La ragione del Papa
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L’inaudita violenza con cui alcuni settori dell’Islam hanno reagito al discorso del Papa a Ratisbona è sconcertante, anche perché una lettura minimamente onesta ed integrale del testo di Benedetto XVI non solo evidenzia un profondo rispetto per le religioni ma mostra semmai la preoccupazione di non usare Dio per interessi non religiosi. Il Papa ha già chiarito le sue intenzioni nell’Angelus di domenica e sarebbe oltre modo pericoloso che l’Islam procedesse in una guerra ideologica, approfittando anche del sostanziale silenzio connivente dell’Occidente, che mette in luce l’irresponsabilità di chi non si accorge che a partire dall’attacco al Papa si stanno minando le basi stesse della nostra cultura e della nostra civiltà.
Ma quali sono la colpa o l’errore imputabili al Papa? Solamente di aver parlato apertamente di Dio e dell’uomo e della loro connessione secondo la forza della ragione. Se noi leggiamo il discorso di Ratisbona (che non è certo solo una dotta lezione universitaria) intrecciandolo con l’omelia pronunciata nella piazza di Monaco, ci rendiamo conto di quale sia veramente la posta in gioco. Anzitutto il Papa osserva che l’uomo di oggi è divenuto, per il suo cinismo, sordo al richiamo di Dio nell’esistenza con la conseguenza che “viene circoscritto in modo drastico e pericoloso il raggio del nostro rapporto con la realtà”. Questa riduzione dell’orizzonte della vita è dovuto proprio alla dimenticanza della presenza di Dio, da cui scaturisce la tentazione di abusare della religione per scopi che con essa non hanno nulla a che vedere. E’ a questo punto che si comprende la forza della dotta e contestata citazione dell’imperatore Manuele II Paleologo, che dice: “La violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell’anima”, ad indicare quanto sia contraddittoria l’idea stessa di guerra santa, giungendo a concludere con l’affermazione decisiva (che è il cuore della retta comprensione del discorso di Ratzinger) “non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”; da cui la conclusione che chi non agisce secondo ragione è contro Dio, perché Dio non può essere strattonato da una parte e dall’altra né dal fanatismo, né dalla superstizione, tanto meno da interessi politici o economici, pena la rinuncia ad essere Dio per trasformarsi in idolo. E in questa difesa della Verità di Dio non si può certo ravvisare un’offesa all’Islam, a meno che l’Islamismo pretenda un ossequio a Dio che elimini la ragione eliminando contemporaneamente anche l’uomo (come attestano le intolleranze delle guerre di religione di certi ambienti che non sono integralisti, ma solo violenti e preposti a suscitare l’odio).
Il Papa non ha offeso nessuno; ha solo colto il punto più oscuro di questi nostri tempi, che è la negazione della Ragione come apertura alla Verità. Ma stupisce che quasi nessuno dell’intellighentia occidentale (forse ci sarebbe voluta la Fallaci!) abbia levato la sua voce per protestare contro chi vuole la morte della ragione. Questi giorni hanno messo in luce il paradosso che, se si è disposti a fare la guerra per interessi economici, non si è disposti nemmeno ad esecrare la violenza degli attacchi al Pontefice dalle colonne dei giornali, preferendo richiamarsi ad una laicità che coincide con la rinuncia alla razionalità. Ma la colpa dell’Occidente, che lo rende così fragile agli occhi del terrorismo islamico, è proprio questa rinuncia al Logos per accodarsi all’indifferenza di chi nega Dio pensando di essere più libero ed intelligente dei credenti. Ma Ratzinger ha parlato chiaro: la condizione per superare la violenza tra gli uomini è il recupero del “timore di Dio”, che non è certo la paura dell’Onnipotente ma la scelta di uscire dalla sordità che impedisce di ascoltarLo.