Padre Georgij C’istjakov (1953-2007)
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Serata in ricordo di padre Georgij C’istjakov svoltasi a Mosca nella biblioteca della Letteratura Straniera organizzata dal Centro Rudomino dove padre Georgij era responsabile della sezione “Letteratura religiosa”.
Padre C’istjakov possedeva molti doni. Durante la serata lo si è ricordato non soltanto come pastore, ma anche come persona umanistica straordinaria, enciclopedica. Venne presentato il suo nuovo testo “Se stesso rimane soltanto l’uomo” (Mosca 2015, Rudomino) che raccoglie tutta una serie di interventi del padre sulla cultura.
Come è tradizione del Centro, durante la serata, si presentarono amici e colleghi di padre Georgij attraverso un film. In questo caso due pellicole. La prima “La Città eterna, testimone dell’eterno e Nuovo testamento”. Qui padre C’istjakov accompagna i suoi ascoltatori per Roma preferendo quei posti che testimoniano l’unità della Chiesa Universale, i primi martiri cristiani e la reciproca concordia nelle tradizioni cristiane occidentali e orientali. “Padre Georgij parla dell’eterno incontro con l’eterna Città. Roma è l’indiscutibile patria di ogni cristiano. Il padre richiama a considerare in profondità non solo la storia della Chiesa, ma anche alla profondità di se stessi.”
Che cosa significhino le parole di Cristo: “Vi do un comandamento nuovo”? Padre Georgij pone questa domanda e vi risponde: “comandamento “nuovo” non è una antinomia al comandamento “vecchio”, non significa “un comandamento che ancora non esiste”. No, “nuovo” significa “sempre nuovo, mai invecchiato, cioè eterno”. Nello stesso significato eterno viene sempre compresa Roma in cui padre Georgij trova tutte le icone bizantine nelle chiese cattoliche: Si ferma al Colliseo, bagnato dal sangue dei primi martiri cristiani; nella prigione Mamertino dove, secondo la tradizione passarono gli ultimi loro giorni i Santi Apostoli Pietro e Paolo; nella chiesa di S. Clemente dove riposano le spoglie di S. Cirillo eguale agli apostoli, protettore degli slavi. “Proprio a Roma i santi Cirillo e Metodio portarono la loro traduzione del Vangelo in lingua slava. Forse a qualcuno può spiacere, ma proprio a Roma fu celebrata la prima Liturgia in lingua slava”. Così padre Georgij. “Il legame fra Oriente e Occidente si sente particolarmente a Roma. Non è possibile dividere in parti la storia dell’annuncio del Vangelo e dei nostri rapporti cristiani. Tutti noi apparteniamo ad un’unica Chiesa”. Sempre padre C’istjakov
Il secondo film parla di un dialogo diretto di due pastori che condividono le proprie idee si riconoscono vicendevolmente molto bene. Padre Georgij commenta l’ultima lezione di padre Aleksandr Men’ (1935-1990) letta da lui alla vigilia della sua uccisione. Una lezione conclusiva del ciclo della storia della religione che si intitola “Cristianesimo”; questa, secondo le parole di padre Georgij, può essere considerata come “bilancio di tutta la sua vita e della creatività di padre Aleksandr”. “Il predicatore di ogni religione conduce gli uomini fuori dalla realtà (in questo senso Marks aveva ragione, chiamando la religione “oppio del popolo”). Ma ciò che distingue la caratteristica del cristianesimo è il fatto che è lo stesso Cristo ad entrare nella nostra realtà ed illuminare tutta la nostra vita”, condivide padre Gregorij le idee del suo padre spirituale. Parlando di padre Aleksandr, come pastore e uomo di preghiera, sottolinea: “Il cristianesimo è sempre un incontro con Dio. Noi possiamo vivere nella misura di un incontro personale con Cristo, che rende eternamente nuova la nostra vita”. “Eterna nel significato di “nuova”, e il contrario; attraverso la profondità di questi significati i due film si trovano uniti.
Improvvisamente un amico e seguace di padre Gregorij, il protoierej Aleksandr Borisov invitò ad una preghiera per l’amico defunto. Come risposta ai due film e al nuovo libro di padre Georgij, padre Aleksandr disse: “Impressiona molto l’abbraccio della cultura mondiale, l’insolita profondità e la poesia di padre Georgij. Ancora una volta insisto sulla sua genialità. Ma la cosa principale sta che tutta la sua vita fu cristocentrica. Tutto in lui era compenetrato dall’idea principale dell’unità dei cristiani.
Il monaco Giovanni (Gaita), che fu amico e collega di padre Georgij, anche lui fece memoria del padre come “uomo di sintesi, di unità, di classicità, della cultura cristiana, delle tradizioni cristiane occidentali e orientali” Per lui era naturale respirare con due polmoni, occidentale e orientale”. Secondo l’espressone di Vjac’. Ivanov nel XXI secolo l’unità del cristianesimo dell’Occidente e dell’Oriente è più attuale che nel secolo XX; non soltanto per il rafforzamento dell’islam, ma anche per quello che succede nel nostro paese. Se noi comprendiamo di essere cristiani, veramente la Chiesa è una, sia pure con diverse tradizioni; da questa certezza dipenderà molto” disse padre Giovanni.
Alla serata intervenne pure lo storico e poeta Vladimir Iljus’eko che conosceva padre Georgij C’istjakov, ancora dagli anni giovanili. Lui paragonò padre Georgij a Pavel Florenskij, trovando in loro molto di comune, ma soprattutto una cosa: “un ardente amore per Dio.
In conclusione della serata il coro, sotto la direzione di Tat’jana Kunina, cantò inni spirituali antichi e moderni.