Ruolo svolto dai mass media nella crisi fra la Santa Sede e il mondo islamico
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Urge per le tv cattoliche la realizzazione di una banca mondiale dei programmi alla quale tutte le emittenti, appunto cattoliche, possano accedere gratuitamente.
Mons John Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali, ha presentato il "Congresso mondiale delle tv cattoliche" che si terrà a Madrid dal 10 al 13 ottobre. Il Congresso di Madrid potrà contare sulla partecipazione di 250 televisioni in rappresentanza di 48 Paesi e delle oltre 200' realtà televisive cattoliche nel mondo. Presenti anche emittenti di Hong Kong, Taiwan, Ciad, Senegal, Mali, Congo, Tanzania, Uganda, Libano, India e Russia. Diverse le caratteristiche anche per tipo di programmazione e risorse. Ci saranno tv promosse e sostenute da Conferenze episcopali come l'italiana Sat 2000, da diocesi, da movimenti e ordini religiosi, network satellitari; piccole tv locali, regionali, nazionali e persino globali come l'americana Eternal world television network. In sostanza la fotografia del panorama dell'emittenza cattolica mondiale. Comprese le agenzie d'informazione tv, siti come www.culturacattolica.it e i centri di produzione di ispirazione cattolica che forniscono programmi anche a tv pubbliche, commerciali o altra matrice culturale. I lavori di Madrid potranno essere seguiti sul sito www.congressomundialtv.com.
L'urgenza è stata sollecitata da un giornalista che ha chiesto a mons. Foley cosa pensasse del ruolo svolto dai mass media nella crisi fra la Santa Sede e il mondo, ruolo ormai al di sopra di Stati, Ambasciatori, Nunzi. Un articolo su il Giornale del 1 ottobre 2006 di Gianni Baget Bozzo, attraverso il quale vale la pena riflettere, ne argomenta ancora di più l'urgenza per il dialogo dei mezzi di comunicazione.
"La riunione di Castel Gandolfo - dice Baget Bozzo - non è bastata. La conferenza dei ministri degli esteri dei Paesi aderenti alla organizzazione della Conferenza islamica, ha dichiarato che occorrono le scuse formali del Pontefice. Essi hanno espresso "il loro profondo rammarico per le parole del Papa" e hanno manifestato "il loro timore che tale linguaggio possa scatenare una tensione tra il mondo islamico e il Vaticano, a svantaggio dell'interesse delle due parti". La pressione dell'Islam politico sugli Stati e sui governi si fa sentire. Nell'epoca della comunicazione globale, è possibile che una televisione come Al Jazeera possa far esistere come realtà mediante le immagini la comunità islamica totale dal Marocco all'Indonesia. L'umma creata dal Corano esiste come fatto politico reale grazie alla comunicazione diffusa del nostro tempo. Coloro che manifestano in Pakistan possono sapere che una analoga manifestazione avviene in India e in Egitto. La virtualità della rappresentazione - sottolinea giustamente Baget Bozzo - crea la percettibilità della comunione. L'unità del mondo islamico diviene un fatto politico. Oltre ai movimenti fondamentalisti che la interpretano. Ma è certo che l'esistenza dell'umma (comunità islamica mondiale) rende i fondamentalisti dominanti perché ciò che era utopia, l'unità reale della comunità islamica, diviene, grazie alla virtualità della televisione, una autocoscienza diffusa.
E gli islamici - ancora Baget Bozzo - sanno bene cosa chiedere: l'umiliazione del Papa di fronte alla grandezza dell'Islam, la formalizzazione della "dimmitudine", cioè il riconoscimento della subalternità del mondo cristiano e occidentale alla comunità musulmana, vista come la fonte suprema della legittimità. Siamo ben oltre il linguaggio del dialogo che suppone una parità morale delle parti".
Anche gli stati "moderati", costruiti sul modello della democrazia occidentale, suppongono la prevalenza dell'influsso occidentale democratico nella vita politica e sociale dei Paesi musulmani. Ecco perché dinnanzi alla comunità islamica in televisione, il peso delle altre televisioni occidentali, degli Stati, degli Ambasciatori, dei Nunzi appare piccolo. "L'identità - osserva Baget Bozzo - del popolo musulmano è data dal Corano e dalla tradizione islamica, gli Stati non hanno valore perché essi sono un portato del colonialismo dell'Occidente. L'umma islamica non concepisce differenze nazionali. Gli Stati quindi, che pure rappresentano in principio una differenza omologa al concetto occidentale di nazione, non hanno il potere di contrastare la grande spinta che viene dalla comunità islamica totale oltre ogni confine di Stato".
Non ritengo pessimistica questa argomentazione di Baget Bozzo sentendo che "per legittimarsi - è ancora lui a riportarlo - i ministri degli Esteri presentano al Santo padre la richiesta dell'umiliazione pubblica di fronte all'umma islamica. Certamente il Papa non andrà oltre il discorso di Castel Gandolfo. Benedetto ha assunto il compito di impedire che la sharia islamica (l'interpretazione di imporre la fede con la ragione della forza anziché con la forza della ragione e nella libertà) si imponga all'Occidente e che le manifestazioni di massa del venerdì musulmano divengano un evento dinnanzi a cui l'Occidente si deve giustificare. Se la minaccia di una televisione e le proteste delle moschee diventano una limitazione al diritto di parola in Occidente, ciò significa che l'Occidente ha abbandonato il valore della libertà e della ragione come suoi principi costitutivi. (…) Quanto conti già oggi la sharia appare nel fatto che l'Opera di Berlino ha annullato la rappresentazione di Mozart in cui Maometto era presentato in forma negativa. Il governo tedesco ha disapprovato la decisione dell'Opera di ritirare Idomeneo di Mozart dalle scene, comprendendo quello che il ritiro significava: la soggezione all'umma islamica". Ma anche le televisioni italiane documentano tutte, in questi giorni, questa soggezione e non solo le televisioni ma anche cattolici che criticano il Papa.
Quanto sono vere le argomentazioni di Benedetto XVI a Regensburg: "La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia… Per convincere un'anima ragionevole non è necessario disporre né del proprio braccio, né di strumenti per colpire o di qualunque altro mezzo con cui si possa minacciare una persona di morte... La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, è soltanto un pensiero greco o vale sempre per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio fondamento della Bibbia". Ecco perché nella cattedrale di Monaco si è rivolto agli insegnanti di religione e agli educatori: "Vi prego di cuore di tener presente nella scuola la ricerca di Dio, di quel Dio che in Gesù Cristo si è reso a noi visibile. So che nel nostro mondo pluralista è difficile avviare nella scuola il discorso sulla fede. Ma non è affatto sufficiente, che i bambini e i giovani acquistino nella scuola soltanto delle conoscenze e delle abilità tecniche, e non i criteri che alle conoscenze e alle abilità danno orientamento e un senso. Stimolate gli alunni a porre domande non solo su questo e su quello - cosa buona anche questa -, ma a chiedere soprattutto sul "dove va" e sul "verso dove" della nostra vita. Aiutateli a rendersi conto che tutte le risposte che non giungono a Dio sono troppo corte", e non a un dio qualsiasi, ma al Dio dal volto umano, ragionevole, amore, in Gesù Cristo.
Credo che anche non credenti ma che hanno a cuore, però, la ricerca della verità, del senso di ogni vita nella libertà, valore fondante dell'Occidente nato dalla Cristianità, non possano essere chiusi alle radici cristiane dell'Europa che sono, per chi non ha chiusure ideologiche, di una attualità enorme.
Baget Bozzo conclude testimoniando la sua fede nella presenza di Cristo risorto, Figlio del Dio vivente, nella sua Chiesa: "La Chiesa cattolica reggerà la sfida perché essa conosce che la cristianità è ancora presente in una società del disincanto e della secolarizzazione".
Certo occorre anche lo strumento televisivo mondiale, ma occorre che avvengano manifestazioni come il Meeting di Rimini dove la fede si rivela pubblicamente cultura e quindi utilizzabile in televisione, occorre che i cattolici, come si aspettano i vescovi del Triveneto dal prossimo Convegno Ecclesiale di Verona, offrano il materiale adeguato alla televisione rendendo possibile la formazione di "cristiani che ritrovino il coraggio dell'incontro e del confronto, che siano in grado di accompagnare le complesse vicende umane del nostro tempo con la luce del Vangelo attualizzato e vissuto in forme incisive e significative (…) credenti che nell'esistenza quotidiana e nel tessuto sociale sappiano manifestare il di "di più" di libertà e di vita che una fede vissuta può offrire alle persone e alla comunità degli uomini (…)Non hanno senso un'esperienza cristiana vissuta come fatto privato e comunità cristiane ripiegate su se stesse in atteggiamenti difensivi o consolatori: sarebbero sale non più in grado di dar sapore", mentre è possibile, come ha dichiarato mons. Foley, che il discorso del Papa a Ratisbona si trasformi in un'"opportunità per la Chiesa" e "un fatto provvidenziale" per il futuro del mondo.