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Alla ricerca della civiltà perduta

Fonte:
CulturaCattolica.it
Ci sono notizie (in particolare a San Marino) che lasciano a bocca aperta. Un Comunicato Stampa del Movimento RETE (Movimento Rete: gli animali domestici i meno tutelati dalle leggi) ricorda la sofferenza degli animali uccisi dai bocconi avvelenati, invocando una legge che punisca i colpevoli. Nello stesso tempo sottoscrive una legge che liberalizza totalmente l'aborto.

Belli quei tempi in cui gli uomini sapevano dare il giusto valore agli animali, altro che l’oscurantismo bigotto di chi non accetta che l’uccidere il bimbo nel ventre della madre sia il supremo atto di quei diritti che finalmente la nostra società sta riscoprendo e consegnando alle donne, con un progetto di legge che consente (senza mezzi termini) l’aborto stesso fino alla nascita.
Grazie a quella forza politica che ci ricorda che «gli animali domestici [sono] i meno tutelati dalle leggi». Ben venga il ritorno a quella civiltà che addirittura riteneva i gatti come divinità, così come ci ricorda quanto accadeva nell’antico Egitto: «Quando morivano, i gatti delle persone più abbienti avevano diritto a una sepoltura relativamente solenne e onorevole. Ne sono un esempio le onoranze funebri che il principe ereditario Thutmose, primogenito di Amenofi III e della regina Tiy, dispose per la propria gatta Myt, sepolta nella necropoli di Menfi in un piccolo sarcofago di pietra […]. Le iscrizioni geroglifiche che lo decorano descrivono la trasformazione della gatta in “un’Osiride”, come si credeva avvenisse a tutte le persone defunte; riportano inoltre ciò che la dea Iside avrebbe esclamato accogliendo la gatta Myt nell’aldilà: «Io stendo le mie braccia dietro di te per proteggerti.»
Su una parete del sarcofago la gatta è ritratta con un fiocco al collo. Al suo interno, oltre alla mummia dell’animale, fu rinvenuta addirittura una statuetta ushabti (destinata a prendere magicamente vita e aiutare la gatta nelle faccende quotidiane nel mondo dei morti)».
Non dobbiamo però scomodare l’antico Egitto. Basta leggere le note (anche queste suggerite dal noto portale Wikipedia, il paradiso degli studenti) del «filosofo» (sic!) australiano Peter Singer per capire in quale direzione combattere: «Le persone che sostengono la dottrina della «santità della vita» si oppongono all'aborto e all'eutanasia. Dato però che solitamente esse non si oppongono all'uccisione degli animali non umani, sarebbe forse più esatto denominarla dottrina della «santità della vita umana». L'idea che la vita umana, e solo la vita umana, sia inviolabile è una forma di specismo… I vitellini sentono terribilmente la mancanza della madre. Sentono anche la mancanza di qualcosa da succhiare. Il bisogno di poppare è forte in un vitello piccolo così come in un bambino. Questi vitelli [da allevamento] non hanno capezzoli da succhiare, né altro che li sostituisca. Dal loro primo giorno di reclusione – che può facilmente essere soltanto il terzo o quarto giorno di vita – essi bevono da un secchio di plastica. Sono stati fatti tentativi di nutrire i vitelli con tettarelle artificiali, ma il problema di mantenerle pulite e sterili a quanto sembra non vale il disturbo del produttore. È comune vedere i vitelli che cercano freneticamente di succhiare qualche parte del loro box, benché non vi si trovi di solito nulla di adatto; e se si dà a un vitello da latte un dito, si vedrà che comincia immediatamente a succhiarlo, come un piccolo umano si succhia il pollice.»



Certo, «gli animali, specie quelli domestici che dipendono da noi, sono probabilmente gli esseri più indifesi e meno tutelati dalle Leggi, se consideriamo che le conseguenze delle azioni dell’uomo ricadono inevitabilmente su di loro».
Peccato che questa tutela non valga per i cuccioli dell’uomo, i bimbi concepiti nel grembo della mamma. Altri «diritti» hanno più valore. Coraggio, sosteniamo il buon cuore di chi si commuove per le sofferenze animali, al punto di legiferare in loro difesa, ma lasciamo che una legge voluta dalla consistente maggioranza dei sammarinesi sia finalmente approvata. Così saremo equiparati alle moderne società civili, vinceremo il retrogrado concetto della sacralità della vita e vivremo felici e contenti, sempre che sia possibile per noi nascere ed essere accolti.

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