"Era santo, era uomo" - Il volto privato di Papa Wojtyla 1 -
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ERA SANTO, ERA UOMO - Il volto privato di papa Wojtyla, scritto da Lino Zani - Mondadori bestsellers € 9,00
con la collaborazione di Marilù Simoneschi
Presentazione e commento a cura di Donata Conci
Milano 9 dicembre 2014
Il Libro. Il libro "Era santo, era uomo. Il volto privato di papa Wojtyla" (1) ci descrive alcuni momenti inediti della vita privata di Giovanni Paolo II, e ci racconta dei suoi soggiorni sui monti dell’Adamello, dell’Abruzzo e della valle d’Aosta, durante i quali si faceva accompagnare da guide alpine ed esperti scalatori, incontrava la gente con affabilità e semplicità, sostava per ammirare i paesaggi e recitare una preghiera, scherzava con le persone dei rifugi che lo ospitavano. Solo pochi intimi erano al corrente di queste fughe prima della pubblicazione di questo libro e delle testimonianze lasciateci dall’Autore Lino Zani, alpinista e istruttore di sci, che per 21 anni ha accompagnato Wojtyla nelle sue uscite, esperienza da lui definita un dono particolare.
Infatti nel libro e nei numerosi incontri col pubblico ha detto che da quella straordinaria esperienza ha imparato tante cose e la sua vita, come quella di tutte le persone che hanno conosciuto papa Wojtyla, è profondamente cambiata.
In occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, egli si è lasciato convincere dalla giornalista Marilù Simoneschi a mettere per iscritto i suoi ricordi, per condividerli con tutti e far conoscere aspetti ed episodi della vita di questo Papa che ce lo rendono ancora più vicino e caro.
Il Contenuto del testo Oltre a questo rapporto privilegiato, nel libro ci viene anche raccontata la storia della famiglia Zani, la ristrutturazione del rifugio Ai caduti dell’Adamello, dove il papa è stato ospitato, (rifugio che si trova a breve distanza dalla Lobbia Alta (3.196 m s.l.m.) nelle Alpi Retiche meridionali in Trentino-Alto Adige (2), le vicende storiche che lì si sono svolte, le spedizioni dell’Autore sulle cime più alte del mondo, fatte con una missione speciale, le visite in Vaticano a quel Padre divenuto col tempo grande amico.
La Guerra. Poiché nel libro la rievocazione della guerra occupa molte pagine, anzi potremmo dire che è uno dei temi ricorrenti, anche noi approfittiamo di questa presentazione per ricordare la Grande Guerra e il suo anniversario che cade quest’anno 2014, per cui si sono svolte in tutta l’Italia celebrazioni come quella del 6 luglio a Redipuglia alla presenza del Presidente Napolitano e di Muti che ha diretto il Requiem di Verdi, le mostre al Vittoriano, gli spettacoli come il film Torneranno i prati che il regista Olmi ha appena presentato, iniziative a livello nazionale e testimonianze. Anche papa Francesco si è recato a settembre al sacrario di Redipuglia per ricordare i 100.000 caduti e condannare la follia della guerra.
Il Fronte. Fino al 1918 lungo il fronte Tonale – Adamello che raggiunge nel suo punto più alto i 3550 m., correva il confine fra Italia e Austria (3) e su quelle montagne gli italiani hanno resistito agli assalti del nemico che voleva sfondare la linea difensiva e annullare l’avanzata difensiva oltre il Piave. Il fronte non cedette, ma le perdite furono ingentissime, per le morti in battaglia e per il gelo degli inverni quando la temperatura scendeva talvolta fino a cinquanta gradi sotto zero. Lì i soldati avevano formato una specie di cittadella, poi abbandonata, con gallerie, cunicoli e baracche e trincee dove potersi riparare dai colpi del terribile cannone nemico chiamato Giorgio e dai geli invernali. Più volte, anche dopo molti anni, attorno al rifugio Ai caduti dell’Adamello sono emersi dalle nevi e dal ghiaccio i teschi, le ossa e i poveri resti appartenenti a fantasmi senza nome, e allora è stato chiamato dalle guide di montagna il cappellano militare del IV Corpo d’Armata alpino per benedirli. Si sono celebrate le Messe a suffragio di quegli uomini sepolti in una bara di ghiaccio, destinati a rimanere ignoti, confortati unicamente dallo scenario imponente di quelle alte cime e dalla pietà di chi dedicava loro un gesto di preghiera e di gratitudine.
La Storia della famiglia. A quelle terre, spiega l’Autore, gli Zani sono sempre appartenuti, svolgendo attività legate alla montagna, per guadagnarsi da vivere.
Nel ’35 il nonno di Lino aveva costruito un bivacco, utilizzando il legname dei baraccamenti di guerra degli alpini, a quota m. 3168 vicino al passo di Salarno, costituito da un ricovero di legno coperto da lamiere catramate, con stufa e tavolati per 6/8 persone che vi potevano trovar ricovero. E suo padre, leggiamo, conduceva una vita simile a quella di tanti altri abitanti dei paesi di montagna e a quindici anni già portava a spalle, lungo il ghiacciaio dell’Adamello cibo, bevande, equipaggiamenti, fin sulla cima a tremila metri, su percorsi difficili e pericolosi, affrontando ogni giorno molte ore di cammino per giungere al rifugio.
Il battesimo della montagna. Uno dei primi ricordi di Lino è un’escursione fatta col padre e con i suoi amici nel 1961, all’età di 4 anni. Per superare un burrone è stato trascinato a forza di braccia legato con corda e moschettoni sopra una voragine di circa 50 metri che si apriva minacciosa sotto di lui. Quegli attimi di terrore e la sfida del pericolo fidandosi di chi lo accompagnava, sono stati il suo battesimo di piccolo montanaro.
Il Rifugio. Nel ’69 gli Zani hanno visto il coronamento di un loro vecchio sogno prendendo in gestione il rifugio Ai caduti dell’Adamello, che ribaltarono da cima a fondo, rinforzandolo, consolidandone le strutture, modernizzandolo con rivestimenti in legno, illuminazione, nuovi serramenti, acqua calda e fredda. Lì hanno trascorso la loro infanzia e giovinezza i quattro ragazzi Zani, due femmine e due maschi, sempre pronti questi ultimi a lanciarsi con gli sci lungo le discese più pericolose, a sfidare le pareti rocciose più impervie.
Ma il gioco preferito di Lino e Franco era quello di andare a caccia di bombe inesplose.
Le bombe nascoste e conficcate nel terreno circostante avevano sempre attratto la loro attenzione e, senza molto riguardo per ciò che avevano significato, venivano trasportate vicino al rifugio per fare degli scherzi. A notte fonda, il fragore degli ordigni fatti esplodere lacerava il silenzio circostante e gli ospiti terrorizzati si lanciavano fuori dalle loro stanze sulla neve con grandissimo divertimento dei due ragazzi e le sgridate del padre che individuava immediatamente i colpevoli.
Tutti gli inverni il rifugio rimaneva chiuso, e in primavera si riparavano i danni provocati dal gelo, veniva accesa la stufa di ghisa, arieggiati i locali interni e corteggiate le prime turiste, attratte dai due abbronzatissimi e affascinanti fratelli. E il ritorno sulle cime era un momento di grande festa per tutta la famiglia. Il padre si occupava della gestione del rifugio, la mamma e le sorelle delle stanze e della cucina, Lino e Franco facevano gli istruttori di sci.
Lino ha studiato da perito chimico e si è laureato in Scienze della comunicazione e insieme agli studi ha però sempre continuato a dedicarsi alla montagna conseguendo la qualifica di istruttore di sci alpino, professione che esercitava assieme con il fratello nei mesi estivi.
NOTE
NOTE
1) ERA SANTO, ERA UOMO Il volto privato di papa Wojtyla, scritto da Lino Zani con la collaborazione di Marilù Simoneschi, ed. Mondadori.
2)Il rifugio, di proprietà della sezione di Brescia del CAI, è stato inaugurato nel 2005 dopo una profonda ristrutturazione del vecchio edificio, il quale - inaugurato nel 1929 riadattando la casermetta "Giordana" - era ormai pericolante a causa dell'abbassamento del ghiacciaio. La ricostruzione è avvenuta grazie alla Fondazione Caduti dell'Adamello, di cui fanno parte la Provincia autonoma di Trento, la Provincia di Brescia il comprensorio della Valcamonica, Il Gruppo dell'Adamello è un massiccio montuoso delle Alpi Retiche meridionali situato tra le province di Brescia e Trento, la cui altitudine massima, raggiunta dalla vetta omonima, è di 3539 m.
3)Durante la prima guerra mondiale il gruppo dell'Adamello fu terreno di importanti operazioni belliche. Il confine tra Regno d'Italia (a ovest, Valcamonica, Lombardia) e l'Impero austro-ungarico (a est, valli Giudicarie e Rendena, Trentino), attraversava il gruppo passando da monte Fumo, cresta Croce, monte Mandrone, punta del Castellaccio, fino al passo del Tonale. Nella primavera del 1916 gli italiani erano attestati al rifugio Garibaldi e gli austriaci presidiavano la dorsale monte Fumo - Lobbia Alta e la dorsale Corno di Cavento - Crozzon di Folgorida, con importanti basi logistiche al rifugio Mandrone e al rifugio Carè Alto.Il 12 aprile 1916, al comando del colonnello Giordana[6], con il capitano Nino Calvi e il tenente Attilio Calvi, gli alpini conquistarono tutta la cresta monte Fumo - Lobbia Alta, tranne il monte Fumo stesso e il passo della Lobbia Alta, che furono occupati il 17 aprile. Nelle settimane seguenti, appoggiati anche dal cannone di artiglieria che nel frattempo era stato installato al passo del Venerocolo, gli alpini presero anche la dorsale Crozzon di Folgorida - passo di Cavent .