Lettera indirizzata a chi è capace d’intendere e di potere
Marco Massetti di Roseto Teramo, ci ha scritto questa lettera, utile contributo alla riflessione su un tema di primaria importanza per il futuro delle famiglie e della società.- Autore:
Il 27 febbraio, leggendo l’importo della mia busta paga mi sono reso conto di quanto è difficile, se non impossibile, mantenere mia moglie e tre figli con un solo stipendio; e immediatamente, dato che ho la fortuna d’essere quadro direttivo di una banca, ho pensato a tutti gli impiegati dello stato e non, agli operai, a tutti coloro che hanno un lavoro dipendente. Ho pensato alle loro preoccupazioni, al fatto che nelle famiglie in tanti casi sono costretti a lavorare padre e madre, lasciando i figli alle ‘istituzioni’ o alle baby sitter, senza riuscir più a trovare il tempo di parlare con serenità, di dare ai figli una dimora nel senso vero della parola.
In questi anni noi cattolici e chi ci rappresenta abbiamo “abbandonato l’umanità”, abbiamo abbandonato le famiglie. Nei cinque anni del governo Berlusconi, poi, la famiglia non è stata assolutamente posta al centro dei problemi. Semmai è stata data qualche briciola per i figli nati o per chi, a buon diritto, faceva frequentare al figlio una scuola privata.
Chi aveva in mente, per esempio, il famoso criterio del quoziente familiare per stabilire la base imponibile, non doveva far nulla prima che quel criterio non fosse stato accettato. Perché imporre quel criterio voleva dire imporre un’idea precisa di famiglia, quella per cui una donna che è in casa non è una sfigata ma compie un lavoro davvero socialmente utile (non quello socialmente utile agli agit prop dei sindacalisti), quella per cui una famiglia può decidere anche di fare ogni tanto una bella vacanza per vedere le montagne, i laghi, il mare, i musei, una partita di calcio dal vivo e non attraverso la televisione di stato che ormai fa solo da balia asciutta agli anziani abbandonati.
Abbiamo abbandonato l’umanità. Siamo noi cattolici i veri difensori dei poveri, siamo noi che non abbiamo mai avuto atteggiamenti moralisti nei confronti dei ricchi ma che dobbiamo costruire un fisco giusto, accettato, dove non ci sia più il bisogno di nascondere i propri guadagni a scapito di chi, essendo dipendente, è costretto a dichiarare tutto e se prende una multa va in bancarotta.
Abbiamo difeso trasversalmente le ‘opere’ delle nostre associazioni, elemosinando a destra e sinistra contributi e consensi. E non abbiamo mai difeso la famiglia con la stessa arguzia e intelligenza, con la stessa forza.
Perché non ci siamo resi conto che le opere cristiane nascono solo da una dimora, da una casa. E se non rendiamo serene queste dimore, non le aiutiamo ad essere ambiti educativi nonostante tutta la buona volontà.
Quante volte in questi anni abbiamo sentito di mamme e papà che sgozzano, massacrano, abbandonano i figli. Siamo tremendamente falsi se pensiamo che dipenda solo da problemi mentali: ci siamo mai immaginati per esempio di svegliarci una mattina nei rioni popolari (come se al popolo spettano solo case di bassa lega) delle grandi città?
Sono dimore, quelle?
Abbiamo mai pensato a come può essere la vita di due operai con due figli? Con quale coraggio possono pensare di farne un altro? Come fanno a vivere e rimanere sereni?
“Ma cosa fa una famiglia di fronte alla forza di una società che, attraverso la televisione, ha in mano tutta l’area della famiglia?
Cosa fa la famiglia di fronte alla scuola, in cui l’insegnante può fare e dire tutto ciò che gli piace, può manomettere la coscienza del bambino come gli pare e piace, in modo addirittura sistematico?
Cosa fa la famiglia di fronte alla pubblicità?
Di fronte alla stoffa di discorsi comuni, di tutti, e di cui l’aspetto più tragico è stato l’esito dei referendum sul divorzio e sull’aborto (neanche la metà di tutti quelli che vanno in chiesa ha votato contro)?
Una famiglia non può resistere da sola! Perciò la preoccupazione educativa in una famiglia, oggi, è intelligente ed umana nella misura in cui si rassegna, se volete, ad uscire da un comodo, anche meritato, per stabilire rapporti che creino una trama sociale che si opponga alla trama sociale dominante” (Luigi GIUSSANI, uno dei più grandi educatori del ’900).
Il prossimo aprile è una prima occasione per opporsi. Votiamo chi, anche senza crederci tanto e per aiutarlo a crederci di più, vuole difendere i diritti della famiglia dentro, però, un progetto sociale totalmente condivisibile... “Vegliate, perché non sapete né il giorno, né l’ora”: noi, oltre i giorni e le ore, sappiamo anche il dove!