Monica e Francesca
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La vita spesso ci mette di fronte a situazioni complesse che escono dalla strada conosciuta per farci percorrere sentieri nuovi.
È stato così per l’incontro con Monica e Francesca!
Chi aveva il problema di decidere il da farsi sulla continuazione o meno della gravidanza, era Monica.
Giovane diciottenne dalla sofisticata ed esotica bellezza, originaria di Santo Domingo, ha lasciato la casa dei genitori avendo un lavoro che lei denomina da “ragazza immagine”.
Oggi non svolge questo lavoro poiché incinta, ma se abortisse, sarebbe a sua disposizione da subito.
Ha un grosso problema: individuare la paternità di questo piccolo bimbo.
Le cose sono andate così:
Ha avuto una relazione con un uomo di quarantuno anni che ha lasciato e, immediatamente, ne ha iniziata un’altra con Marco, ragazzo italiano di ventidue anni.
Fatti i dovuti conti, il padre del bimbo che aspetta, sembrerebbe essere il suo ex-partner, che lei non vuole più.
“Marco, però, pur chiedendomi il test di paternità, si immagina che il figlio non sia suo.
Ciò nonostante mi offrirebbe ospitalità in casa sua, vive ancora con la sua famiglia, dicendo che continuerebbe a occuparsi di me e del bambino.”
“Dove abita ora Monica?” intervengo un po’ perplessa.
“Sto con Francesca. Lei, però, abita con altri e non potrò continuare a restare lì.”
I miei pensieri si sovrappongono alla velocità della luce e cerco di trovarne il bandolo.
Provo a seguire il suo dire:
“I familiari di Marco sarebbero d’accordo? Perché, se sì, potrebbe essere, forse, una soluzione. Non esiste solo la paternità biologica.”
Educatamente e quasi sommessamente, interviene Francesca:
“Devi raccontare tutto, altrimenti le cose non sono precise.”
Le guardo entrambe con sguardo interrogativo e aspetto.
I momenti di attesa e di silenzio, a volte possono diventare pesanti, ma sono indispensabili.
Si lascia decantare il suono delle parole perché queste prendano carne e diventino significative.
“Ha ragione Francesca – soggiunge Monica – non le ho detto che Marco farebbe tutto ciò come un prestito da restituire quando potessi riprendere il mio lavoro che viene pagato molto bene.”
Così si declina l’amore dichiarato pochi attimi fa come bellissimo e disinteressato!
Sento la mia testa come ovattata. Il cuore è invece pronto.
“Possiamo provare a cercare di esplorare altre strade? Questa non mi sembra convincente.”
Intanto penso che un’altra eventuale strada gliela devo almeno proporre, visto che di quel piccolo bimbo ancora nessuno sembra occuparsi.
“Francesca, lei che cosa fa nella vita?”
“Io lavoro per mantenermi. Guadagno quattrocentocinquanta euro al mese, ma studio e devo pagare anche il posto-letto.”
Poi sommessamente aggiunge:
“A noi due piacerebbe poter condividere un alloggio”.
Monica fa fatica a dire le cose, ma lei ha anche un attestato di parrucchiera, potrebbe cercare di svolgere questo tipo di lavoro che rende molto meno, ma …
“Avremmo anche trovato una soluzione abitativa che ci costerebbe quattrocento euro al mese, senza pagamenti anticipati e senza caparra.
Da sola, però, io non riesco e Monica non ha nessuna entrata.”
Un pensiero comincia a farsi strada: mi piacerebbe molto che rinunciasse a questo guadagno facile per ingaggiarsi più seriamente con la vita!
Guardo la giovane mamma. Cosa starà pensando?
“A me piacerebbe molto. – interviene in risposta – L’amicizia di Francesca sa di fresco, potrei iniziare un altro modo di vivere.
La smetterei anche di dover bere per far consumare i clienti.
Non posso bere Coca Cola, devo ingollare alcolici e spesso questi signori se ne approfittano.
Non sono contenta.”
“E, questo bambino?”
“Non voglio abortire. Se solo potessimo pensare a questa soluzione diversa mi sentirei anche appoggiata.
Francesca è una brava ragazza!”
Mai desidero essere ricca come in questi casi!
Poi, però, mi convinco che i denari li troveremo a costo di chiedere l’elemosina come altre volte ho fatto.
Con Monica non si tratta solo della vita del piccolo bimbo ma della sua stessa vita di donna.
Esiste, grazie al cielo, la possibilità di promuoverne la dignità perché possa dare alle cose il loro significato.
Scelte difficili ma che danno senso alla vita.
E allora:
“Monica e Francesca, noi non siamo ricchi, anzi! Per poter sopravvivere come associazione di volontariato facciamo di tutto.
Mi avete raccontato prima una storia un po’ buia che non mi faceva stare bene e ora me ne raccontate un’altra più faticosa ma illuminata dalla capacità di mettersi in gioco e dalla speranza.
Credo che potremo fare così:
Verifichiamo che quella soluzione abitativa sia ancora disponibile (non faccio in tempo a concludere che subito mi dicono ‘sì, sì, abbiamo sentita la proprietaria ieri pomeriggio’). Ciascuna di voi due dovrà naturalmente mettere la sua parte. La parte di Monica la pagheremo noi.
Poi dovrete ben mangiare; daremo a Monica una bella ‘borsa della spesa’ per due persone. Certo, in quella borsa troverete olio, zucchero, pasta, riso, pelati, scatolame di tutti i tipi. Ai cibi freschi penserà Francesca.
Siete d’accordo?”
Ridono.
“Monica – soggiungo – è arrivato il momento di far valere anche la sua capacità professionale. Potrà chiedere alle signore e ragazze che conosce di far loro bellissime acconciature.
Per tutto ciò che servirà al bambino, penseremo noi come penseremo a tutta la parte sanitaria e pedagogica, indispensabile per diventare una buona mamma.
Posso scriverle questo progetto?”
Accendo il computer e mi metto a stendere questa relazione mentre Monica e Francesca parlottano allegre esattamente come due giovani donne che hanno sperimentato la solidarietà e visto la luce della speranza in un futuro migliore.