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La religione a scuola si insegna così!

Fonte:
CulturaCattolica.it
Il viaggio dei Magi di Samantha Cristoforetti…

Abbiamo detto in questi giorni che Insegnare religione è un «mestiere pericoloso». Questa «lezione» che vi proponiamo indica un modo più vero e affascinante di essere nella scuola.
Vogliamo insegnanti così
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Ho un’immagine negli occhi e nel cuore in questo inizio d’Avvento, un’immagine che ho mostrato e commentato in classe tra le mille che i ragazzi hanno a portata di touch.
È quella di una giovane donna italiana che arriva nello spazio, incontra i suoi compagni di viaggio, li abbraccia e si fa fotografare davanti ad una sorta di altarino carico di immagini sacre... E mi vien in mente la prosopopea di un Veronesi Umberto, l’oncologo di chiara fama, cui basta un Dio nascosto per proclamarne l’inesistenza. In una sorta di infantile cecità ciò che non vediamo non esiste, e non affermiamo invece umilmente di non vederlo e di aver pertanto ancor più bisogno di cercarlo...Quando ne parliamo in classe parto sempre dal grido dell’uomo che con umiltà chiede con le parole dell’Innominato dei ‘ Promessi Sposi’: “Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi, se lo sentissi, ma dov’è questo Dio?”, e la pacata geniale risposta del Cardinale: “... non ve lo sentite in cuore, che v’opprime, che v’agita, che non vi lascia stare, e nello stesso tempo v’attira?”.
Che lezione da questi astronauti, nell’alto dei cieli, incuranti del politicamente corretto (ci penserà poi ‘Repubblica’, quotidiano di questa landa sperduta del pensiero debole, a censurare debitamente l’immagine onde evitare che i suoi lettori possano avere un sussulto di libertà...).
Questi astronauti, pellegrini dell’universo, affermano il bisogno di altro, il bisogno di un Altro più grande della loro scienza, delle loro competenze linguistiche (dicono che Samantha sappia sette lingue), più grande di loro insomma: un Tu misterioso che ha scelto la croce per redimerci, che è nato in un ventre di donna, una di noi, la Madonna di cui sono presenti nel modulo spaziale parecchie icone russe, dalla più grande che campeggia al centro. E che dicano gli altri, laggiù, che non sta bene, che occorre essere rispettosi degli altri modi di sentire, di pensare, di essere (ma che sterile polemica quella sul Natale neutro che si dovrebbe celebrare, il Natale del freddo, senza un Dio che nasce, un Natale mortale!).
Come parla invece l’immagine di questi sapienti del nostro tempo che portano negli spazi siderali oro incenso e mirra, ció che più conta per sè a ricordare la bellezza di essere uomini con una meta infinitamente più alta del cielo raggiunto-raggiungibile. “E di tutto il visibile più oltre, che c’è dall’altra parte dello spazio? Più in là dell’infinito dì, Aldebaran, che resta?” chiedeva il grande poeta De Unamuno in una lirica dopo aver letto il leopardiano ‘Canto notturno di un pastore errante dell’Asia’. Dall’altra parte dello spazio c’è ancora la domanda religiosa di Samantha e dei suoi compagni di viaggio, di questi Magi del nostro tempo con il loro cammello-Soyuz, che seguono i lucenti geroglifici tracciati in un cielo rimasto insondabile. Perché, per quanto siamo riusciti a scandagliarlo quel pezzetto infinitesimale di spazio vicino a noi, esso è ancora gravido di una domanda cui non sapremo rispondere se il cielo non avesse avuto pietà del nostro niente e non ci avesse donato, in quella notte di un paio di millenni fa (venti vite di uomo appena), quel volto umano infante di Dio che ancora oggi ci affascina e ci intenerisce il cuore.
Buon Natale Samantha Cristoforetti, trentina della Val di Sole dal natalizio cognome, che ci ricorda che occorre ancora “tener vivo il sogno perché questo si possa al fine realizzare...”

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