San Giorgio
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A Lydda, in Palestina vi è una basilica sorta sulla tomba di San Giorgio e compagni martirizzati nel 284, il culto di san Giorgio si diffonde sin dal IV secolo sia in Oriente sia in Europa. Sulla vita di San Giorgio non si hanno notizie storicamente fondate, se non che fu un militare originario della Cappadocia, tutto il resto è frutto di scritti fantastici che hanno generato leggende diventate patrimonio della tradizione popolare.
Si narrava che Giorgio, educato cristianamente dalla madre ad insaputa del padre, era diventato tribuno dell'armata dell'imperatore di persia, o secondo altre versioni di Diocleziano. Durante una persecuzione dopo aver donato i suoi beni ai poveri, Giorgio confessa la sua fede davanti all'imperatore che lo condanna a feroci torture. Gettato in carcere, il Signore gli appare e gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione. Il martirio viene nerrato dagli agiografi con grande sfoggio di fantasia e descrizioni di eventi difficilmente credibili.
Più tarda è la leggenda della fanciulla liberata dal drago, si narrava che in una città della Libia ci fosse un lago in cui viveva un drago che avvicinandosi alla città uccideva con il fiato coloro in cui si imbatteva, per tenerlo lontano i cittadini traevano a sorte giovani vittime da dare in pasto alla creatura mostruosa , finchè non fu la volta della figlia del re, che invano il padre tentò di sottrarre al sacrificio, a questo punto interviene l'eroe mitologico divenuto san Giorgio nella leggenda cristiana, egli esorta la principessa a non temere e sfida il drago in un terribile combattimento in cui riesce ad abbatterlo e a liberare la popolazione. Egli agisce in questo modo nel nome del Signore ed in cambio chiede alla popolazione di convertirsi al cristianesimo e di lasciarsi battezzare. La forza del santo cavaliere è dunque al servizio di Dio.
La leggenda era sorta al tempo delle crociate per una falsa interpretazione di un'immagine di Costantino trovata a Costantinopoli, dove il primo imperatore cristiano schiacciava col piede un drago che rappresentava il nemico del genere umano, inoltre l'immagine di un eroe o di un dio cavaliere che sovrasta o distrugge un animale mostruoso era popolare in età ellenistica fin dal III secolo avanti Cristo. La figura di Sn Giorgio su un cavallo bianco che trafigge con una spada o una lancia il drago è diventato anche un topos iconografico, il culto del santo cavaliere si è diffuso tanto in letteratura quanto in arte.
Nel medioevo la popolarità di san Giorgio, il cui nome non aveva nulla di guerriero perché era la traduzione del tardo greco Gheorghios, derivato a sua volta da Gheorgos, agricoltore, era cresciuta a tal punto da ispirare una letteratura che gareggiava con quella dei cavalieri dei cicli bretone e carolingio. Nei paesi slavi la collocazione calendariale della festa del 23 Aprile, mantenuta anche nel nuovo calendario liturgico romano sebbene sia stata declassata a memoria facoltativa per la mancanza di notizie certe sul suo martirio, fece attribuire al santo perfino la funziona pagana di sconfiggere le tenebre invernali, simboleggiate dal drago, e di favorire la crescita della vegetazione in primavera.