Gli attentati della ragione
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Il mondo cattolico italiano è pesantemente strattonato ad entrare nelle vicende partitiche.
Messaggi, contro-messaggi, lettere aperte da parte di associazioni cattoliche, in un contesto di corto respiro e forse anche di corta intelligenza.
Non voglio aggiungere nulla a livello di analisi politica, perché non sono in grado e soprattutto perché come vescovi ci siamo impegnati a non farlo. Ma qualche osservazione di metodo è assolutamente necessaria.
1. Il mio maestro Mons. Giussani mi ha insegnato che la ragione è la capacità di conoscere la realtà secondo tutti i suoi fattori. Mi permetto di enucleare alcuni fattori che in certi analisi «cattoliche» sono stati volutamente (?) ignorati.
È indubbio che appartiene alla Dottrina Sociale della Chiesa la difesa e la promozione dei diritti della famiglia e dell’educazione; e quindi il superamento di quel monopolio «statale» dell’educazione, che è ancora la vergogna culturale del nostro Paese.
Potrà non piacere, ma la riforma della scuola varata da questo governo, costituisce un primo tentativo, per la realizzazione di un effettivo pluralismo scolastico.
La Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre difeso i diritti della società nei confronti dello Stato: chiedendo allo Stato di servire la società e non di «imporsi» alla società. Anche qui la riforma dell’architettura dello Stato appena varata mi sembra più in linea con quel principio si sussidiarietà, che è il cardine di una vita sociale democratica. Perché non si dice che la famiglia eterosessuale, monogamica, feconda è un valore sostanziale della nostra Costituzione? Perché non si dice che l’equiparazione delle coppie di fatto alle famiglie, la legalizzazione delle coppie omosessuali e, sullo sfondo, le manipolazioni genetiche e l’eutanasia sono certo gravissimi attentati alla Dottrina Sociale della Chiesa ma insieme intollerabili attentati alla nostra Costituzione repubblicana e democratica?
Se si debbono aiutare i cristiani a scegliere, allora bisogna dare loro tutti gli elementi di fatto per giudicare, e non nascondere nulla altrimenti si diventa complici.
2. È stato detto che non si può parlare della verità, se non si è coerenti.
Come dire che la forza della verità si fonda sulla coerenza con cui io la vivo. No, qui non ci siamo neanche dal punto di vista logico.
Io preferisco affermare e testimoniare una Verità che mi trascende e mi giudica: le chiedo ogni giorno di investire la mia vita e di renderla meno incoerente e soprattutto di aiutarmi ad essere, nonostante i miei limiti, testimone di una verità che salva me e tutti quelli cui tento di comunicarlo.
Gli antichi filosofi scolastici (ma purtroppo sono nati prima del Concilio Vaticano II e, quindi, non possono avere che torto) dicevano che l’etica si fonda sull’ontologia e non l’ontologia sull’etica. Se parlassero solo quelli che si credono coerenti, ci sarebbe un silenzio assordante, rotto soltanto dalle parole degli scribi, dei farisei e degli imbecilli.
Ma alla fin fine, che cos’è la pace? Un progetto di rigore calvinistico, da imporre anche con la violenza e con l’odio a tutti quelli che non lo condividono o l’evento di una Grazia, quella di Cristo, che investe il cuore degli uomini e della storia?
Aveva ragione il grande Del Noce quando diceva di temere di più i cattocomunisti che gli stalinisti. Il calvinismo rende l’odio più odio e la violenza più violenza: e dal mondo scompare la carità, che come ci ha insegnato Benedetto XVI è la natura stessa di Dio e la forza di Dio che agisce nel mondo.