardi in questo, ed ora sono nel mondo pietra di scandalo al prossimo. Sappiamo adunque tenere non soddisfatto, mortificato questo misero corpo e non ricalcitrerà, e vivremo tranquilli e felici nella pace di Dio. Le tre cose sopra accennate sono altrettanti mezzi negativi per conservare la castità; cioè sono cose che evitate ci tolgono dai pericoli di cadere in certi peccati. S. Filippo Neri aggiunge ancora due cose che sono i mezzi positivi, i quali praticati metteranno la bella virtù sopra una base soda; e sono l'orazione e i santi Sacramenti.

L'orazione. Con questa parola intendo ogni sorta di preghiera sia mentale che vocale, le giaculatorie, le prediche, le letture spirituali. Chi prega, vince sicuramente ogni tentazione per forte e gagliarda che sia; chi non prega, è in prossimo pericolo di cadere. L'orazione deve esserci una cosa tanto cara! Essa è come un'arma che dobbiamo sempre aver pronta per difenderci nel momento del pericolo. Io raccomando questa orazione specialmente alla sera quando si va a riposo. È questo uno dei tempi più pericolosi per la bella virtù. Quando non si può prendere subito riposo, il demonio suscita tante cattive immaginazioni; fa venire alla memoria le cose udite, vedute, fatte nel giorno. Per ovviare i pericoli di questo demonio notturno si incominci a fare silenzio alla sera, recitate le orazioni; si cessi di passeggiare sotto i portici od in cortile. Chi non si addormenta subito, reciti qualche preghiera, ripeta qualche giaculatoria: i preti dicano alcune di quelle bellissime orazioni dell'uffizio: - Salva nos, Domine, vigilantes, custodi nos dormientes, ut vigilemus cum Christo et requiescamus in Pace... Visita, quaesumus, Domine, habitationem istam et omnes insidias inimici ab ea longe repelle: si reciti il Miserere, il De profundis, o qualche altro salmo o le lìtanie della Madonna e così pregando ci addormenteremo nel Signore. E se siamo soliti addormentarci subito, tuttavia armiamoci preventivamente, facendoci il segno della santa Croce. Vi è chi si sveglia di notte? Preghi, baci il crocifisso o la medaglia, specialmente quella di Maria Ausiliatrice che vi raccomando di portare al collo. In queste circostanze si vede costantemente che chi prega vince, e chi non prega, cade nel peccato. Credo che ciascheduno dovrà dire a se medesimo: finchè ho pregato, non son caduto; cominciai ad andar male, quando ho lasciato di pregare. Oh! facciamo anche noi la preghiera che Giuseppe, detto appunto il casto, fece, quando la moglie di Putifarre voleva spingerlo al male. - Come posso io fare questo male alla presenza del mio Dio? Noi sappiamo che Dio ci vede e come oseremo fare un peccato così grande al suo cospetto? - Giuseppe conosceva benissimo le gravi conseguenze che avrebbero tenuto dietro a quel rifiuto; prevedeva che sarebbe stato messo in carcere e forse verrebbe condannato alla morte, perché la potente ed iniqua donna lo avrebbe scelleratamente calunniato; ma il pensiero che Dio è presente, che Dio vede ogni nostra azione, non permise che deviasse dal sentiero della virtù. Facciamo, dico, anche noi questa preghiera, rinnoviamo con frequenza questo pensiero nella nostra mente e fuggirà da noi la voglia di peccare. Si pensi inoltre che noi siamo creature, immagini di Dio; che il Signore è il nostro padrone, che vede ogni azione, ogni pensiero; che noi siamo cristiani cattolici, ossia dichiarati seguaci di Gesù Cristo e che i Sacramenti hanno anche santificato il nostro corpo; che siamo religiosi e con ciò legati al Signore con doppio vincolo; che siamo suoi ministri e perciò addetti in modo specialissimo al suo santo ed immacolato servizio che richiede ogni santità. Pensiamo che Dio è nostro giudice, e, quando siamo tentati diciamo: - Come oserò io disgustare un Dio così buono che mi ha sempre beneficato e che mi giudicherà? Oh sì! siamo pronti a mortificarci in ogni cosa anche lecita, piuttosto che offendere Dio. Una pratica che io consiglio in modo singolarissimo è di baciare la medaglia di Maria Ausiliatrice e ripetere la giaculatoria: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis; giaculatoria trovata in ogni circostanza tanto opportuna e tanto proficua. Da tutte parti si vedono effetti straordinari prodotti da questa confidenza in Maria Ausiliatrice. Ma state certi che se la Madonna aiuta tutti, ha poi cura di noi in modo peculiarissimo, come figli prediletti, ed invocata non mancherà certo di venirci in aiuto nei momenti opportuni.

5° L'ultima cosa che vi è da raccomandare tanto, è la frequenza dei santi Sacramenti. Qui non occorre parlarne a lungo, perché le nostre regole già stabiliscono questa frequenza. Io solo raccomando che delle comunioni se ne facciano proprio molte e tutte assai fervorose, cioè con divozione e raccoglimento. In riguardo alla confessione però ho un suggerimento da darvi. La pianta si conosce dai frutti se è buona o no: così dal frutto riportato possiamo conoscere la natura delle nostre confessioni. Alcuni vanno a confessarsi sempre con le medesime mancanze. Ciò che cosa indica? Che la confessione non recando frutto, non è buona? Eh sì! Quando si fanno tali confessioni, se proprio non vi è miglioramento, c'è grandemente a temere che le confessioni non siano buone, che siano nulle. Ciò indica o che non venne fatto il proponimento, o che non si ebbe cura di metterlo in pratica. Si direbbe qualche volta che si va a confessarsi per cerimonia e che si vuole burlare il Signore. Io dunque raccomando molto che ciascuno procuri nelle confessioni di eccitarsi ad un veramente grande dolore dei peccati commessi e poi di tanto in tanto si pensi un poco sui frutti delle confessioni passate. Facciamo proponimenti fermi, che non mutino più. Si pensi una volta sul serio ad essere moderati nel cibo, nelle bevande, nella ricreazione, a diminuire le mormorazioni, ad essere sempre ben parchi nel parlare, a discorrere sempre di cose utili, ad essere più divoto in chiesa, ad essere più studioso, più puntuale alla levata; a mortificare un po' più gli sguardi sia nell'Oratorio, sia specialmente fuori dell'Oratorio; a mortificare la gola; insomma a far qualche sforzo per realmente migliorare la nostra condotta. Altrimenti si andrà sempre avanti colle medesime colpe e siccome qui spernit modica, paullatium decidet, così noi ci metteremo in evidente pericolo di dannarci, essendo per natura nostra già tanto proclivi al male. Se non si fanno veri sforzi, si diminuisce sempre di virtù, di animo, di preghiera, e di abborrimento al peccato.
Invece, vedete consolazione! Chi poco per volta approfitta sempre delle grazie del Signore, va sempre crescendo in virtù e quasi insensibilmente procede de virtute in virtutem, donec videbitur Deus Deorum in Sion. Tenete anche questo pensiero di S. Gregorio Magno che vale per tutti e per noi religiosi specialmente, che non progredi, regredi est. Il non progredire è già un dare indietro. Non contentiamoci d'intervenire sempre alle ordinarie pratiche di pietà e di prendervi parte nel miglior modo possibile, ma raccomandiamoci ancora sovente lungo il giorno al Signore ed a Maria Santissima, Invochiamo Maria colla giaculatoria Auxilium Christianorum, ora pro nobis che in moltissimi casi si è trovata efficacissima. È così conserveremo la virtù della castità, la madre di tutte le virtù, la virtù angelica.

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