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La vera minaccia all'identità

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Le parole del Papa contro la violenza sono indirizzate non alla religione, ma a chi trasforma l'Islam in ideologia estremista...
Così ha detto Benedetto XVI all'Angelus di domenica 17 settembre 2006: "In questo momento desidero solo aggiungere che sono vivamente rammaricato per le reazioni suscitate da un breve passo del mio discorso nell'Università di Regensburg, ritenuto offensivo per la sensibilità dei credenti musulmani, mentre si trattava di una citazione di un testo medioevale, che non esprime in nessun modo il mio pensiero personale. Ieri il Signor Cardinale Segretario di Stato ha reso pubblica, a questo proposito, una dichiarazione in cui ha spiegato l'autentico senso delle mie parole. Spero che questo valga a placare gli animi e a chiarire il vero significato del mio discorso, il quale nella sua totalità era ed è un invito al dialogo franco e sincero, con grande rispetto reciproco".

"La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l'utilità a supremo criterio per i futuri successi della ricerca".
La dichiarazione del 15 settembre 2006 di Juliàn Carròn, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, sintetizza contenuti e preoccupazioni che sta vivendo in questo momento il mondo cattolico in merito alle accuse verso Benedetto XVI:
"1) Il Papa non voleva affatto offendere i credenti islamici, ma richiamare tutti a un uso corretto della ragione;
2) il Papa ha chiara consapevolezza di alcuni aspetti estremi delle vicende dell'Islam, che sono verità della storia
davanti agli occhi di tutti;
3) c'è una intolleranza nei confronti della critica pacifica che è intollerabile, sia per quanto riguarda le posizioni
preconcette di certi esponenti islamici sia per quanto riguarda l'indifferenza e la superficialità di molti commentatori occidentali".
Riguardo al primo punto significativa è la dichiarazione del capo della comunità musulmana in Germania, Aiman Mazyek, un testimone che ha ascoltato direttamente la "lezione dottorale" e che non scorge attacchi perché le parole del Papa contro la violenza sono indirizzate non alla religione, ma a chi trasforma l'Islam in ideologia estremista. "Sono piuttosto un'incitazione a esercitare con più forza l'autocritica nelle nostre comunità", e a "mettere più apertamente in discussione il nichilismo infiltratosi (anche) nell'Islam" (Suddeutsche Zeitung, 14-9-006). Si tratta di maturare un atteggiamento critico come ha fatto il mondo cattolico durante l'Anno santo nel chiedere perdono di fatti storici in cui si è voluto ideologicamente imporre la fede senza passare attraverso la ragione e il rischio della libertà cioè dell'amore.
In rapporto al secondo punto della dichiarazione di Carròn, l'Islam ha pure incontrato l'eredità greca e con essa un dialogo fecondo con la fede cattolica ai tempi di san Tommaso, un patrimonio da non disperdere per la sua attualità. Altrettanto l'ebraismo per cui le religioni che procedono da Abramo hanno trovato in sé una via per sfuggire al fondamentalismo e al laicismo per una "sana laicità" fra queste e tutte le religioni, come pure in rapporto a non credenti.
Il Papa ha ricordato, e non poteva non farlo in una "lezione dottorale" che analizza tutti i fatti storici, che l'Islam nel XIII secolo ha ampiamente abbandonato questa eredità greca. Ma anche in Occidente, con tre tipi successivi di de-ellenizzazione a cominciare dal fondamentalismo protestante ha puntato a separare il cristianesimo dalla prima inculturazione con la filosofia greca nell'Antico e nel Nuovo testamento cioè a proporre la "sola fede" separata dalla ragione con un conseguente illuminismo tipico di una ragione non solo separata dalla fede, ma addirittura con Kant senza il fondamento razionale di una metafisica divina, generando il laicismo e l'attuale nichilismo.
Tutte e tre le religioni, che riconoscono le loro radici in Abramo, sono percorse da "guerre civili" nelle quali si contrappone fondamentalismo, laicismo anziché quella "sana laicità" cui punta il mondo cattolico con Benedetto XVI e di cui, tutte le religioni, le fedi, addirittura tutto il mondo oggi ha urgente bisogno anche a livello sociale, economico e politico. Ed è questa, nell'attuale dramma della frattura fra Vangelo e cultura, la priorità pastorale e sociale della Chiesa cattolica.
Riguardo al terzo punto, sempre della dichiarazione di Carròn, preoccupazione principale del Pontefice non è stato l'Islam, cui ha dedicato un decimo del suo intervento, ma l'Occidente, una preoccupazione espressa da cardinale nel suo ultimo grande discorso alla vigilia di entrare in Conclave e fatto proprio dai Cardinali che lo hanno eletto. E tutto il viaggio pastorale in Baviera, e in modo non usuale per lui nell'omelia a Monaco:i popoli dell'Asia e dell'Africa, Islam compreso "si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da insegnare anche alle loro culture. La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma invece nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed elevano l'utilità a supremo criterio per i futuri successi della ricerca". Il laicismo di molti commentatori occidentali, anziché riportare questo giudizio culturalmente di una forza non comune, da enciclica, hanno deformato l'intervento indirizzandolo ad un attacco alla fede cattolica, a chi la esprime con la massima autorità cioè al Papa, per sviare l'attenzione al vero nemico non solo dell'Islam ma di tutte le fedi nel tentativo materialista, nichilista, di imporre l'utilità a supremo criterio per i futuri successi della ricerca.
E proprio per sviluppare culturalmente una "sana laicità", un tempo messa in pericolo dal marxismo-leninismo, oggi dall'ultraliberalismo agnostico che sta egemonizzando i poteri economici, Benedetto XVI ha voluto abbinare il dialogo con le religioni nel Pontificio consiglio per il Dialogo e la Cultura. Il suo presidente, il card. Poupard, sulla Stampa del 17 settembre 2006, osserva: "E' tutto un paradosso profondo: questo discorso, in cui il termine logos-ragione ritorna sempre, ha suscitato reazioni fuori della ragione... Il Santo padre vuole il dialogo, e quando ha unito nella mia persona i due consigli, per la Cultura e il Dialogo, non voleva indebolire, ma rafforzare il dialogo. Perché il dialogo interreligioso si fa sempre sul terreno culturale. E il Pontefice ha un grande rispetto per l'Islam".

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