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San Giovanni Bosco ci spiega i 5 metodi per conservare la castità insegnati da San Filippo Neri (parte prima)

Autore:
Carloni, Salvatore
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
Nel 1878 San Giovanni Bosco tenne una conferenza sulla castità sviluppando i 5 metodi di san Filippo Neri
https://medjugorje.altervista.org/index.php/archivio/articolo/donbosco/1505/Sogni-di-don-Bosco-Don-Bosco-Il-sogno-dei-dieci-diamanti

Nel 1878 San Giovanni Bosco tenne una conferenza sulla castità e i salesiani possiedono ancora oggi il prezioso testo integrale di questa conferenza. Infatti il sacerdote salesiano Giovanni Battista Lemoyne, segretario particolare di Don Bosco, ha riportato questo testo nel XIII volume delle Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco e lo possiamo leggere al Capo XXVI. Trovate questo testo al link ufficiale salesiano:
http://www.donboscosanto.eu/memorie_biografiche/Scritti/Don_Bosco-Memorie_biografiche_Vol_13.html#A013005260
Per vostra comodità ve lo riporto integralmente a seguito ma vi anticipo solo una frase di Don Bosco a proposito della castità che lui definisce: "la madre di tutte le virtù, la virtù angelica". Ecco il testo di Don Bosco:

Ma come conservare la castità? S. Filippo era solito suggerire cinque mezzi: tre negativi e due positivi. Sono quelli che io brevemente vi verrò sviluppando.

I° In primo luogo San Filippo diceva: - Fuggite le cattive compagnie! - Ma come? Io qui in questo Oratorio vi avrò da dare il consiglio di fuggire le cattive compagnie? Forse che tra noi vi sono dei cattivi compagni? Non voglio neppur supporre che ve ne siano. Ma osservate. Si chiama cattivo compagno quello che in qualunque maniera può occasionare l'offesa di Dio. Molte volte avviene che anche coloro i quali in fondo al loro cuore non sono cattivi, diventino per un altro pericolo d'offesa a Dio: e questo non si può fare a meno di dirlo compagno pericoloso per quell'altro. Si vedono spesso certe amicizie particolari e certe affezioni geniali, le quali in sè non saranno cattive, cioè non ne avviene nessuna cosa gravemente peccaminosa; ma se uno dei due non è cattivo, è almeno rilassato: ma non si vuol distaccar più da questa affezione: ma ecco che tu ti accorgi che si comincia a raffreddare la pietà in loro, più poca divozione, meno frequenza ai santi Sacramenti, meno zelo nell'adempimento dei propri doveri, negligenza nell'osservanza di certe regole, maggior libertà nel discorrere; e poco alla volta a un compagno buono per aver frequentato molto un altro, questi diventa pietra d'inciampo; e si può dire che benchè buoni tutti e due uno diventa d'inciampo all'altro. Se i Superiori non prendessero qualche ripiego, entrambi sarebbero perduti. Queste amicizie particolari od affezioni geniali recano del danno, non fosse altro perchè sono contro l'obbedienza: per ciò solo non si possono dir buone. La disobbedienza poi priva della grazia speciale di Dio ed ecco il motivo per cui poco alla volta se ne riceve danno. Qualcuno dirà per scusarsi: - Non vi sono compagni cattivi nella nostra casa! - Ma io vi dico che possono benissimo esservene. Il passato ci deve ammaestrare del presente. Il demonio ha dei servitori dappertutto. Molte volte si va avanti per lungo tempo e poi uno se ne accorge che quel tale era piuttosto un lupo rapace e ciò solamente dopo che la rovina dei gregge fu assai grande. Vari erano con noi gli anni scorsi, la cui apparenza era tutta buona ed ora sono Dio sa come. Questo vuol dire, o che essi non erano realmente buoni, oppure, se lo erano, vi fu chi poco alla volta fece loro del male. Questi, a dir vero, per grazia speciale di Dio, sono pochi, ma ve ne sono. Son tutti buoni! - taluni ripetono; ma l'esperienza e non il cuore deve ammaestrarci in ciò. E l'esperienza c'insegna che tra gli apostoli vi fu un Giuda e negli Ordini religiosi più santi vi fu sempre la scoria. E se sorgesse un po' di mezzo a noi un Giuda, come suol dirsi? Ah lontani, lontani dai compagni pericolosi! Si frequentino invece i buoni, quelli che volentieri vanno a far visita al Santissimo Sacramento, che incoraggiano al bene: e la nostra affezione tratti egualmente ogni compagno colla stessa carità: ma si fuggano i sussurroni, i mormoratori, quelli che cercano di esimersi dalle pratiche di pietà, quelli che vogliono essere esclusivi nelle loro amicizie. Prendendo tutte queste precauzioni sarà difficilissimo, per non dire impossibile, al demonio il rubarci la virtù della castità. Ah! sì che il demonio riderebbe per bene, se ora noi cadessimo nelle sue mani. - Tu hai dato un addio al mondo, ci direbbe schernendoci, hai rinunziato a me ed a tutte le mie lusinghe? Ora guarda qui di nuovo questo nostro religioso, che voleva farmi guerra, con tutti i suoi proponimenti è ricaduto nella trappola, senza che io facessi quasi nessuna fatica!

2° Altra cosa che S. Filippo Neri raccomandava perché potessimo mettere in sicuro la virtù della castità, e non meno importante della fuga delle compagnie pericolose, si è la fuga dell'ozio. - Ozio e castità, diceva, non possono mai andare insieme. - L'ozio è vizio che tira sempre con sè molti altri vizi. È ozioso chi non lavora, chi pensa a cose non necessarie, chi dorme senza bisogno. Quando si vede un compagno ozioso, si ha da temere subito per lui: la sua virtù non è al sicuro. Vi è chi nello studio perde tempo, guarda in alto, nella scuola sbadiglia, in chiesa e nell'orazione cerca subito di appoggiarsi, in tempo di predica dorme, quando si finiscono le funzioni e le ore di studio, oh per lui è la cosa più desiderata; e talora non sono neanco amanti della ricreazione. Non lavorate voi? Lavora il demonio! Il nemico delle anime gira sempre attorno tentando di farci del danno e se vede qualcuno disoccupato, approfitta subito di quell'occasione propizia per mandare ad effetto i suoi disegni. La vostra mente è lì ferma che non pensa a nulla; ebbene il demonio suscita subito immaginazioni di cose vedute, udite, lette, incontrate. Si continua a star neghittosi? Queste immaginazioni fanno presa nella mente, lavorano, lavorano, e non ci si resiste e la tentazione resta vincitrice. Anche più pericolo vi è quando uno riposa più del bisogno e specialmente ancora quando si ha il ticchio di riposare lungo il giorno. Io trovo pericolosissimo il riposo dopo il pranzo; è proprio quel demonio meridiano di cui parla la Sacra Scrittura che si insinua anche nelle anime più buone. Lo sa il povero Re David. È un momento quello in cui l'anima è meno preparata, invece il corpo sazio è in quel momento più preparato. Allora il demonio occupa l'immaginazione, poi l'intelletto quindi si fa strada alla volontà ed ecco che si deplorano miserevoli cadute. Stiamo adunque molto occupati: è lecito non solamente leggere, studiare, ma cantare, ridere, saltare; ma per carità che il demonio ci trovi sempre occupati, poichè multam malitiam docuit otiositas. Lavoriamo con tutte le nostre forze nel campo del Signore, aiutiamoci l'un l'altro in questo lavoro, animiamoci con un santo entusiasmo nel servizio di Dio, armiamoci di un grande ardore nel promuovere la sua gloria, di un vivo zelo nel cercare ogni mezzo, nel sostenere ogni sacrifizio per la salute delle anime ed il demonio trovandoci sempre occupati non potrà recarci del danno. Anche in tempo di ricreazione prendiamoci ben guardia di stare disoccupati e in questo tempo fare il nostro dovere, se siamo assistenti, e invigilare i giovani, presiedere ai loro giuochi e prendervi parte, osservare che nessuno si allontani dal cortile; e chi non è assistente faccia lo stesso per quanto può, ma anche per costui la ricreazione sia un vero sollievo della mente che dissipi ogni malinconia, preoccupazione, pensiero molesto o pericoloso. - Ma il corpo è stanco! - Pazienza, sia stanco! Si procuri solo di non opprimerlo con soverchie fatiche in modo che abbia da ammalare: e del resto lavori, lavori pure, ma si conservi la più bella delle virtù.

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