Più in alto dell’uomo nessuno, nemmeno Dio
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(Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XX)

Agosto. Germania, dintorni di Berchtesgaden. Il Nido dell’Aquila.
Si lascia l’auto al parcheggio e speciali navette si inerpicano sul fianco di una gola tra le rocce. Sei chilometri e mezzo di strada privata, chiusa al traffico comune per la sua ripidità (a volte quasi il 25%) e per la scarsa larghezza. Partendo dalla località di Hintereck a pochi metri dal Centro di Documentazione sul Nazismo realizzato sulle macerie della Berghof, la lussuosa residenza estiva di Hitler, la strada supera un dislivello di circa 700 metri. Dopo l’attraversamento di cinque gallerie stradali, la corsa termina nel piazzale antistante l’accesso al rifugio: una galleria pedonale di 124 metri di lunghezza e tre di altezza scavata nella roccia granitica, che conduce ad un ascensore risalente al periodo della costruzione e che in meno di un minuto percorre gli altrettanti 124 metri di dislivello fino alla cima.
L’edificio, che venne regalato a Hitler in occasione di un compleanno, negli anni cinquanta è stato profondamente rimaneggiato e ampliato pur mantenendo alcuni dettagli architettonici, per essere trasformato in rifugio alpino con annesso ristorante e un’ampia terrazza da cui si gode il vasto panorama sul Königssee e sul Watzmann, la seconda vetta più alta della Germania.
Secondo i documenti storici il Führer si sarebbe recato quassù solo una decina di volte, per incontri ufficiali: pare che l’aria troppo rarefatta gli desse fastidio. Eppure, mentre dalla sala del caminetto in marmo rosso, dono di Mussolini, si guarda la valle attraverso grandi finestre, è impossibile non provare a immedesimarsi nel suo sguardo. I paesi, le case, le chiese, solo puntini. Le persone, nemmeno le vedi.
Decidere le sorti degli esseri umani, dividerli in degni e non degni, pensarli pedine, da lassù, da quel nido dell’aquila, deve essergli sembrato un gioco.
Più in altro di lui, nessuno. Né uomini, né Dio.
E così te lo immagini, il Führer, discutere in terrazza con i gerarchi del partito: mentre accarezzava uno dei cani amatissimi, impartire ordini di morte, o prendere decisioni sul destino del mondo.
Avrebbe potuto, da lì, rimirare, a perdita d’occhio, la bellezza che è segno del Bellissimo. I laghi, le montagne, la vegetazione, le albe, i tramonti, il rigoglio della primavera, il manto innevato nel silenzio ovattato dell’inverno… O quel serpente di strada progettata con sapienza, costruita con laboriosità. Guardare giù e pensare alla creatività, la genialità, la precisione dei suoi simili… Avrebbe potuto. Ma lui no. Come l’aquila, come l’Innominato nelle indimenticabili pagine di Manzoni, si sentiva padrone del mondo. Più in alto di lui, nessuno. Nemmeno Dio.
Seconda tappa. Una passeggiata a Berchtesgaden: un piccolo borgo storico a qualche minuto da lì. Le case con facciate affrescate, la piazza con il castello e la collegiata di St. Peter und Johannes, con tre navate gotiche a volte reticolate. Una tipica chiesa di montagna, con altare e coro ligneo. Sulla navata di destra, mi colpisce la statua di un Angelo custode che tiene per mano un bambino e, con il braccio destro, gli fa segno di alzare lo sguardo.
Distano solo pochi chilometri, il Nido dell’Aquila e questa chiesa, e raccontano due sguardi sulla realtà. I due unici possibili sguardi sulla vita allora, ai tempi di Hitler, proprio come ora che altri “padroni del mondo” si ergono a giudici di esistenze degne e non degne o si divertono con nuovi esperimenti eugenetici, con la scelta dei figli-a-catalogo, alla ricerca dell’essere umano senza imperfezioni, bambino-oggetto ad uso e consumo dei capricci degli adulti. Anche oggi l’uomo, quest’uomo-misura-di-tutte-le-cose, si pensa più in alto di Dio, padrone (così crede, così va cianciando) della sua e dell’altrui vita. Dall’alto del suo nido macchiato di sangue legifera, emette sentenze nei tribunali, pontifica alla tivù e sui giornali che fanno tendenza, impartisce lezioni nelle classi per nuovi indottrinamenti di massa. Si insegni che “siamo quel che ci sentiamo di essere adesso, magari domani cambiamo”, si dica che ogni desiderio deve diventare realtà, che non esiste (più) bene e male, che questa è l’era dei nuovi diritti… Si ripeta all’infinito che più in alto dell’uomo nessuno, nemmeno Dio. E pazienza se a fare le spese sono sempre i più deboli: le donne, i bambini, i malati, gli anziani. E’ capitato al tempo di Hitler e delle dittature nere rosse di tutti i colori, capita oggi e vogliono farci credere che questo si chiama “progresso”.
La storia ha scritto nero su bianco dove ha portato il delirio di onnipotenza degli uomini e di chi vive etsi Deus non daretur, ma gli adulti seguono le mode e hanno la memoria corta.
«Se non ritornerete come bambini...»
Nella chiesa di Berchtesgaden, un bambino tiene stretta la mano del suo Angelo custode. Accetta di farsi indicare la strada, si fida. E alza lo sguardo. Voglio imparare da lui.