Dio si è manifestato...
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Ti ho visto, papà. Eri chinato su quel corpicino ed ho osservato le tue mani. Le hai fatto come facevi a me quando non riuscivo a respirare bene e diventavo rosso rosso, no, color melanzana. Avevi paura, lo so. Avevi paura con me, che ero e che sono tuo figlio. Avevi paura con lei, piccola che quasi ti stava in una mano.
Ma come allora la paura ha ceduto il passo non al dovere, no: al richiamo della Vita. E la Vita ha un sussurro che può sentire solo chi ha fatto a braccio di ferro con la morte come tante volte hai fatto tu per me, papà.
Le cose poi non sono andate come avresti voluto tu – l’ultimo braccio di ferro l’ha vinto lei – ma ce lo dicevamo sempre che morte non sarebbe stata l’ultima parola. Così è stato.
Ti guardavo, papà. E ho gioito con te, quando l’hai sentita respirare bene, quando l’hai vista del colore che hanno i neonati, che avevo io quando sono venuto al mondo, che aveva Aldo, il mio fratellino…
Quel massaggio cardiaco l’ha salvata, te l’hanno detto anche i medici, ti hanno fatto i complimenti.
Ero con te. Orgogliosissimo del mio papà Raffaele. (A proposito: lo sai, papà, che l’arcangelo Raffaele si chiama così perché in ebraico Raffaele significa “medicina di Dio”, “Dio guarisce”? Lo vedi, papà, che tutto tutto tutto ha un senso, proprio come ci dicevamo quand’ero in vita, e non stavo bene, e avevate il terrore di perdermi, e non capivamo perché noi, perché io? Persino il nome parla di noi…)
Io non lo so, papà, se il giudice dirà sì oppure no alla richiesta tua e della mamma che quella bambina venga affidata alla nostra famiglia. Ne sarei felicissimo: ho visto l’espressione di Aldo quando ti ha detto portala a casa con noi. So quanto ci tiene, da che sono salito in Cielo, di non rimanere il figlio unico che si sente. Io non lo so se il giudice ascolterà la vostra richiesta: da qui li vedo, le mamme e i papà che sono meno fortunati di voi che avete ricevuto in dono due figli, e da tanto tempo aspettano di poter adottare un bambino. Non so potrò chiamare questa bimba «la mia sorellina», ma c’è una cosa che desidero dirti, io che da quassù vedo tutto quello che capita laggiù dove sei tu. Quel fagottino nato prematuro, abbandonato e poi strappato alla morte, è stata la luce più bella in questi vostri giorni bui in cui tutto – tutto! – congiura contro la vita.
Come il netturbino che per primo ha visto quel corpicino muoversi nel sacchetto della spesa, come l’infermiere che l’ha accolta in ospedale, è stata chiamata Emanuela: «Dio con noi». (Lo vedi, papà, che anche i nomi hanno un significato?)
Sul ciglio della strada provinciale tra Castel Volturno e Villa Literno, rifiuto tra i rifiuti, in quel corpicino di due chili e mezzo, Dio si è manifestato.
My beautiful woman