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Fine dell'#8 marzo

Fonte:
CulturaCattolica.it
“Un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, perché le donne non solo portano la vita ma ci trasmettono la capacità di vedere oltre – vedono oltre loro –, ci trasmettono la capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero”.

Finalmente è finito anche questo 8 marzo. La festa della donna. No la giornata della donna. No, io la donna la festeggio tutti i giorni. Della solita retorica non ne posso più.
A partire da quella sull’evento che fece nascere questa ricorrenza. Si dice sia la morte di un gruppo di operaie che erano state chiuse in una fabbrica dove scoppiò un incendio. No, è una bufala, ci hanno fatto credere una cosa non vera, è stato Lenin a imbastire questa storia per far vedere che i capitalisti americani sono brutti e cattivi. Ogni anno la stessa storia, un convegno, un libro di poesie, una manifestazione contro la violenza di genere. Scarpe rosse, fiori gialli, qualche foto di repertorio, un articolo sulle quote rosa nei CDA, un po' di statistica sulle donne violentate, uccise, discriminate.
Sta di fatto, che la donna, cantata, amata, rispettata, violata, usata, la donna da secoli lotta per una libertà che avrebbe bisogno di un attimo di riflessione, di riconoscere che qualche errore è stato fatto, che la strada da fare è ancora molta, pare la Salerno/Reggio Calabria, interminabile. Bisognerebbe ammettere che qualche volta la libertà somiglia più a una galera.
Abbiamo voluto essere libere di lavorare come gli uomini, ma i tempi del lavoro sono rimasti maschili, non vale! Così abbiamo dovuto rinunciare, procrastinare la maternità, ora abbiamo mamma vecchie e diciamolo senza nasconderci dietro alle parole, vecchie non è una colpa, lottiamo con gravidanze che non arrivano, ci facciamo bombardare di ormoni, perché noi siamo così, quando decidiamo di non perdere l'ultimo treno siamo disposte a tutto. Fingiamo che vada bene, che sia la modernità, ma non è così e siccome siamo intelligenti lo sappiamo, ma sappiamo andare avanti con il sorriso. Allora, forse non sono più asili che dobbiamo pretendere, ma riunioni che non si convochino alle 18, dobbiamo chiedere che si possa lavorare da casa, che ci valutino per i risultati e non per le ore che stiamo sedute alla scrivania.
A parità di mansione, gli stipendi delle donne sono più bassi di quegli degli uomini, ma le studentesse universitarie sono più brillanti, si laureano prima dei maschi, hanno voti migliori, però poi a dirigere, decidere, scegliere non ci sono loro, ma i loro colleghi uomini, sarà perché non partoriscono?
Abbiamo lottato per la libertà di fare ciò che volevamo del nostro corpo, la contraccezione sembrava poterci liberare dalla paura della maternità, la sessualità slegata dalla procreazione, gran bella cosa, libere come uomini. Spesso però siamo solo libere di non pensarci, di non fare progetti, di rimandare il futuro, poi molte si guardano dentro e si chiedono se questa libertà le abbia davvero rese felici. Siamo “libere” di decidere cosa fare di un figlio che ci cresce in pancia, ma sole a portare il peso di quella scelta.
Allora una volta tanto, niente mimose e convegni, facciamo qualcosa di serio, di vero.
Valorizziamo le donne senza regalare loro nulla, ma riconoscendo il loro valore.
Le donne che scelgono o che sono costrette dalle circostanze a farsi carico di figli disabili, di genitori anziani, o semplicemente si prendono cura della famiglia. Quelle donne che trovi a casa sedute a tavola quando torni da scuola, che sanno ascoltare, che si dividono tra la palestra del piccolo, il fisioterapista del nonno, la riunione a scuola del grande. Ringraziamo tutti coloro che in questo 8 marzo ricordandosi di loro le hanno elogiate, ma una volta tanto, non elogi ma fatti. Riconosciamo semplicemente che queste donne sono un risparmio economico per la società. Che quel nonno accudito in casa, in una casa di riposo costerebbe alla collettività molto di più. Che quel disabile grave, se anziché a casa sua stesse in una struttura pubblica costerebbe ben di più alla società. Ecco una volta tanto, riconosciamo a queste donne il loro valore in modo concreto. Perché di elogi siamo un po’ stufe. Le famiglie dove le donne si prendono cura dei più deboli, sono famiglie penalizzate dal mancato guadagno di quella donna che lavora in casa, e il suo è un lavoro a favore della collettività.
Ha detto il Papa “Un mondo dove le donne sono emarginate è un mondo sterile, perché le donne non solo portano la vita ma ci trasmettono la capacità di vedere oltre – vedono oltre loro –, ci trasmettono la capacità di capire il mondo con occhi diversi, di sentire le cose con cuore più creativo, più paziente, più tenero”.
Appunto, ma per cortesia non abusate della nostra creatività, pazienza e tenerezza, sperando che basti una scatola di cioccolatini.

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