‘Credo alla differenza tra i sessi’
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

Caro don Gabriele,
non sono per niente sorpreso dall’articolo di Francesco D’Agostino, pubblicato il 9 agosto 2015 da Avvenire. Si vede che agosto per il presidente dei giuristi cattolici è un mese di particolare ispirazione, visto che il 6 agosto 2013 scrisse sempre dalle pagine di Avvenire l’articolo “Omofobia, un doppio rischio” (qui), che il compianto Mario Palmaro, da par suo, confutò punto per punto (CARO D’AGOSTINO, LEI TRADISCE IL DIRITTO (qui) e terminava così:
• “Concludo con una domanda. Preso atto che Avvenire e il Presidente dell’Unione Giuristi cattolici italiani si dichiarano in linea di principio favorevoli a una legge sull’omofobia, mi chiedo: quanto influisce su questa posizione la presenza di un gruppo di pressione omosessuale all’interno della Chiesa cattolica?”
Domanda ancor più valida oggi.
Non ho la competenza giuridica di D’Agostino e neppure lontanamente il suo bagaglio culturale, ma qualche parolina la voglio dire lo stesso.
Confermo e sottoscrivo che la Giaccardi (e non solo) non percepisce:
• la gravità delle tensioni culturali che caratterizzano il mondo di oggi (!)
• di non tenere nel giusto conto (!!) l’antropologia cristiana
• di non dare la dovuta considerazione (!!!) alle dichiarazioni sul tema del Magistero e dello stesso Papa.
Le accuse che D’Agostino muove ai critici della Giaccardi lasciano basiti: “A me interessa piuttosto rilevare come dietro certe pur modeste polemiche si nasconda un’insidia non irrilevante: quella di confondere la dimensione filosofica e quella teologica dell’antropologia cristiana e, cosa ancor più grave, quella di erigere l’adesione all’antropologia filosofica cristiana a unità di misura della stessa fede, quasi che al Credo che recitiamo ad alta voce ogni volta che partecipiamo alla Messa si dovesse aggiungere un’ulteriore proposizione: ‘Credo alla differenza tra i sessi’”. Grazie al Cielo non sono filosofo di professione, ma proprio non capisco l’accusa: l’unità di misura della fede è proprio l’adesione all’antropologia filosofica cristiana. Oppure, deve essere, forse, quella atea la misura della fede cristiana? È da Dio Creatore, che scaturisce l’antropologia cristiana, proprio perché l’uomo, maschio e femmina, è creato ad immagine e somiglianza di Dio! Detta in altri termini:
• “«La legge Eterna», scrive Sant’Agostino, «è la ragione divina o volontà di Dio, la quale comanda l’osservanza e vieta di turbare l’ordine naturale delle cose». «La legge naturale», osserva san Tommaso, «è un’impronta della luce divina in noi, una partecipazione della legge eterna fatta alla creatura ragionevole» (il beato J.H. Newman al cap. 5 della “Lettera al Duca di Norfolk”).
Pertanto, quando recito: “Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra” implicitamente recito ‘Credo alla differenza tra i sessi’, perché è un dato di fatto della creazione: è la divina “dittatura del dato di fatto”, frase che la Giaccardi utilizza al posto di realtà.
Per duemila anni non è stato necessario esplicitare ‘Credo alla differenza tra i sessi’ perché era una verità accettata da tutti, ma come scrive in “Eretici” quel grande genio cattolico di Chesterton: “Le verità si trasformano in dogmi nel momento in cui vengono messe in discussione. Pertanto, ogni uomo che esprime un dubbio definisce una religione. E lo scetticismo del nostro tempo non distrugge realmente le credenze, ma anzi le crea, conferendo loro dei limiti e una forma chiara e provocatoria. […] Noi cristiani non avevamo mai conosciuto il grande buonsenso filosofico insito in quel mistero, finché gli scrittori anticristiani non ce l’hanno mostrato. La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra quanti hanno visto (gli articoli di Giaccardi e D’Agostino) eppure hanno creduto”.
Ciao
Andrea
P.S. Alcune domande semplici, semplici alla Giaccardi e a D’Agostino: |