Nucleare green e democrazia
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NUCLEARE GREEN E DEMOCRAZIA
Il "green" viene tirato da tutte le parti e strattonato a piacere per ogni uso e consumo, tanto che adesso perfino il nucleare riceve il bollino verde.
Abbiamo detto "no al nucleare da fissione" particolarmente a causa delle scorie radioattive che produce e che vanno controllate per tempi lunghissimi.
Ma dopo le battaglie contro il nucleare, sono arrivati ambientalisti ideologici che hanno detto "no a tutto", anche al gas e all'idroelettrico e all'eolico.
Con la guerra in Ucraina e con Putin che chiude i rubinetti del gas, ci troviamo a scegliere tra attivare le centrali a carbone o chiudere attività produttive causando disoccupazione.
In questa condizione drammatica il Parlamento europeo, pensando al futuro magro di fonti energetiche scarse, ha votato a favore dello sviluppo del nucleare.
Ci si pongono così due ordini di problemi: uno riguardante la qualità delle fonti energetiche e l'altro riguardante le decisioni prese da istituzioni democratiche liberamente elette.
In termini assoluti il nucleare come lo conosciamo oggi è rischioso e pericoloso per gli esseri umani e per il Creato.
In termini relativi però bisogna riconoscere che il carbone è molto peggio per quanto riguarda le emissioni nocive in atmosfera e per l'effetto serra, senza dimenticare che senza l'effetto serra non ci sarebbe vita sulla terra e che esso è causato prevalentemente da fattori naturali e ciclici.
Quindi oggi si pone la scelta tra sopportare il caldo d'estate e il freddo d'inverno oppure decidere tra il rischio del carbone, immediato, e il rischio nucleare, futuro.
Queste decisioni così gravi per la vita delle persone e per l'economia sono in carico alla politica e alle istituzioni governative.
I pochi Paesi al mondo che godono della libertà e di sistemi liberaldemocratici sono in posizione privilegiata rispetto alla gran parte del mondo che vive sotto dittature o sotto sistemi autoritari con finte elezioni, e quindi possono decidere liberamente il loro futuro.
Il tanto disprezzato Occidente ha un sistema democratico imperfetto ma che è infinitamente migliore di tutti gli altri.
Sfortunatamente la liberaldemocrazia è in crisi proprio nella sua culla che è l'Europa, e questo è un problema serio perché ci sono la pandemia, la guerra, la riduzione disastrosa dei rifornimenti di combustibili fossili, la siccità, l'inverno demografico, l'immigrazione incontrollata e senza integrazione, la disoccupazione, la dittatura della burocrazia.
E la politica cosa fa? Dovrebbe organizzarsi per costruire una visione di futuro per l'Italia e l'Europa e invece si limita a pensare all'oggi e alle infinite scadenze elettorali.
Ma c'è un tarlo più profondo che corrode il nostro sistema democratico e che è costituito da una cultura diffusa in particolare nel "politicamente corretto", come ci dimostrano due eventi clamorosi di questo luglio 2022, dove due alte istituzioni dei Paesi più democratici al mondo hanno preso decisioni che sono rifiutate proprio dai democratici di questi Paesi.
Sta accadendo che quando le scelte democratiche sono gradite alla cultura dominante si esaltano quelle istituzioni, mentre quando le scelte non sono gradite a quella cultura quelle stesse istituzioni vengono definite retrograde e medievali e non vengono rispettate: questo è contraddittorio e inaccettabile.
Mi riferisco proprio alla votazione del Parlamento europeo che è sempre stato indicato come guida e promotore di progresso, e che oggi viene radicalmente contestato sul nucleare.
Ma quel Parlamento è sempre lo stesso con la stessa legittimazione che sale da tutti gli Stati e gli elettorati d'Europa, e la democrazia si fonda sulle maggioranze e non sui propri gusti.
L'altro caso clamoroso riguarda la decisione della Suprema Corte americana che ha deciso che l'aborto non è un diritto, e le piazze dei democratici si sono ribellate.
Anche in questo caso la Corte suprema è sempre stata esaltata quando era a maggioranza democratica, mentre oggi Soros la considera un pericolo per la democrazia, come scrive su "Il Sole" del 12/7/22.
Ma essa è composta da persone nominate dai presidenti direttamente eletti dal popolo nei decenni scorsi e quindi riflette le libere scelte del popolo americano.
Questo comportamento di fronte alle decisioni delle istituzioni democratiche nasconde una cultura faziosa con venature dispotiche ed indebolisce dall'interno le liberaldemocrazie.