«Il pacifismo esiste solo se è integrale»
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Ho appena letto l’intervista di Piero Sansonetti a proposito della guerra in Ucraina. Come lui non entro nel merito della questione. È un fatto gravissimo, e non posso che riprendere quanto Papa Francesco ha affermato: «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio. E si distanzia dalla gente comune, che vuole la pace; e che in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra».
Nell’articolo su Il Riformista dell’1 marzo così si esprime: «Quando tornai a Roma partecipai a molte manifestazioni pacifiste, che chiedevano la fine dell’azione militare.
L’attacco alla Serbia fu realizzato dalla Nato, che dunque, a occhio, non è solo una organizzazione militare difensiva, come sento dire in questi giorni. Per la prima volta dalla fine della guerra mondiale una grande capitale europea, Belgrado, fu bombardata a tappeto dagli aerei alleati. E poi invasa.
Esattamente nello stesso modo, oggi, mi indigno per l’invasione di un paese libero e indipendente come l’Ucraina. Mi indigno per ragioni di principio, che sovrastano le questioni specifiche che sono alla base dello scontro. Io sono pacifista. Esattamente come sono garantista. E sono convinto che come il garantismo esiste solo se è integrale, cioè non conosce eccezioni, così IL PACIFISMO ESISTE SOLO SE È INTEGRALE. Non esiste un garantista che ammette la persecuzione dei suoi nemici politici. Nello stesso modo NON PUÒ ESISTERE UN PACIFISTA CHE FA ECCEZIONI. Sono convinto, da molti anni, che non esista la guerra giusta. La guerra è solo l’impazzimento della politica, la sua crisi, la sua fine, la sua negazione. Non è affatto la prosecuzione della politica. La politica è l’esatto opposto della guerra.»
«Il pacifismo esiste solo se è integrale»: allora non c’è altro da dire, e ha ragione Madre Teresa quando afferma che l’aborto è la causa principale della guerra. Solo se riusciremo a creare una cultura che difende la vita sempre, in qualunque suo stadio e in qualunque sua condizione allora potremo sperare che la pace (e ricordiamo quanto la Chiesa, nei suoi documenti e nella sua liturgia, ci ricorda con insistenza) sia possibile e reale.
E coloro che negano questo – coloro che invocano l’aborto come diritto della donna, ed esultano per le scelte che lo consentono fino alla 24ma settimana – per questa eccezione all’impegno per la pace rendono tale impegno, purtroppo, carente e velleitario.