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#bringbackourgirls, aiuti virali che insultano le vittime

Autore:
Volontè, Luca
Fonte:
CulturaCattolica.it
Ricevo da Luca Volontè, CEO Fondazione Novae Terrae, e rilancio




Le più di 200 ragazze rapite lo scorso anno da Boko Haram, i terribili trafficanti di uomini e tagliagola incalliti, sono state liberate. Altre ragazze e donne nel frattempo sono nelle mani dei terroristi che bruciano quotidianamente Chiese e uccidono cristiani di tutte le età in Nigeria.

Lo scorso anno, in un clima di superficiale ed emotiva compassione, migliaia di cittadini in tutto il mondo avevano in ‘buona fede’ raccolto l’hashtag reso noto per l’occasione “#bringbackourgirls” e attraverso il quale il Presidente Obama e moltissimi leaders politici europei avevano promesso il loro impegno per la liberazione delle vittime di questi terribili schiavisti di ispirazione islamica.

Nelle scorse settimane più di 200 ragazze e giovani donne, molte delle quali in attesa di un figlio, dopo mesi di torture, violenze e abusi, sono state liberate.
Ora si trovano nella Diocesi di Maiduguri, nella quale Il Vescovo Oliver Dashe sta facendo il possibile per aiutarle. Le ragazze sono cristiane e musulmane, entrambe unite dalla sofferenza e dalla enorme necessità di aiuti alimentari e sanitari.

Il mondo occidentale si è lavato la coscienza e ha subito dimenticato le ragazze rapite, così come dimentica le terribili e quotidiane sofferenze di tutti coloro che subiscono abusi, minacce e morte solo in nome del Dio in cui credono. Le bambine e ragazze rapite, ora tornate, non fanno più audience, né interessano alle gradi Ngo’s che si occupano di diritti delle donne e dei bambini. Noi sappiamo che loro non sono una ‘moda’, né un ‘brand’ da usare per farsi pubblicità.

“#bringbackourgirls” era una iniziativa illusoria, nessuno dei potenti che firmarono e rilanciarono l’hashtag si è poi realmente impegnato per il rilascio, né per la lotta contro Boko Haram. Nemmeno ora si intravede un minimo impegno per risollevare queste donne e bambine dalla miseria e dalla sofferenza che stanno vivendo quotidianamente.

E’ urgente una reazione popolare, una grande mobilitazione che vada ben al di là di un hashtag che lavi la coscienza. Il Vescovo si aspetta di più, le bimbe e ragazze rapite hanno ben altre necessità, molto più concrete e meno ‘virali’.

L’occidente non può essere rappresentato solo da un ‘hashtag’ condiviso dai potenti, il nostro cuore può dare molto di più. Il tempo delle ipocrisie e dell’incoscienza è finito, ogni piccolo gesto potrà cambiare la vita di molti.

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