La lettera enciclica “Aeterni Patris”: approfondimento
L’errata filosofia, oltre che corrompere la società, può anche creare le pericolose premesse per deviare dalla Vera Fede rivelata, distogliendo così gli esseri umani dalla retta via che conduce a Dio e introducendo false piste che portano invece a confusione, smarrimento e perdizione- Autore:
- Fonte:

La lettera enciclica “Aeterni Patris”, scritta da Papa Leone XIII nel 1879, rappresenta il documento papale che fornisce la bussola teorica e il fondamento filosofico-razionale dell’intero corpus leonino.
L’importanza dell’enciclica è data dal fatto che essa si pone come la chiave di lettura per comprendere in profondità il pontificato di Papa Pecci e le sue opere, oltre al fatto che la stessa intende ricordare al popolo cattolico quali sono i veri fondamenti della filosofia cristiana e della teologia, i quali sono stati insidiati in epoca moderna da nuove speculazioni del pensiero che hanno introdotto in seno alla società (e anche nella Chiesa) idee rivelatesi nocive e devianti.
Con la “Aeterni Patris” Leone XIII voleva, infatti, ribadire come la Dottrina Sociale della Chiesa sia fondata sulla buona filosofia, in particolare quella tomista di San Tommaso d’Aquino.
L’enciclica si apre con una chiara affermazione di dipendenza dalla filosofia per quanto riguarda la trasmissione e diffusione della Verità Evangelica: Nostro Signore Gesù Cristo ha infatti lasciato alla Chiesa da lui stesso fondata la missione di essere maestra universale di tutti i popoli.
“Il Figlio Unigenito dell’Eterno Padre, che apparve in terra a portare salute e luce di divina sapienza al genere umano, recò al mondo un beneficio grande e stupendo quando, sul punto di risalire al cielo, ordinò agli Apostoli che “andando ammaestrassero tutte le genti” (Mt 28,19), e lasciò la Chiesa, da Lui stesso fondata, maestra universale e suprema dei popoli. Infatti gli uomini, che furono salvi in forza della verità, attraverso la verità si dovevano conservare; né sarebbero durati a lungo i frutti delle dottrine celesti, donde derivò all’uomo la salute, se Cristo Signore non avesse stabilito un indefettibile magistero per erudire le menti nella fede.”
In forza di questo mandato la Chiesa ha così anche il compito di combattere e confutare gli errori sia per il fatto che un errore è essenzialmente contrario alla Verità che è Cristo sia perché dagli errori può nascere una cattiva filosofia la quale tende a corrompere le coscienze dei singoli.
“La Chiesa poi, confortata dalle promesse ed ispirandosi alla carità del suo divino Autore, rispose così fedelmente al mandato, che questo sempre ebbe in mira, questo volle soprattutto: ammaestrare nella religione e combattere senza tregua l’errore. Qua si rapportano le vigili fatiche dei singoli Vescovi, qua le leggi e i decreti dei Concili, e soprattutto la quotidiana sollecitudine dei Romani Pontefici, i quali, come successori del Beato Pietro Principe degli Apostoli nel primato, hanno il diritto ed il dovere di ammaestrare i fratelli e di consolidarli nella fede.”
Se la Chiesa non adempie a tale incarico, l’errata filosofia, oltre che corrompere la società, può anche creare le pericolose premesse per deviare dalla Vera Fede rivelata, distogliendo così gli esseri umani dalla retta via che conduce a Dio e introducendo false piste che portano invece a confusione, smarrimento e perdizione.
“E poiché, come ammonisce l’Apostolo, è facile che “tramite la filosofia e la vana fallacia” (Col 2,18) le menti dei fedeli siano tratte in inganno e che si corrompa in essi la purezza della fede, perciò i Pastori supremi della Chiesa ritennero sempre loro dovere far progredire con tutti i mezzi anche la vera scienza, e nel tempo stesso provvedere con particolare vigilanza che secondo la norma della fede cattolica fossero dovunque insegnate tutte le umane discipline, ma specialmente la filosofia, da cui dipende in gran parte la diretta ragione di tutte le altre scienze.”
La filosofia per essere “buona” deve corrispondere alla Fede, altrimenti devia e diventa una filosofia solamente umana e divisiva perché si frammenta in una miriade di correnti polemiche, tutte autoreferenziali.
“Noi pure, fra le altre cose, abbiamo brevemente segnalato ciò, Venerabili Fratelli, quando a Voi tutti rivolgemmo la parola con la prima Lettera enciclica; ma ora l’importanza della materia e la condizione dei tempi Ci spingono a trattare nuovamente con Voi del modo di condurre gli studi di filosofia: esso deve corrispondere convenientemente al bene della fede ed alla stessa dignità delle scienze umane.”
Secondo Leone XIII, dunque, la causa di tutti i mali che affliggevano la sua epoca (e che hanno in realtà accompagnato i destini umani anche per tutto il Novecento fino alle odierne conseguenze più gravi ed estreme) è scaturita dalle errate dottrine filosofiche elaborate dai filosofi a partire dal XVI secolo.
Per il Papa le ideologie moderne come l’Illuminismo, il Liberalismo o il Socialismo sono il frutto di errori nati in certe scuole di filosofia, i quali si sono poi diffusi nella popolazione. L’epoca moderna è infatti connotata da una frattura filosofica che a partire dal Cinquecento ha via via condotto a conseguenze politiche, giuridiche, sociali ed economiche.
Partendo dal presupposto che un errore genera altri errori, nel XIX secolo non vi era più una filosofia che guardava alla Verità oggettiva e unitaria (mancava quindi una filosofia “scientifica” basata su un sapere certo) bensì erano in auge correnti filosofiche contrastanti fatte di opinioni meramente speculative.
“Se qualcuno medita sull’acerbità dei nostri tempi e comprende bene la ragione di ciò che in pubblico e in privato si va operando, scoprirà certamente che la vera causa dei mali che ci affliggono e di quelli che ci sovrastano è riposta nelle prave dottrine, che intorno alle cose divine ed umane uscirono dapprima dalle scuole dei filosofi, e si insinuarono poi in tutti gli ordini della società, accolte con il generale consenso di moltissimi. Infatti, essendo insito da natura nell’uomo che egli nell’operare segua la ragione, se l’intelletto pecca in qualche cosa, facilmente fallisce anche la volontà; così accade che le erronee opinioni, le quali hanno sede nell’intelletto, influiscano nelle azioni umane e le pervertano. Al contrario, se la mente degli uomini sarà sana e poggerà sopra solidi e veri principi, allora frutterà sicuramente larga copia di benefici a vantaggio pubblico e privato.”
Papa Leone XIII, con grandissima lucidità intellettuale e lungimiranza, vedeva questo pericolo incombente anche sui filosofi e teologi cattolici, sia membri del clero sia laici, perché le correnti di pensiero moderne avevano la potenziale capacità di essere assimilate anche dentro la Chiesa, con il rischio (avveratosi!) che si potessero formare teologi, ad esempio kantiani, marxisti o hegeliani, la cui forma mentis era storpiata o deviata rispetto alla Verità e al Logos cristiano.
“Allora, in luogo dell’antica dottrina subentrò qua e là una nuova scuola filosofica, dalla quale non si colsero quei frutti preziosi e salutari che la Chiesa e la stessa società civile avrebbero preferibilmente desiderato. Infatti agli sforzi nei Novatori del secolo XVI piacque filosofare senza il menomo riguardo alla fede, avendo chiesto ed essendosi data scambievolmente la facoltà di escogitare tutto ciò che piacesse e fosse gradito. Quindi, com’era ben naturale, le varie maniere di filosofare si moltiplicarono più del dovuto, e sorsero teorie diverse e fra sé contrastanti, anche intorno a quelle cose che sono fondamentali nelle cognizioni umane. Dalla molteplicità delle opinioni si passò assai spesso alle incertezze e ai dubbi: dal dubbio, poi, quanto sia facile all’uomo precipitare nell’errore, non v’è chi non lo veda. E poiché gli uomini si lasciano trascinare dall’esempio, anche le menti dei filosofi cattolici sembrarono invase dall’amore della novità: ond’è che, trascurato il patrimonio dell’antica sapienza, preferirono tentare cose nuove piuttosto che aumentare e perfezionare le antiche con le nuove, e questo certamente con poco saggio consiglio e non senza detrimento delle scienze. Infatti questa molteplice forma di dottrina, appoggiandosi sull’autorità e sull’arbitrio dei singoli maestri, ha un fondamento malfermo, e per tale motivo non costituisce una filosofia certa, stabile e robusta come l’antica, ma vacillante e leggera. La quale, se per caso le accada di sentirsi qualche volta poco idonea a sostenere l’impeto dei nemici, dovrà riconoscerne in se stessa la causa e la colpa.”
La buona e sana filosofia viene di conseguenza individuata nella Scolastica, ossia la filosofia e teologia cristiana insegnata nelle scuole monastiche, vescovili o palatine per buona parte del Medioevo fino al XIV secolo d.C., quando l’Umanesimo iniziò a prendere piede nel sistema culturale ed educativo europeo.
Questa filosofia approfondiva e perfezionava la Patristica, la quale a sua volta aveva mirabilmente integrato la teologia cristiana con la filosofia greco-romana e in particolare con il pensiero platonico-aristotelico.
“Per contro, i primi Padri e Dottori della Chiesa, i quali avevano ben compreso che per divino consiglio il vero restauratore anche della scienza umana è Cristo, il quale è virtù e sapienza di Dio (1Cor 1,24), e “nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza” (Col 2,3), si diedero a studiare profondamente i libri degli antichi filosofi ed a paragonare le loro tesi con le dottrine rivelate, e, sceverandole prudentemente, accettarono quelle che erano dette secondo verità e pensate saggiamente, correggendo o rifiutando tutte le altre.”
Dentro alla Scolastica, Leone XIII poneva un particolare accento sulla Scuola domenicana di San Tommaso d’Aquino e sulla Scuola francescana di San Bonaventura da Bagnoregio.
“Poscia i Dottori del medio evo, che vanno sotto il nome di Scolastici, intrapresero un’opera di grande rilievo, vale a dire raccogliere con diligenza la feconda ed ubertosa messe di dottrina sparsa nei moltissimi volumi dei Santi Padri e, dopo averla raccolta, riporla come in un sol luogo, ad uso e vantaggio dei posteri. Ma quali siano l’origine, l’indole e l’eccellenza della Scolastica, vogliamo, Venerabili Fratelli, qui dichiararlo più diffusamente con le parole del sapientissimo Nostro Predecessore Sisto V: “Per dono divino di Colui il quale, solo, dà lo spirito della scienza e della sapienza, e il quale nel corso dei secoli ricolma di nuovi benefici la sua Chiesa secondo il bisogno, e la munisce di nuovi presidi, fu trovata dai nostri maggiori, savissimi uomini, la Teologia scolastica, che in modo particolare i due gloriosi Dottori l’angelico San Tommaso ed il serafico San Bonaventura, professori chiarissimi di questa facoltà... coltivarono ed illustrarono con eccellente ingegno, con assiduo studio, con grandi fatiche e con lunghe veglie e la lasciarono ai posteri ottimamente ordinata ed in molti e chiarissimi modi esplicata. Per certo la cognizione e l’esercizio di una scienza così salutare, che deriva dalle abbondantissime fonti delle divine Lettere, dei Sommi Pontefici, dei Santi Padri e dei Concili, poterono senza dubbio apportare sempre alla Chiesa grandissimo aiuto, sia per intendere ed interpretare, secondo il loro vero e schietto senso, le stesse Scritture, sia per leggere e spiegare con maggiore sicurezza e con maggiore utilità i Padri; sia per scoprire e confutare i vari errori e le eresie.”
La necessità che Leone XIII esprimeva era quindi quella di tornare a quando le cose erano “sane” ossia quando la Scolastica medievale era il paradigma di riferimento della teologia e della filosofia.
“In questi ultimi tempi, in cui sono giunti quei giorni pericolosi descritti dall’Apostolo, ed uomini blasfemi, superbi e seduttori procedono di male in peggio, errando essi stessi e traendo gli altri nell’errore, essa certamente è oltremodo necessaria per confermare i dogmi della fede cattolica e per ribattere le eresie” . Tali parole, benché sembrino riferirsi soltanto alla Teologia scolastica, nondimeno vanno chiaramente intese come dette anche per la Filosofia e per le sue doti. Giacché quelle chiare doti che rendono la Teologia scolastica tanto terribile per i nemici della verità “vale a dire, come aggiunge lo stesso Pontefice, quella concatenazione delle cose e delle loro cause tra sé, quell’ordine e quella disposizione come di soldati schierati a battaglia, quelle limpide definizioni e distinzioni, quella sodezza di argomenti e quelle sottilissime dispute per le quali la luce è separata dalle tenebre e il vero dal falso, e le menzogne degli eretici, avviluppate da molti inganni ed intrighi, come se fosse loro strappata di dosso la veste, sono rese manifeste e messe a nudo” , codeste preclare e mirabili doti, diciamo, si debbono attribuire al retto uso di quella filosofia, della quale i maestri scolastici si avvalsero assai frequentemente di proposito e con savio intendimento anche nelle dispute di Teologia. Oltre a ciò, essendo una singolarità tutta propria dei Teologi scolastici l’avere congiunto tra loro con strettissimo nodo la scienza umana e la divina, di certo la Teologia, in cui essi furono eccellenti, non si sarebbe acquistata nell’opinione degli uomini tanto onore e tanta lode, se avessero usato una filosofia monca, imperfetta o leggera.”
Secondo il pensiero del Romano Pontefice, la Scolastica rispecchiava la buona filosofia perché seguiva la Verità, era oggettiva ed unitaria perché, anche se composta dalla Scuola domenicana e da quella francescana, era integralmente rivolta al Mistero della Divina Trinità coniugando la Fede con la Ragione, senza separarle.
Papa Leone XIII indicava in particolare la scuola domenicana di San Tommaso d’Aquino come punto di riferimento filosofico e teologico per alcuni importanti motivi.
“Per la verità, sopra tutti i Dottori Scolastici, emerge come duce e maestro San Tommaso d’Aquino, il quale, come avverte il cardinale Gaetano, “perché tenne in somma venerazione gli antichi sacri dottori, per questo ebbe in sorte, in certo qual modo, l’intelligenza di tutti” . Le loro dottrine, come membra dello stesso corpo sparse qua e là, raccolse Tommaso e ne compose un tutto; le dispose con ordine meraviglioso, e le accrebbe con grandi aggiunte, così da meritare di essere stimato singolare presidio ed onore della Chiesa Cattolica. Egli, d’ingegno docile ed acuto, di memoria facile e tenace, di vita integerrima, amante unicamente della verità, ricchissimo della divina e della umana scienza a guisa di sole riscaldò il mondo con il calore delle sue virtù, e lo riempì dello splendore della sua dottrina. Non esiste settore della filosofia che egli non abbia acutamente e solidamente trattato, perché egli disputò delle leggi della dialettica, di Dio e delle sostanze incorporee, dell’uomo e delle altre cose sensibili, degli atti umani e dei loro principi, in modo che in lui non rimane da desiderare né una copiosa messe di questioni, né un conveniente ordinamento di parti, né un metodo eccellente di procedere, né una fermezza di principi o una forza di argomenti, né una limpidezza o proprietà del dire, né facilità di spiegare qualunque più astrusa materia.A questo si aggiunge ancora che l’angelico Dottore speculò le conclusioni filosofiche nelle intime ragioni delle cose e nei principi universalissimi, che nel loro seno racchiudono i semi di verità pressoché infinite, e che a tempo opportuno sarebbero poi stati fatti germogliare con abbondantissimo frutto dai successivi maestri.
Avendo adoperato tale modo di filosofare anche nel confutare gli errori, egli ottenne così di avere debellato da solo tutti gli errori dei tempi passati e di avere fornito potentissime armi per mettere in rotta coloro che con perpetuo avvicendarsi sarebbero sorti dopo di lui. Inoltre egli distinse accuratamente, come si conviene, la ragione dalla fede; ma stringendo l’una e l’altra in amichevole consorzio, di ambedue conservò interi i diritti, e intatta la dignità, in modo che la ragione, portata al sommo della sua grandezza sulle ali di San Tommaso, quasi dispera di salire più alto; e la fede difficilmente può ripromettersi dalla ragione aiuti maggiori e più potenti di quelli che ormai ha ottenuto grazie a San Tommaso.”
Le opere di San Tommaso erano del resto studiate nei principali ordini religiosi cattolici come quelli domenicani, gesuiti e benedettini.
“Per queste ragioni, specialmente nelle passate età, uomini dottissimi e celebratissimi per dottrina teologica e filosofica, ricercati con somma cura gl’immortali volumi di Tommaso, si diedero tutti all’angelica sapienza di lui, non tanto per averne ornamento e cultura, quanto per esserne sostanzialmente nutriti. È cosa nota che quasi tutti i fondatori e i legislatori degli Ordini religiosi hanno ingiunto ai loro seguaci di studiare le dottrine di San Tommaso, e di attenersi ad esse con la maggiore fedeltà, provvedendo che a nessuno sia lecito impunemente dipartirsi anche di poco dalle orme di tanto Dottore. Per non dire dell’Ordine domenicano, il quale come per suo proprio diritto si onora di questo sommo maestro, sono tenuti da tale legge anche i Benedettini, i Carmelitani, gli Agostiniani, la Compagnia di Gesù e parecchi altri, come attestano i loro specifici statuti.”
Anche le principali università, scuole e accademie cristiane, come quelle presenti a Parigi, Bologna, Salamanca, Coimbra, Napoli e Roma, avevano come punto di riferimento la Scuola domenicana e i loro studenti si cimentavano con i lavori di San Tommaso.
“E qui con grande diletto il pensiero corre a quelle celebratissime Accademie e Scuole che un tempo fiorirono in Europa, quelle, cioè, di Parigi, di Salamanca, di Alcalà, di Douai, di Tolosa, di Lovanio, di Padova, di Bologna, di Napoli, di Coimbra, e moltissime altre. Nessuno ignora che il nome di tali Accademie è venuto crescendo in qualche modo con il tempo, e che negli affari di maggior momento i loro responsi ebbero presso tutti grandissimo peso. Ora non è men certo che in quelle grandi sedi dell’umano sapere, Tommaso aveva un posto come il principe nel proprio regno, e che gli animi di tutti, vuoi maestri, vuoi discepoli, si ritrovavano pienamente , con meraviglioso accordo, nel magistero e nell’autorità del solo Aquinate.”
Gli stessi predecessori di Papa Pecci avevano molte volte esaltato la sapienza di San Tommaso esaltandolo come maestro di filosofia e teologia.
“Ma, quel che più conta, i Romani Pontefici Nostri Predecessori esaltarono con singolari manifestazioni di lodi e con amplissime testimonianze la sapienza di Tommaso d’Aquino. Infatti Clemente VI , Nicolò V , Benedetto XIII ed altri attestano che tutta la Chiesa viene illustrata dalle sue meravigliose dottrine; San Pio V poi confessa che mercé la stessa dottrina le eresie, vinte e confuse, si disperdono come nebbia, e che tutto il mondo si salva ogni giorno per merito suo dalla peste degli errori. Altri, con Clemente XII , affermano che dagli scritti di lui sono pervenuti a tutta la Chiesa copiosissimi beni, e che a lui è dovuto quello stesso onore che si rende ai sommi Dottori della Chiesa Gregorio, Ambrogio, Agostino e Girolamo. Altri, infine, non dubitarono di proporlo alle Accademie e ai grandi Licei quale esempio e maestro da seguire a piè sicuro. A conferma di questo Ci sembrano degnissime di essere ricordate le seguenti parole del Beato Urbano V all’Accademia di Tolosa: “Vogliamo, e in forza delle presenti vi imponiamo, che seguiate la dottrina del Beato Tommaso come veridica e cattolica, e che vi studiate con tutte le forze di ampliarla” . Successivamente Innocenzo XII , nella Università di Lovanio, e Benedetto XIV , nel Collegio Dionisiano presso Granata, rinnovarono l’esempio di Urbano. Ma a questi giudizi dei Sommi Pontefici su Tommaso d’Aquino mette come una corona la testimonianza d’Innocenzo VI: “La dottrina di questo (di Tommaso) possiede sopra tutte le altre, eccettuata la canonica, la proprietà delle parole, la forma del dire, la verità delle sentenze; così che non è mai capitato che abbiano deviato dalla verità quelli che l’hanno professata, e sempre sono stati sospetti circa la verità quelli che l’hanno impugnata”.”
I maggiori Concili ecumenici, dal Medioevo in avanti, avevano inoltre sempre fatto riferimento al pensiero dell’Aquinate, come nel caso del Concilio di Trento.
“Gli stessi Concili Ecumenici, nei quali risplende il fiore della sapienza raccoltovi da tutto l’universo, si adoperarono per onorare in modo singolare Tommaso d’Aquino. Nei Concili di Lione, di Vienna, di Firenze e del Vaticano si direbbe che Tommaso abbia assistito e quasi presieduto alle deliberazioni ed ai decreti dei Padri, combattendo con invincibile valore e con lietissimo successo contro gli errori dei Greci, degli eretici e dei razionalisti. Ma somma lode e tutta propria di Tommaso, concessa a nessun altro dottore cattolico, è che i Padri del Concilio Tridentino hanno voluto che nel mezzo dell’aula delle adunanze, insieme con i codici della Sacra Scrittura e con i decreti dei Romani Pontefici, stesse aperta, sull’altare, anche la Somma di Tommaso d’Aquino per derivarne consigli, ragioni e sentenze.Infine parve riservata ad un uomo così incomparabile anche la palma di strappare di bocca agli stessi nemici del nome cattolico ossequi, elogi ed ammirazione. Infatti, è cosa nota che fra i capi delle fazioni eretiche non mancarono coloro che confessarono pubblicamente che, tolta una volta di mezzo la dottrina di Tommaso d’Aquino, “essi potrebbero facilmente affrontare tutti i dottori cattolici, vincerli, ed annientare la Chiesa”. Vana speranza senza dubbio; ma non vana testimonianza.”
In conclusione, l’auspicio del Romano Pontefice era quello di riprendere e diffondere lo studio della Scolastica e della dottrina di San Tommaso d’Aquino come antidoto alle correnti filosofiche moderne perché solo restaurando l’ordine intellettuale si sarebbe risanato anche l’ordine sociale.
“Con ottima decisione dunque non pochi cultori delle scienze filosofiche, avendo recentemente applicato l’animo a restaurare con profitto la filosofia, attesero ed attendono a far rivivere e ritornare nel primitivo splendore la dottrina di San Tommaso d’Aquino. Abbiamo saputo con grande letizia dell’animo Nostro, come molti dell’Ordine Vostro si siano con pari desiderio messi alacremente nella stessa via. E mentre altamente di ciò li lodiamo, li confortiamo altresì a rimanere fermi nella decisione intrapresa; vogliamo poi che tutti gli altri sappiano non esservi per Noi cosa più cara e più desiderabile di questa: che tutti offriate largamente e copiosamente alla gioventù l’acqua di quei rivi purissimi di sapienza, che con perenne abbondantissima vena scorrono dall’Angelico Dottore.Molte poi sono le ragioni che Ci muovono a volere questo. Innanzi tutto in questi nostri tempi, essendo in uso combattere la fede cristiana con le arti e con le astuzie di una scienza fallace, è necessario che tutti i giovani, e particolarmente quelli che crescono sperando nella Chiesa, siano nutriti di una dottrina sostanziosa e robusta, affinché vigorosi e ben preparati si abituino tempestivamente a trattare valorosamente e sapientemente la causa della religione e siano “sempre pronti, secondo gli ammonimenti apostolici, a soddisfare chiunque domanda ragione di quella speranza che è in noi” (1Pt 3,15), e “ad esortare nella sana dottrina ed a convincere coloro che la contraddicono” (Tt 1,9). Inoltre, molti di quelli che, inimicatisi con la fede, hanno in odio gl’insegnamenti cattolici, dichiarano di avere a maestro e duce la sola ragione. A sanare costoro ed a riportarli in grazia con la fede cattolica, riteniamo che, dopo il soprannaturale aiuto di Dio, non vi sia mezzo più opportuno della solida dottrina dei Padri e degli Scolastici, i quali dimostrano i saldissimi fondamenti della fede, la sua divina origine, l’inconcussa verità, gli argomenti che la sorreggono, i benefici arrecati al genere umano e la sua perfetta armonia con la ragione, apportando tanta evidenza e tanta forza, quanta è sovrabbondantemente sufficiente a piegare gli animi anche più ritrosi ed ostinati.”
Seguendo il ragionamento del Papa, infatti, il ritorno ad una buona filosofia conforme alla Chiesa comporterebbe un beneficio per le famiglie e per l’intera società civile poiché insegnando nuovamente i concetti della vera libertà, delle leggi naturali, della regalità dei sovrani, dell’origine divina dei regni, della mutua carità si rovescerebbe il diritto illuminista e positivista che aveva preso ormai corpo negli Stati occidentali, restaurando quell’ordine pacifico e valido che connotava l’Europa cristiana prima delle guerre rivoluzionarie.
“Anche la società familiare e quella civile, le quali a causa di perverse ed esiziali dottrine si trovano esposte, come tutti vediamo, al più grave pericolo, se ne starebbero certamente più tranquille e più sicure se nelle Accademie e nelle scuole s’insegnasse una dottrina più sana e più conforme al magistero della Chiesa, quale appunto è contenuta nei volumi di Tommaso d’Aquino. Infatti, quello che Tommaso insegna circa la vera natura della libertà, che va oggidì tramutandosi in licenza, circa la divina origine di ogni autorità, circa le leggi e la loro forza, circa la paterna e giusta sovranità dei Principi, circa l’obbedienza dovuta ai più alti poteri, circa la mutua carità fra gli uomini, queste ed altre simili dottrine hanno una forza grandissima e invincibile per rovesciare quei principi del nuovo diritto, che si conoscono perniciosi alla tranquillità dell’ordine sociale ed alla pubblica salute.Infine, tutte le umane discipline debbono concepire una speranza di avanzamento e ripromettersi moltissimi aiuti da questo rinnovamento della filosofia, che Noi Ci siamo proposti. Infatti le scienze e le arti liberali trassero sempre dalla filosofia, come da scienza moderatrice, la saggia norma e il corretto modo di procedere; dalla medesima, come dal fonte universale della vita, derivarono lo spirito che le alimenta. Dal fatto e dalla esperienza è continuamente provato che sommamente fiorirono le arti liberali quando si mantenne incolume l’onore, e fu saggio il giudizio della filosofia; per contro giacquero neglette e pressoché dimenticate quando la filosofia volse in basso, e fu confusa da errori e da inezie. Pertanto, anche le scienze fisiche che al presente sono in gran pregio, e che per tante e così splendide invenzioni suscitano ovunque singolare ammirazione di sé, non solo non patiranno alcun detrimento dalla recuperata filosofia degli antichi, ma ne saranno anzi molto avvalorate.”
La ripresa dello studio del pensiero scolastico non recherebbe un danno alle nuove scienze moderne e nemmeno un arretramento “oscurantista” rispetto al progresso umano, che stava avanzando rampante nella seconda metà dell’Ottocento attraverso tante scoperte tecnologiche e scientifiche.
“Infatti, per studiarle con frutto e per accrescerle non bastano la sola osservazione dei fatti e la sola considerazione della natura, ma quando i fatti siano certi è necessario sollevarsi più alto e operare con solerzia per conoscere la natura della cose, per investigarne le leggi a cui obbediscono ed i principi dai quali nascono il loro ordine, l’unità nella varietà e la mutua affinità nella diversità. A tali ricerche la filosofia scolastica, se saggiamente insegnata, potrà fornire meravigliosamente forza e luce. A questo proposito giova pure avvertire che con somma ingiustizia si accusa la medesima filosofia di essere contraria al progresso ed all’incremento delle scienze naturali. Infatti gli Scolastici, seguendo il pensiero dei Santi Padri, avendo spesso insegnato nell’Antropologia che l’intelletto umano giunge alla conoscenza delle cose incorporee e spirituali non altrimenti che dalle cose materiali, compresero di per sé che non esiste per il filosofo cosa più utile che investigare con diligenza i segreti della natura e impegnarsi lungamente nello studio di essa. Il che essi confermarono anche con il proprio esempio, in quanto San Tommaso, il Beato Alberto Magno e gli altri esponenti della Scolastica non si diedero soltanto alla speculazione della filosofia, ma si occuparono grandemente anche della conoscenza delle cose naturali. Anzi, non sono poche in questo settore le loro affermazioni e le loro sentenze che i maestri moderni approvano e sostengono essere conformi alla verità.”
Lo stesso Papa Leone XIII voleva precisare che non si trattava di ripetere ed applicare in modo automatico e acritico la filosofia tomista e scolastica ai tempi moderni: l’Aquinate doveva essere il punto di riferimento dottrinale e metodologico per applicarlo alla realtà concreta del tempo presente ed eventualmente migliorarlo.
“Diciamo la dottrina di San Tommaso. Infatti, se qualche cosa fu cercata dagli Scolastici con eccessiva semplicità o insegnata con poca ponderazione; se ve n’è qualche altra che non si accordi pienamente con gl’insegnamenti certi dei tempi più recenti, o infine se ve n’è qualcuna che in qualunque modo non merita di essere accettata, non intendiamo che sia proposta all’età presente, perché la segua. Per il resto, i maestri scelti da Voi con saggio discernimento cerchino di far penetrare negli animi dei discepoli la dottrina di San Tommaso d’Aquino, e mettano in luce lo spessore e l’eccellenza di essa a preferenza di tutte le altre.”
La pubblicazione dell’enciclica “Aeterni Patris” permise, dunque, a Papa Leone XIII di fondare concettualmente tutta la sua produzione successiva dando impulso alla fioritura del c.d. Neo-Tomismo ottocentesco e novecentesco, che ebbe illustri esponenti come il Cardinale Giuseppe Pecci, padre Luigi d’Azeglio, padre Reginald Garrigou-Lagrange, padre Agostino Gemelli.
Immagine