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Dimenticare l'«odore delle pecore»

Fonte:
CulturaCattolica.it

Al netto delle ormai consuete strumentalizzazioni di parole ed atti del Santo Padre da parte di una stampa cialtrona ed ideologicamente interessata, si impone, però, una pacata riflessione sulla scelta di ricorrere ad un sondaggio tra i fedeli per comprendere quale sia l’orientamento su tematiche come la convivenza ad experimentum, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la situazione dei divorziati risposati, e la contraccezione. Tre sono i punti di riflessione.
Primo. L’idea di dover ricorrere ad un survey, come qualunque altra organizzazione umana, per avere un’idea di quale sia la situazione reale che vive il popolo di Dio è già di per sé l’ammissione di una sconfitta per la Chiesa. Rischia, infatti, di apparire come il riconoscimento ufficiale del fatto di aver perso il contatto con la realtà. Sembra che vescovi, parroci e religiosi vivano in una dimensione esistenziale differente da quella dei fedeli, al punto da dover ricorrere ad uno strumento demoscopico per capire cosa pensino, cosa provino, quali difficoltà incontrino, che futuro si immaginino. Sembra, purtroppo, che i pastori non riconoscano più «l’odore delle proprie pecore», per usare l’efficace ed evocativa metafora di Sua Santità Papa Francesco. Era davvero necessario ricorrere ad un simile strumento d’indagine, assumendosi il rischio di scivolare dalla teologia alla sociologia?
Secondo. Dal punto di vista pedagogico, poi, l’idea che i fedeli possano pronunciarsi su temi che afferiscono i cosiddetti valori non negoziabili, – e comunque su capisaldi della dottrina cattolica – non appare felicissima. Pietro è, e resterà fino al ritorno del Figlio dell’Uomo, il garante del depositum fidei, che neppure egli, pur essendo il Vicario di Cristo in terra, può intaccare e modificare. E’ lecito, quindi, chiedersi che senso abbia instillare negli stessi fedeli il dubbio che la loro opinione su quell’immutabile patrimonio dottrinale possa in qualche modo essere utile e funzionale a possibili cambiamenti. Del resto, se così non fosse, che scopo avrebbe un sondaggio? E può apparire davvero utile alla cura pastorale instillare l’idea che su tale patrimonio dottrinale si possano avere idee diverse, si possano raccogliere parere differenti, si possano far compilare questionari? Occorre sempre tenere presente il rischio di fare la fine della Chiesa Anglicana, oggi ridotta ad un simulacro dopo essere caduta nella trappola diabolica della “democrazia pastorale”. La dimensione dogmatica di quella Chiesa, che non riconosce il ministero petrino, è crollata sotto i colpi dei picconi dei survey, dei sondaggi, dei referendum, delle indagini demoscopiche. Ha fallito quando, cioè, si è illusa che aprirsi alla modernità significasse collegialità con il laicato anche su questioni dottrinali. In realtà, come sosteneva Jacques Maritain a proposito dei cattolici nella sua splendida opera intitolata Il contadino della Garonna, l’errore mortale della Chiesa è quello di inginocchiarsi davanti al mondo: «In larghi settori del clero e del laicato, ma l’esempio viene dal clero, non appena la parola mondo è pronunciata, una luce d’estasi passa negli occhi degli uditori». E’ così che muore una Chiesa.
Terzo. Da un punto di vista di mera strategia d’immagine, poi, possibile che nessuno si sia posto il problema di cosa accadrebbe se i risultati del sondaggio mostrassero una stragrande maggioranza di opinioni contrarie agli insegnamenti ufficiali della Chiesa? E’ possibile essere talmente ingenui da non prevedere le inevitabili strumentalizzazioni delle varie lobby pronte ad inveire contro una Chiesa arroccata nei suoi vertici, autoreferenziale, dottrinalmente sconfessata dagli stessi fedeli, non più in sintonia con il suo popolo, sola e abbandonata dai suoi seguaci? Una simile arma sarebbe servita su un piatto d’argento dalle stesse gerarchie vaticane. Il mondo non capirebbe che la fede non è una questione di numeri, né di proporzioni percentuali. Se valesse questa logica oggi saremmo tutti ariani. Ci fu un tempo, infatti, in cui «ingemuit totus orbis et arianum se esse miratus est», tutto il mondo gemette e si meravigliò di ritrovarsi ariano. L’imperatore Costanza, la quasi totalità della Chiesa e persino il Papa Liberio non erano più cattolici.
Fu un’infima minoranza a mantenere intatta la fede e a non cedere all’eresia di Ario. E fu un uomo coraggioso, il Vescovo Atanasio di Alessandria, a combattere solo contro tutti, riuscendo, grazie ad una vittoria miracolosa, a riportare la Chiesa alla vera fede cattolica. Davvero la logica di Dio non è la logica del mondo.

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