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#Divorzio breve, è Legge. Ma chi si prende cura dell’amore?

Fonte:
CulturaCattolica.it
D’ora in poi si potrà divorziare in tempi molto più rapidi. È arrivato infatti il sì definitivo dell’Aula della Camera all’introduzione del divorzio breve. Il provvedimento è stato licenziato a Montecitorio con 398 sì, 28 no e sei astenuti

Quando fu introdotta la Legge sul divorzio in Italia, io avevo dieci anni. Negli anni che seguirono che portarono poi al referendum sul divorzio nel 1974, ero un ragazzina molto sensibile all’argomento perché vivevo in una famiglia litigiosa, mia madre e mio padre non facevano che scontrarsi, noi figli diventavamo la causa o il pretesto delle loro liti, delle loro insoddisfazioni. Vivevo quell’inferno nell’attesa della lunga estate, quando per tre mesi ero spedita nel Veneto, da nonni, zii, cugini. Da loro ho imparato che c’era un altro modo di fare famiglia, che i problemi si potevano superare, che l’altro/a non è perfetto ma si poteva perdonare e ricominciare.
Mentre correvo tra i campi di grano, vendemmiavo l’uva e stavo a tavola con loro, senza saperlo “respiravo” che la famiglia era altra cosa da quel disastro che mi attendeva a casa.
Negli anni delle scuole medie, ero diventata una grande sostenitrice del divorzio, con l’insegnante di religione facevamo grandi discussioni, la mia amica Marinella, figlia di un Democristiano storico, sosteneva la famiglia, io la libertà di disfarla. Don Giovanni cercava di mediare. Anni dopo sui gradini dell’oratorio, quando si cominciava a parlare di abrogare la Legge sull’aborto mi fermò e mi chiese: “Ora non sarai anche favorevole all’aborto?” “No, questo mai!” risposi. Lui mi sorrise e vidi la sua tonaca nera allontanarsi.
Mia madre ripeteva: “guarda che le famiglie son tutte così, solo che non vanno in giro a raccontarlo, gli altri non sono come te che ti confidi con i preti e le suore”
Qualche volta ho pensato che mia madre avesse ragione, ma guardare l’esperienza di altri mi faceva dire che la famiglia era altro. I miei catechisti erano una famiglia, certo, litigavano, facevano pace, ma erano innamorati e io avrei voluto invecchiare come loro.
Il matrimonio è una cosa seria, è una responsabilità che ci si assume nei confronti dell’altro e dei figli “che Dio vorrà donarvi”. Questi figli che diventano pretesto, merce di scambio, qualche volta di ricatto. Perché gestire una famiglia non è semplice, ma gestirne due è ancora più complicato, due case, due affitti, i bambini questa settimana con te e la prossima con me, i nonni che si moltiplicano. Il divorzio è una ferita che a volte si rimargina, ma resta visibile, sottopelle, altre volte continua a sanguinare alimentata da amarezze e ingiustizie che non si placano. Qualche volta cerchiamo attenuanti, diciamo di farlo per i bambini, per non farli vivere tra litigi e discussioni. Se davvero volessimo fare qualcosa per loro, dovremmo prendere in mano questa fragile unione e cercare qualcuno che ci stia vicino, che ci aiuti, che ci sorregga mentre lavoriamo sulle nostre fragilità, mentre riscopriamo quell’amore, quella passione, quella freschezza che ci ha fatto dire “per tutta la vita”
A mio avviso si dedica poco tempo e poca energia a costruire il matrimonio. Le nuove generazioni avranno meno occasioni di vedere un amore in azione. Bisognerebbe dedicare più energie a parlare con questi ragazzi, a discernere con loro, cos’è l’amore, cos’è il dono di sé, cos’è la responsabilità, cosa vuol dire amare il bene dell’altro?
Prima, molto prima che si arrivi al corso fidanzati, spesso ci si arriva dopo lunghe convivenze, dopo molteplici storie, oppure, quando si è oramai presi da mille incombenze legate alla preparazione del matrimonio. Invece, il matrimonio va sperato, sognato, curato ogni giorno. Bisogna imporsi di non lasciare mai amarezze in sospeso, di non addormentarsi mai arrabbiati con la persona che dorme accanto a te. Bisogna chiedersi spesso, cosa amo di lui o di lei? Quali sono i suoi punti forti, perché quelli deboli, i difetti saltano subito all’occhio.
Mentre scrivo penso che domani (24 aprile) festeggio i 33 anni di matrimonio, e come “regalo” passa la legge sul divorzio breve. Sarà più facile divorziare che cambiare gestore telefonico. Onestamente non mi pare una grande conquista. Il matrimonio non può essere un acquisto online, - soddisfatti o rimborsati – il matrimonio, si costruisce, prima, durante, dopo. Mi fanno paura quelli che si sposano dicendo; “speriamo che vada bene”. Gli direi: “scendi da quell’altare” se questi sono i presupposti - “speriamo” - stai partendo con il piede sbagliato. Capisco però che tutto concorre a rendere fragile la coppia
Non ho ancora scritto il biglietto di auguri a mio marito per domani, ma mi sembra davvero incredibile che siano passati 33 anni. Non siamo più i ragazzini sprovveduti che si sono sposati contro il volere degli adulti, mi fanno tenerezza le fotografie di questa esile ragazza, nel frattempo è ingrassata, invecchiata ed è certa che quando lui le dice - sei bella - è perché la guarda con gli occhi dell’innamorato, vede oltre ai chili di troppo, la pelle stanca e le rughe. Quando lo guardo, vedo ancora quel ragazzo con le mani da operaio meccanico e lo sguardo da ragazzino, mi fanno tenerezza le sue fragilità, ma anche quella sua determinazione a seguirmi in avventure che non avrebbe scelto, a non cedere alla sua pigrizia a lasciare spazio alla mia esuberanza e ad arginarla quando eccede. Amo di lui la generosità, sapere che i sacrifici che fa e che facciamo, hanno uno scopo buono, sono per i nostri figli. Amo il fatto che si affezioni come a delle figlie alle ragazze che i nostri figli portano a casa, che pianga ai matrimoni come di solito un uomo non fa, che quando scalpito perché il tempo che ci dedichiamo mi sembra poco, capisca al volo e si inventi qualcosa per guardarmi negli occhi. Sorrido quando dice di sognare una vecchiaia in riva al mare ma che allo stesso tempo ha già individuato dove andare a fare volontariato.
Non dimenticherò mai la cioccolata calda che trovavo sul comodino accanto al mio letto d’ospedale quando passava alle sei del mattino prima di andare al lavoro e se dormivo la cioccolata era un segno che lui c’era. Ora per non farne un santo vi confesserò che ci ha messo anni a imparare che amo i tulipani e non i fiori che sanno di camera mortuaria, che non sempre azzecca i regali, che quando si addormenta sul divano e russa come un mantice a volte la tenerezza sfugge. Pensare che i primi mesi di matrimonio, quando mi sono trovata disordinata e disorganizzata, accanto a uno perfettino e ordinato, quando la mia idea di libertà ho scoperto che era differente dalla sua (la mia era anarchia casalinga) ho persino pensato: ” vuoi vedere che mia madre aveva ragione? Che questo matrimonio non si doveva fare? Che quel giorno la pioggia era un segno del cielo?” Invece si, era un segno del cielo, non ci sarà sempre il sole, le cose non andranno sempre come voi le avete immaginate e sognate, perché la strada la traccia un Altro. Ma se lo seguirete, se vi fiderete, se saprete avere fiducia andrete lontano.
Agli innamorati dico: “abbiate cura del vostro amore, soprattutto quando non sarà facile, quando lo vedrete fragile, non sarà mai fatica sprecata”.

Se potete guardate questo bel film: «La bottega dell'orefice»

o leggete il libro di Wojtyla

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