Gli esterofili (di casa nostra)
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C’è stato un ritornello insistentemente ripetuto, fino alla nausea, da parte di coloro che hanno voluto che San Marino diventasse finalmente dotata di una legge che permetta (anzi, che favorisca) l’aborto. Ah, non si può dire che favorisca perché l’aborto, anzi l’IVG, alternativamente viene considerato a volte un dramma e altre un diritto, a volte qualcosa da tenere nascosto (così che l’assenza dal lavoro viene così giustificata: «A tal fine verrà prodotta una certificazione di astensione per “malattia comune” a tutela della privacy della donna») mentre altre volte si lanciano i messaggi di coloro che: «Ho abortito e sono felice» [Alice Merlo, invitata da Rete a San Marino: «A San Marino siamo ancora ai primi passi per l’affermazione di un diritto costituzionale, per questo è necessario approfondire l’argomento ed il Movimento ha invitato… Alice Merlo – Attivista e femminista intersezionale].
Il ritornello ci ha voluto convincere che la nostra Repubblica non può essere il fanalino di coda dell’Europa, e che deve adeguarsi alle moderne democrazie, che addirittura vorrebbero stabilire l’aborto come diritto umano.
Certo, non l’Europa di Urban, l’ungherese, né tanto meno l’Europa della Polonia: scegliamo noi, dicono, a quale Europa conformarci.
E allora ascoltiamo quello che i «democratici spagnoli» affermano con baldanza: «El Mundo racconta lo scandalo in Spagna suscitato dalle parole a dir poco tenere sulla pedofilia di Irene Montero, ministra dell’Igualdad del governo guidato dal socialista Sanchez (e compagna del leader di Podemos Pablo Iglesias) durante un’audizione alla Camera sulla legge per i trans e sull’aborto: “Parlare di educazione sessuale è un diritto dei bambini e delle bambine, indipendentemente dalle famiglie, tutti hanno diritto di conoscere il proprio corpo, di sapere che nessun adulto può toccare il loro corpo se loro stessi non vogliono e di sapere che questa è una forma di violenza. I bambini hanno il diritto di conoscere che possono amare o avere relazioni sessuali con chi gli pare e piace, purché basate sul consenso e questi sono diritti che devono essere riconosciuti solo che a voi (riferita a Popolari e a Vox) non piacciono i diritti: riconoscetelo, a voi piacciono altri modelli di società che non si basano sui diritti”» (citazione del bravo giornalista Giulio Meotti).
E vai! Oltra all’aborto un altro diritto, quello alla pedofilia. Saremo così più europei.
O forse preferiscono, i nostri esterofili, la Ursula Von der Leyen: “Queste le esatte parole: «Vedremo il risultato delle elezioni. Abbiamo avuto elezioni anche in Svezia. Il mio approccio è che qualunque governo democratico vorrà lavorare con noi, lavoreremo insieme».
Aggiungendo poi: «Se le cose andranno in una direzione difficile - ho già parlato di Ungheria e Polonia - abbiamo gli strumenti».”
Se questa è Europa, arrogante, prevaricatrice, con tendenza a ingerirsi negli affari altrui, non vorremmo proprio che diventasse il nostro modello nazionale.
C’è un’aria nuova nel mondo, sembra che i popoli quando sono lasciati liberi di esprimersi abbiano a cuore più la vita che la morte, più il rispetto che la prevaricazione della pletora di diritti assassini, più la verità che la soffocante ideologia. E se solo provassimo a leggere quanto la minoritaria mentalità woke sta imponendo agli uomini, con il carico di violenza e ingiuste esclusioni, forse avremmo un sussulto di reazione. Non se ne può più dell’«uomo a una dimensione» che stabilisce chi ha il diritto di parola, che occupa tutti gli spazi della comunicazione e ci mostra solo un lato (e infinitesimale, ma ingrandito all’eccesso) della realtà.
Quanto accaduto in questi giorni in Italia ci mostra quello che da sogno può diventare quotidianità. Da tempo si parla della questione femminile, delle quote rosa, dei femminicidi (e quello che accade ora in Iran, ma prima in Afghanistan e ancora prima in Pakistan…) e sembra che non si sappia andare al di là delle parole. Anzi, si ingannano le donne illudendole che la soppressione della vita che portano nel grembo sia il loro diritto principale (ascoltiamo le reazioni dei vari Letta e compagnia bella a proposito del pericolo che si possano mettere freni all’aborto legalizzato). E se aprissimo gli occhi, proprio su quanto è accaduto in Italia? Una donna che ha saputo conquistare la fiducia popolare, senza frodi, mostrando la verità del suo cuore, del suo impegno, dei suoi valori.
Rubo a Renato Farina questo pensiero: «Patriottismo, identità, purezza, educazione al coraggio, appartenenza, comunità, visione. Golda Meir è stata tutto questo. Ma quelle appena enunciate sono le parole-architravi – testualissime – della proposta politica, ma che trascendono la politica, la sovrastano dandole luce, del libro in cui la vincitrice di queste elezioni si è raccontata: Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee. E’ un po’ tanto presto per dire se traccerà un segno anche solo la metà profondo nel destino del nostro Paese rispetto a quello che Golda ha dato allo Stato e al popolo ebraico. Andrebbe bene anche se ci riuscisse al venti per cento. La domanda è: glielo lasceranno fare? Arriverà una sorta di veto da potenze estranee al volere degli Italiani?»
È ora che il popolo faccia sentire forte e chiara la sua voce, come ha detto con quel voto che forse gli «esterofili» al seguito della Von den Leyen avrebbero voluto cancellato. Sapremo ascoltare e mobilitarci.
Il declino non è il nostro destino.
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