Non cambiamo le carte in tavola!
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Oggi 25 gennaio 2015 la trasmissione televisiva “A Sua Immagine” è stata incentrata dell’ora di religione a scuola.
Mi ha meravigliato molto uno dei due ospiti il quale affermava che bisogna trasformare l’ora di religione cattolica in ora di storia delle religioni, perché, diceva l’ospite, l’attuale contesto sociale è caratterizzato da multiculturalità e multireligiosità.
Mi sembra opportuno ricordare che il Concordato non pone il cattolicesimo oggetto di conoscenza scolastica come una scelta religiosa della maggioranza degli italiani e neppure come una porta aperta alla Chiesa Cattolica per la formazione dei credenti. Uno Stato laico non dà giudizi di valore sulla fede che è, e rimane, scelta personale nell’ambito della stessa società, ma, come afferma sempre il Concordato, si chiede che il cattolicesimo venga conosciuto a livello scolastico quale forma religiosa che ha contribuito alla formazione della identità della cultura italiana, della nostra civiltà a livello delle sue espressioni non solo letterarie e artistiche ma anche di vita della comunità.
Pur essendo perfettamente condivisibile l’analisi della attuale situazione storica che moltiplica la presenza di altre culture, non faremmo un buon servizio proprio a quei cittadini di altre civiltà il non chiarire a loro e per loro la nostra identità culturale italiana che non può non dirsi cristiana e cattolica in particolare.
Tutto questo ci porta ad una serena analisi dell’identità dell’IRC che deve sganciarsi dalla preoccupazione catechetica che non è finalità della scuola ma della Chiesa che ha e deve avere i suoi luoghi per la formazione alla fede. Quell’insegnamento deve caratterizzarsi sempre maggiormente come fatto culturale e come tale deve essere preciso nei suoi contenuti cattolici.
Non può quindi essere una conoscenza del fenomeno religioso nelle sue varie dinamiche ma deve essere analiticamente attento a tutta la verità di fede professata nel cattolicesimo proprio per capire quelle espressioni letterarie artistiche e di vita che fanno parte della nostra cultura italiana.
Il che non significa che io alunno italiano mi chiuda nella mia beata identità, ma al contrario che senta il desiderio di confrontarmi con i valori di altre culture a me diverse e che certamente possono aiutarmi ad un sano interscambio e arricchimento che può venire a me dall’altro.
Come nell’ambito della vita delle comunità questo ha portato ad aprirsi alla accoglienza di ortodossi, evangelici e anche mussulmani, così nella vita della istituzioni della società civile come nella scuola, comporta un iter di conoscenza della cultura di cristianesimi diversi e anche di altre religioni come l’Islam, che hanno dato origine a civiltà diverse.
Quanto poi multiculturalità e multireligiosità: Non mi pare che possa essere soltanto un problema da affrontare in sede scolastica anche se in tale sede emerge la presenza di identità religiose diverse che, se vogliamo essere concreti, non fanno problema nelle varie sfaccettature delle confessioni cristiane, ma per la maggior parte, nel confronto tra cristiani e islamici.
E’ problema molto vasto che non mi sento di affrontare solo in ambito scolastico ma che coinvolge tutta la società occidentale e in particolare la nostra Europa che nonostante il rifiuto del riconoscimento nella sua Costituzione delle radici cristiane non può comunque prescindere da esse.
Il problema si pone in particolare nel dialogo con le popolazioni di cultura islamica che ormai da alcuni anni reclamano un rapporto diverso con l’Occidente.
Un articolo di Civiltà Cattolica suggerisce delle piste di lavoro: “A livello individuale e comunitario, per diventare veramente europei, (i mussulmani residenti stabilmente in Europa) non possono assolutizzare la propria cultura di origine, sia essa araba, africana o asiatica, ma sono chiamati a discernere quanto se ne debbano distaccare, per assumere la cultura europea e farla anche propria. … Una nuova identità europea dovrebbe così potersi affermare e, una volta affermata, non dovrebbe cercare di farsi valere o affermare la propria superiorità rispetto agli altri (i non europei), ma piuttosto perché risalti la differenza qualitativa. … Va affermato con forza che tutti gli abitanti dell’Europa, di religione mussulmana o no, sono tutti chiamati a costruire insieme un ambiente nel quale si possa vivere in un modo più giusto e dunque migliore. … una simile impresa non si realizzerà in un giorno, ma richiederà del tempo.” (Civiltà Cattolica n. 3720).