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Stralci dall'intervista a Giorgia Meloni, in occasione dell'8 marzo

Fonte:
CulturaCattolica.it
Potete leggere l’intero testo sul numero in edicola di marzo. Riporto alcune risposte che mi sembrano in linea con la preoccupazione da tempo espressa della difesa della vita e di quei «principi non negoziabili» di cui ci ha entusiasmato il magistero di papa Benedetto XVI

È uscita in questi giorni, in occasione della giornata della donna su Grazia di marzo 2023 l’intervista della direttrice Silvia Grilli a Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio italiano.
E questa intervista ha suscitato interesse e dibattito, ed è stata da me apprezzata per la schiettezza delle risposte, così lontane da quel soffocante politically correct che impedisce da tempo l’incontro con il cuore delle persone.
Potete leggere l’intero testo sul numero in edicola di marzo. Riporto alcune risposte che mi sembrano in linea con la preoccupazione da tempo espressa della difesa della vita e di quei «principi non negoziabili» di cui ci ha entusiasmato il magistero di papa Benedetto XVI.


Nel suo libro Io sono Giorgia, lei scrive della scelta di sua madre che, mentre l’aspettava, all’ultimo momento decise di non interrompere la gravidanza, nonostante non andasse più d’accordo con suo marito. Lei, Presidente, ha mai pensato d’interrompere una gravidanza? Lei, Presidente, ha mai avuto paura di una gravidanza, vista la sua passione totalizzante per la politica che non lasciava tempo ad altro?
«Non mi sono mai trovata davanti alla scelta di interrompere o meno una gravidanza. Posso solo lontanamente immaginare che cosa possa provare una donna che vive questa situazione e per questo non mi permetterei mai di giudicare chi decide di abortire. Ho avuto Ginevra a 39 anni, sono diventata mamma tardi. E l’esperienza più straordinaria che potesse capitarmi. Avrei potuto diventare madre prima? Non posso dirlo. Mettiamola così: se la Provvidenza ha voluto così avrà avuto le sue ragioni».
Se sua madre avesse interrotto la gravidanza, lei oggi non sarebbe qui, ma se sua madre non fosse sua madre che cosa direbbe alla donna ferita che sta andando ad abortire?
«Le direi di provare a darsi una possibilità, che non è sola, che lo Stato le darà gli strumenti necessari per non negare a se stessa la gioia di crescere suo figlio, di metterlo al mondo nelle migliori condizioni possibili».
Lei è figlia di una madre single. Lei chiarisce in Io sono Giorgia di avere avuto una infanzia felice. Secondo lei è importante per il bene dei figli avere sia un padre sia una madre? È importante per il bene dei figli che i genitori siano di sesso opposto?
«Vede, ho avuto la fortuna di avere una madre e una famiglia che non mi hanno mai fatto mancare nulla, ma non posso dire che l’assenza di mio padre non abbia pesato nella mia vita. L’ho capito pienamente quando lui è morto, e mi sono resa conto della profondità della sofferenza che il suo vuoto aveva creato in me. Non conosco nessuno che rinuncerebbe a uno dei propri genitori o che sceglierebbe di essere cresciuto solo dal padre o dalla madre. I bambini hanno il diritto di avere il massimo: una mamma e un papà». […]
È lecito, secondo lei, che una donna ceda il proprio utero per la gravidanza di altri?
«È la legge italiana a dire che questa pratica non è lecita, non io. Non credo che commercializzare il corpo femminile e trasformare la maternità in un business possano essere considerate delle conquiste di civiltà.
L’utero in affitto è la schiavitù del terzo millennio e non mi rassegnerò mai all’idea che possa essere l’esito di secoli di lotte per i diritti delle donne».
Essere donna ma sentirsi uomo, essere uomo ma sentirsi donna può arrivare a discriminare ulteriormente le donne secondo lei? Crede che se i generi siano da abolire questo andrà a discapito soprattutto delle donne che non hanno ancora raggiunto la parità? Ci vuole spiegare perché?
«Oggi si rivendica il diritto unilaterale di proclamarsi donna oppure uomo al di là di qualsiasi percorso, chirurgico, farmacologico e anche amministrativo. Maschile e femminile sono radicati nei corpi ed è un dato incontrovertibile. Tutto questo andrà a discapito delle donne? Credo proprio di sì: oggi per essere donna, si pretende che basti proclamarsi tale, nel frattempo si lavora a cancellarne il corpo, l’essenza, la differenza. Le donne sono le prime vittime dell’ideologia gender. La pensano così anche molte femministe».

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