L’Enciclica Quarto Abeunte Saeculo

Leone XIII affermò che la Chiesa non è indifferente agli atti eroici compiuti al di fuori della vita religiosa, poiché il genio e la nobiltà d’animo sono anch’essi doni di Dio. Tuttavia, ciò che distingue Colombo dagli altri esploratori è la motivazione spirituale che lo guidò
Autore:
Jacopo Rossi
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
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L’Enciclica Quarto Abeunte Saeculo, emanata da Papa Leone XIII il 16 luglio 1892, fu scritta in occasione del quarto centenario della scoperta dell’America (1492–1892) e celebrò la figura di Cristoforo Colombo, esaltandone l’impresa come evento di straordinaria importanza storica, culturale e religiosa.
Il Papa descrisse Colombo come un uomo di eccezionale tempra e ingegno, capace di compiere l’impresa più grande mai vista nell’ordine umano: scoprire un nuovo continente e permettere a milioni di anime perse e selvagge di ottenere la civiltà e, soprattutto, la salvezza in Cristo.

Colombo non fu solo un navigatore coraggioso, ma anche un uomo profondamente religioso, mosso dalla Fede Cattolica e dal desiderio di evangelizzare i popoli del Nuovo Mondo.
In questo documento, Leone XIII affermò che la Chiesa non è indifferente agli atti eroici compiuti al di fuori della vita religiosa, poiché il genio e la nobiltà d’animo sono anch’essi doni di Dio. Tuttavia, ciò che distingue Colombo dagli altri esploratori è la motivazione spirituale che lo guidò: non cercava solo la gloria o il profitto, ma desiderava aprire la via al Vangelo in terre sconosciute. Le sue lettere ai sovrani di Spagna e al Papa Alessandro VI lo testimoniano chiaramente.

Il Papa suggerì che il successo di Colombo fu permesso dalla Provvidenza Divina, anche per compensare la successiva frattura della Cristianità causata dalla Riforma Protestante.
Solo una motivazione elevata e soprannaturale avrebbe potuto, del resto, dare al navigatore la forza di superare enormi ostacoli: rifiuti, tradimenti, calunnie, ostilità e tempeste. La sua perseveranza si spiega solo con la consapevolezza di compiere un’opera voluta da Dio per la salvezza delle anime.
Colombo coordinò ogni azione con lo spirito cristiano: prima della partenza si purificò l’anima, affidò l’impresa alla Vergine Maria, e ad ogni approdo piantò la Croce, intitolando le nuove terre a Dio.

La sua opera, quindi, fu allo stesso tempo civile e religiosa. Egli intuì infatti che i nuovi territori avrebbero potuto diventare luoghi di crescita della civiltà e di espansione della Fede.
In conclusione, Cristoforo Colombo fu, secondo il Papa, “un uomo nostro”, cioè un cristiano mosso da ideali spirituali più che da fini mondani. La sua azione segnò una svolta nella storia dell’umanità, portando nuovi popoli alla conoscenza di Cristo. Per questo motivo, la sua figura deve essere onorata non solo per i benefici terreni portati dalla scoperta dell’America, ma anche e soprattutto per il suo valore spirituale e missionario, esempio perfetto di Fede al servizio della civiltà.
Papa Leone XIII affermò dunque che le celebrazioni civili del quarto centenario dovevano essere accompagnate da solenni celebrazioni religiose, perché fu Dio a guidare Colombo nel suo viaggio.

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