La Ven. Maddalena dell'Incarnazione
Tu ardi, Signore, e io brucio- Autore:
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1. Tempo iniziale: ispirazione del carisma passionista
Leggendo la biografia della Venerabile Madre mi ha molto colpito il fatto che abbia mosso i primi passi nella via della ricerca di Dio e della sua volontà all'ombra del Monte Argentario. Per i Passionisti questo stupendo promontorio è come la Verna per i Francescani e Montecassino per i Benedettini. Su questo monte il nostro Fondatore, san Paolo della Croce (1694-1775), insieme al ven. suo fratello padre Giovanni Battista (+1765), ha edificato i primi due "ritiri" comunitari, con tanti sacrifici ed enormi difficoltà. A Orbetello ed a Porto Santo Stefano i primi padri della nascente congregazione hanno profuso il loro zelo apostolico con le "missioni", la predicazione quaresimale e il ministero della riconciliazione, sempre unito ad una saggia e prudente direzione spirituale.
Divo Barsotti ha potuto scrivere che "in questi due ultimi secoli la mistica cattolica è in gran parte legata alla congregazione della Passione. (…) Alcune fra le più grandi donne che hanno avuto carismi eccezionali nella vita della Chiesa di questi ultimi secoli, sono legate o dipendono più o meno dai Passionisti; sono, fra le altre, Gemma Galgani a Lucca e Lucia Mangano in Sicilia" (Divo Barsotti, in Magistero di santi, Roma 1971, pp. 123-150, passim). E mi piace annoverare anche questa perla dell'Argentario, qual è la venerabile madre, nella corona di persone aiutate a seguire con generosità la volontà di Dio dai Passionisti. E' stato un dono, quello della guida di anime elette, più volte ripetuto e rinnovato nella storia della congregazione, accettato con umile gratitudine e solerte impegno. Leggo nella biografia della venerabile: "La parrocchia di santo Stefano, grazie particolarmente alle cure assidue e all'assistenza spirituale di san Paolo della Croce e dei suoi Passionisti, prese a contraddistinguersi per la sua profonda pietà eucaristica. Infatti ola devozione al SS.mo Sacramento e alla Vergine santissima in special modo ai suoi dolori, è una delle caratteristiche dei passionisti; e che inculcarono tali devozioni, promovendo soprattutto il culto eucaristico" (L'Ordine delle Adoratrici perpetue. Notizie storiche, a cura di una Monaca adoratrice, Vigevano 1996, p. 9). Non sappiamo i nomi dei passionisti che entrano nella vicenda di Caterina; il primo ricordato è il religioso fratello che ritrova la bimbetta di appena tre anni persa nel bosco e la riconduce in casa e poi, citazione ancora più interessante, è quella che riguarda la frequentazione della chiesa della Presentazione dove Caterina trova chi la segue attentamente; individua in lei i segni della vocazione monastica, le indica la possibilità di entrare nel monastero delle Passioniste appena fondate in Tarquinia, ma si rimette alla decisione della giovanetta che invece si sente chiamata ad entrare fra le monache del monastero dei SS. Filippo e Giacomo di Ischia di Castro. Importante indizio di una grande libertà nell'operare il discernimento vocazionale che tutto è meno che tentativo di condizionamento per fini di proselitismo e tanto meno pretesto per plagiare le scelte di vita che devono essere operate in ascolto della volontà divina, con grande distacco dai possibili interessi di parte. L'episodio della visione del Crocifisso nello specchio sancisce come un sigillo al lavorio della Grazia che vuole entrare sempre di più nel cuore della giovinetta per prepararla ai futuri risolvimenti di Fondatrice dell'ultimo Ordine femminile della Chiesa. Esperienza analoga a quella di santa Teresa di Gesù davanti all'immagine dell'Ecce homo.
2. Tempo dell'attesa: periodo francescano formativo
Non è raro incontrare persone che hanno dato vita ad una nuova forma di consacrazione religiosa, vederli muovere i primi passi in un'altra istituzione che è stata per loro come la culla, l'ambiente dal quale poi hanno spiccato il volo per altri lidi e nuove avventure dello spirito. Benedetto da Norcia si avviò aggregandosi ai cenobiti ed eremiti che vivevano tra Subiaco e Montecassino, e dai quali poi si distaccò per scrivere una regola e dare vita al glorioso ordine che da lui portano il nome.
Così sant'Antonio di Padova, che san Francesco di Assisi chiamava "mio vescovo"; così Domenico di Guzman. E tanti altri ancora; ultima in ordine alla fama di santità per nulla illanguidita a vari anni dalla morte, si potrebbe citare madre Teresa di Calcutta, fondatrice delle Missionarie della carità, prima per lunghi anni membro di un'altra congregazione, le suore di Nostra Signora di Loreto.
E' evidente il rischio di certe scelte, di certe decisioni, quali quelle di uscire da un istituto già collaudato, nel quale magari si sono trascorsi lunghi anni di vita regolare, per tentare una avventura spirituale che può nascere, crescere e miseramente finire nell'illusione, nella vergogna, nel disonore. E queste non sono semplici riflessioni teoriche. Ancora oggi, nell'effervescenza dello Spirito, ci sono persone che tentano l'avventura di istituire nuove aggregazioni di vita consacrata ma poi non reggono alla prova dei fatti. Lo slancio iniziale rapidamente svanisce e resta nei seguaci, magari in buona fede, l'amarezza di una occasione perduta, la desolata constatazione di aver perso tempo, rincorrendo delle chimere inconsistenti e fallaci.
Dal 1788 al 1807 Caterina Sordini appena diciottenne, divenuta suor Maria Maddalena dell'Incarnazione (nome mai più mutato anche dopo la fondazione dell'Ordine delle Adoratrici), vive la spiritualità francescana filtrata dalla Madre Lilia del Crocifisso nel monastero di Ischia di Castro, di recente fondazione e quindi in pieno fervore degli inizi. Spiritualità che si àncora alla grande affezione all'umanità plenaria di Gesù Cristo. Umanità percepita, amata, imitata dal gaudio di Nazareth e di Bethlemme alle asprezze del Calvario, fino al fuoco della Pentecoste. Fuoco di cui il Serafico Padre Francesco fu investito per una più profonda conformazione al Crocifisso tramite l'arcano fenomeno delle stimmate, ricevuto sul monte della Verna.
Il giorno del "lume", il fatidico 19 febbraio 1789, è il momento culminante di questo cammino ascensionale che associa la ven. madre ad altri fondatori e fondatrici che con un "lume" particolare hanno avuto il mandato di dare vita ad una nuova istituzione nella Chiesa. Ricordo, uno per tutti, l'esperienza mistica di sant'Ignazio di Loyola a Manresa; esperienza carismatica che includeva in nuce la struttura dell'aureo libretto degli Esercizi spirituali e innanzitutto una conoscenza sperimentale e sapienziale allo stesso tempo di Dio, del mondo, di se stesso. Ma non vorrei omettere anche "i lumi" che per più tempo ricevette san Paolo della Croce nel periodo di Castellazzo (1718-1720) che lo prepararono alla scelta vocazionale di consacrarsi all'Amore crocifisso e alla futura fondazione della Congregazione della Passione.
3. Tempo degli uomini: La Rivoluzione francese; Napoleone
L'anno del "lume" si sa è lo stesso della Rivoluzione francese. Anno fatale che segna lo spartiacque tra il vecchio mondo dei privilegi, di quello che con un termine sintetico verrà chiamato l'ancien régime durato diversi secoli e la cui spina dorsale era rappresentata dall'alleanza del trono con l'altare. L'Europa dal secolo dei Lumi, il '700, entra decisamente nel periodo del distacco, purtroppo violento, segnato da un fiume di lacrime, sangue, rovine, dalla Chiesa per procedere sempre più speditamente nella via della secolarizzazione, della ricerca spasmodica del benessere fino all'idolatria del denaro, della razza, dei nazionalismi, dei superomismi, dei collettivismi. Correnti ideologiche ben note che hanno portato infiniti dolori e sconvolgimenti nel tessuto profondo della società e delle coscienze. Periodo convulso niente affatto concluso e di cui noi stiamo vivendo una stagione nuova non più fatta di contrapposte ideologie ma di dure contrapposizioni tra fondamentalismi religiosi di micidiale portata e di incongruo uso da parte di fanatici assetati di potere e di predominio. L'era della globalizzazione, ultima arrivata dal periodo inizialmente citato, ancora si dibatte intorno a quei nodi che la ghigliottina rivoluzionaria voleva recidere come risolutrice di antiche contraddizioni.
Ora in questo periodo grande, terribile, convulso, rosso di sangue, si erge come un granello di senape questa nuova istituzione, le Adoratrici perpetue del SS.mo Sacramento, chiamate per arcano disegno a ricordare, custodire, incrementare quanto di più prezioso si trova nella chiesa, ossia l'Eucaristia. In mezzo al crollo di antiche certezze e di false sicurezze, di fronte alle convulsioni di un mondo inedito e in gestazione non certo indolore, la venerabile Madre viene chiamata a rivendicare e ricordare con una istituzione specifica, con una specifica e squisita sensibilità tutta al femminile il "dono dei doni", il cuore del cuore della Chiesa, quello che viene chiamato per antonomasia "il SS.mo Sacramento". Allora il fiume di sangue e di infiniti dolori che ha attraversato questi secoli da quel fatidico/fatale 1789 trova uno sbocco inaspettato e misterioso nell'Uomo dei dolori che porta su di sé i dolori del mondo con la sua presenza silenziosa, permanente e salvifica, fino alla consumazione dei secoli.
4. Tempo della Chiesa: Pio VII; Leone XII
Mi stupisce sempre vedere che il magistero, sia quello episcopale, ma soprattutto quello papale, in mezzo alle cure più pressanti sui grandi temi del giorno, dovendo far fronte senza respiro a difendere il gregge di Gesù Cristo dai lupi rapaci e famelici, dai mercenari pigri pavidi indifferenti, cinici, si preoccupi di dare spazio ai piccoli semi che il gioco della Provvidenza sparge di tanto in tanto nel campo sempre fecondo della Chiesa santa.
Così Pio VII, il monaco Barnaba Chiaramonti, non è solo l'inerme roccia che si contrappone alla possanza del tiranno còrso, non è soltanto colui che darà nuova vitalità agli antichi ordini, congregazioni e altre istituzioni, soppresse dalla ventata raggelante della Rivoluzione Francese e dal dispotismo burocratico napoleonico assetato di continue fonti di denaro per le incessanti guerre che inzupparono di sangue l'intera Europa. Il Vicario di Cristo non può non ascoltare la voce dello Spirito che soffia incessantemente nella Chiesa e che si serve di strumenti umili, nascosti ma totalmente dediti alla ricerca del bene e del meglio per il bene della Chiesa e la manifestazione sempre più evidente e diffusa del Regno di Dio. E' commovente l'attenzione del fragile papa, provato ma non spezzato, ad inserire nella Chiesa, già ricca di tante istituzioni che ruotano attorno all'Eucaristia, un ordine nuovo, una comunità di claustrali, di contemplative totalmente consacrate al culto, alla venerazione, all'imitazione della dedizione oblativa di Gesù che è voluto restare per sempre tra i suoi ("Fate questo in memoria di me") per essere "pro-vocazione" perenne a condividere la stessa oblatività "pro mundi vita".
Ed è bello vedere, dopo le iniziali diffidenze, l'altro pontefice entrato nella vicenda delle Adoratrici, ossia Leone XII, come accolga, cordialmente e senza riserve, questo piccolo seme destinato rapidamente, pure in mezzo a bufere e contraddizioni anche interne (ma dove non si nasconde lo spirito di satana, il "divisore" per antonomasia!) a crescere e ad espandersi.
5. Tempo eucaristico
L'eucaristia è il cibo degli angeli fatto pane per i pellegrini. Il "segno del pane e del vino" è destinato a perpetuarsi nella comunità ecclesiale fino al ritorno del Pastore supremo delle pecore, quando riconsegnerà tutto al Padre e Dio sarà tutto in tutti. Ma c'è una dimensione metastorica che attinge l'eternità perché attraverso il segno sacramentale del pane e del vino viene proposto un atteggiamento quale quello eucaristico, appunto, destinato a durare nei secoli eterni. "Rendere grazie" attinge nel profondo allo stesso mistero trinitario, nel quale le divine persone sono protese l'una all'altra nell'eterno atteggiamento amoroso ed oblativo di offerta di sé dunque e di ringraziamento. L'icona sublime di Andrei Rublëv della Trinità, dei tre divini viandanti dell'eternità che siedono a mensa nell'evocazione biblica del pasto offerto da Abramo, attingendo all'unico calice dell'amore e della donazione reciproca, è la perfetta rappresentazione di quello che significa nel tempo e nell'eternità il "meta-tempo" eucaristico.
Da qui la centralità del culto eucaristico. Da qui l'importanza delle istituzioni che ne promuovono, diffondono il culto e la venerazione. E' bello che un ordine non pensi, non faccia altro che ruotare come falena assetata di luce attorno al tabernacolo, attorno all'ostensorio dove Gesù si mostra e si dona incessantemente.
Basterebbe andare a Lourdes per capire qualcosa del mistero eucaristico che è veramente il centro, il cuore della Chiesa. A Lourdes la processione eucaristica che si svolge con commovente solennità soprattutto in favore dei malati, nel corpo e nello spirito, dimostra plasticamente cosa sia davvero l'eucaristia per la chiesa: come il sistema planetario vive e pulsa attorno al sole, fonte di luce, di energia, di vita, così il pane eucaristico tiene aggregata a sé l'intera compagine ecclesiale.
Ho messo come titolo di queste riflessioni una frase che è di santa Gemma Galgani, della quale quest'anno ricorre il centenario della morte. Bene. Non si può comprendere nulla della sua spiritualità, della sua mistica se si dovesse prescindere dall'eucaristia. Gemma ricorda con il suo vissuto mistico che non si può accedere alle vette della perfezione evangelica se non per Cristo con Cristo e in Cristo eucaristico. E' questa la "mistica oggettiva" ossia sacramentale che ha plasmato la mente, il cuore di Gemma e l'ha preparata ai risolvimenti del proprio olocausto nella stimmatizzazione; così è divenuta, anima e corpo, ostia vivente donata al mondo per la salvezza di tutti. Per questo non poteva non esclamare: Tu ardi, Signore, nell'eucaristia, ed io brucio di amore, nella lode perenne e ininterrotta.
Conclusione
Il giovedì santo di quest'anno il papa ci ha donato una fervida enciclica sull'eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa (Ecclesia de eucharistia). In essa non manca, anzi viene ribadita, l'importanza del culto eucaristico. Occorreva questo richiamo quando da qualche settore del popolo di Dio, non sempre viene adeguatamente rimarcata questa essenziale componente ecclesiale, legata strettamente al memoriale pasquale. Il papa, specialmente al n. 25, ribadisce come il culto reso all'Eucaristia fuori della Messa sia di un valore inestimabile nella vita della Chiesa. Le specie eucaristiche, si ricorda, vengono conservate dopo la Messa, ma da essa derivano; sono un dono fatto per il viatico dei moribondi; e devono essere oggetto di culto e di adorazione. "E' bello - dice il papa allo stesso numero - intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il discepolo prediletto, essere toccati dall'amore infinito del suo cuore". Il papa poi cita sant'Alfonso de' Liguori che al suo tempo, ossia al tempo della nostra venerabile madre, diffuse capillarmente la pratica dell'adorazione quotidiana con opuscoli e canti che ancora oggi incontrano il favore di tanta umile e devota gente. E' bello ricordare che accanto al santo citato dal pontefice si potrebbe aggiungere un elenco lunghissimo, e vi si possa trovare in pienezza di collocazione, la Madre Maria Maddalena dell'Incarnazione, vero segno profetico permanente, come persona e come fondatrice, del cuore della Chiesa che è l'Eucaristia.