Loreto: notte di mendicanza

…Guardava, guardava; e gli cresceva in cuore una più che curiosità di saper cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa …
(Manzoni, I promessi sposi)
Autore:
Casati, Don Carlo
Fonte:
CulturaCattolica.it
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La notte del 1 giugno, camminando da Macerata a Loreto, è stata tutta una notte di preghiera intensa, di mendicanza.
La domanda era possibile, ragionevole perché eravamo davanti a una Presenza che ci accoglieva e che poteva ascoltarci. Non era la nostra una preghiera indirizzata a un mistero etereo, vago, astratto.
L’interrogativo di Leopardi, risuonato varie volte nel corso del pellegrinaggio, “E io che sono?” resta grido senza possibilità di risposta, se l’io non è accolto da un Altro. Già lo aveva affermato Socrate: “Devi vivere per un altro, se vuoi vivere per te stesso”.
Camminare verso la S. Casa di Loreto, verso quelle pietre che videro il Mistero di Dio farsi presenza umana, toccabile, era grande conforto. “Ogni passo ci avvicina al Mistero presente” diceva la voce di Mons. Vecerrica che arrivava limpida a tutta la lunga teoria di persone che per chilometri si snodava attraverso le colline marchigiane, ma, ed è l’esperienza più viva del pellegrinaggio, la certezza e la gioia più intensa era toccare con mano che il Figlio della Vergine era presente in quel popolo capace di sostenere i passi verso Loreto e verso le circostanze facili e difficile della nostra vita. Per avere l’acutezza di questo sguardo nello scorgere il Mistero presente nella compagnia della Chiesa è necessario rimanere in quell’atteggiamento di mendicanza che ci ha segnati in quella notte, uniti a quella compagnia guidata.
Grazie anche a nome di tanti milanesi giovani e adulti che hanno condiviso con me questa edizione del pellegrinaggio, già desiderosi di esserci l’anno venturo nel trentennale.