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La tragedia, nel cuore dell'uomo

Fonte:
CulturaCattolica.it

Vogliamo sapere “come”. Non ci basta l’evidenza di quello schianto, di quei rottami, di quei brandelli di corpi sparpagliati. Morti. Centocinquanta passeggeri di una decina di nazionalità. Tre mesi il più piccolo. Sedici studenti di una classe, sorteggiati per il gemellaggio in Spagna. Sindacalisti, un baritono, un contralto con il marito e il bambino appena nato, quel papà in attesa del quarto figlio…
Non ci bastano nemmeno questi volti, queste storie per sempre interrotte. Vogliamo sapere “come”, vorremmo sapere perché.
Basta, tutto finito.
Ma si ribella il cuore, di fronte alla morte, allo schianto, ai frammenti di membra e di verità. Allora si cerca la scatola nera, affannosamente.
Guasto al motore? Attentato?
E mentre i familiari come in pellegrinaggio raggiungono la zona e si fanno accompagnare dalle guide alpine, e vogliono vedere “dove” (serve a metabolizzare il lutto, a elaborarlo…), mentre psicologi e preti sono impegnati a sostenere chi resta, e politici e opinionisti dicono la loro, e le forze dell’ordine indagano, e i giornalisti inseguono la cronaca, ed è corsa contro il tempo per sottrarre questi poveri resti all’ingordigia dei lupi, si fa strada una notizia insopportabile.
Forse, Andreas Lubitz, 28 anni, il copilota, ha volontariamente azionato il comando per la perdita di quota. Forse era depresso. Forse voleva distruggere l’Airbus A320. E se stesso. E chi era con lui.

No, così non vale.
Oggi che la parola d’ordine è autodeterminazione, che nei laboratori teniamo in pugno l’origine della vita e le leggi sul testamento biologico ci permettono di gabbare la morte; oggi che Angelina Jolie ci ricorda che «la conoscenza è potere»: lei che dopo la mastectomia preventiva bilaterale ora si è fatta asportare tube e ovaio, per prevenire il tumore… oggi che nasciamo tutti buoni, al massimo è colpa del potere, degli altri, della società se diventiamo cattivi, questa notizia – che sia confermata oppure no – proprio non si può sentire. Meglio, molto meglio un guasto: prendersela con la compagnia aerea. Meglio, molto meglio un attentato. Qualche fanatico, un terrorista, un kamikaze, un fondamentalista islamico, l’Isis… Una malore del pilota, magari…
Ma ora che Scalfari dalla bibbia Repubblica ci ha annunciato che «papa Francesco ha abolito il peccato» e questo vuol dire che l’uomo è libero, finalmente, e padrone, no: non sbatteteci in faccia la foto di Andreas sorridente, le sue ore di volo, la sua bravura di airman, ma, nel cuore, il tarlo della depressione: quella roba che urge dentro, e si fa strada, e d’un tratto, senza preavviso, può deflagrare come un’eruzione vulcanica, come un terremoto, come una… bomba. E diventare autolesionismo, violenza, strage di innocenti.
Questo no, noi che ci crediamo buoni, e padroni della vita, non possiamo sopportarlo.
Diteci che non è vero.

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