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Il Papa è dono dello Spirito Santo?

Fonte:
CulturaCattolica.it

«Vorrei essere (educatore) con tutte le mie forze, perché non ritengo che valga la pena un rapporto umano se non è comunicazione di quel tanto di verità che nella vita è già diventato esperienza.» In queste parole straordinarie di don Giussani io ritrovo il senso di ogni impegno comunicativo, di ogni rapporto, di quello sguardo di simpatia alla realtà e alla Chiesa che mi appaiono le ragioni del vivere e dell'impegnarsi. Ovunque, anche nel mondo della rete.
Per questo sono profondamente grato ad Antonio Socci per la tenace insistenza con cui ci invita a guardare a Papa Francesco con occhi carichi di simpatia e di fede. E a riconoscere l'azione dello Spirito nel suo magistero.
Mi pare che si ritrovino, nell'insegnamento di Papa Francesco, questi livelli comunicativi: il cuore è la consapevolezza di Cristo, centro del cosmo e della storia, e quindi della vita personale. E questa consapevolezza coincide con la integralità della sua concezione di fede (del resto il suo maestro sant'Ignazio ricordava all'educatore la necessità di avere una consapevolezza globale della verità da comunicare).
Il secondo livello riguarda il desiderio di abbracciare chiunque, per rendergli possibile quell'incontro con la verità fatta carne che è il Signore Gesù. E questo nella consapevolezza della libertà dell'interlocutore e delle sue caratteristiche ed attitudini. Senza nascondersi il rischio di essere frainteso (una volta ricordo che Giovanni Paolo II diceva che per comunicare la verità sarebbe stato disposto ad andare persino «tra le gambe del diavolo»). E questo livello non può essere se non limitato, a volte parziale, all'inizio di un cammino che si potrà svolgere tenendo conto di vari fattori, tra cui non ultimo la buona volontà e sincerità dell'interlocutore. E questo è comunque il rischio di ogni educatore autentico!
Infine mi pare siano presenti oggetti che richiamano l'attenzione e gesti che lui compie in varie occasioni: dalle scarpe alla croce di ferro alla borsa sull'aereo per il Brasile. Mi sembra francamente ridicolo farli diventare «luoghi teologici» di un magistero che qui sarebbe finalmente in contrasto con il comportamento e gli insegnamenti dei predecessori.

Allora, riprendiamo con coraggio e decisione l'insegnamento magisteriale del Papa, a cominciare dalla «Lumen fidei» fino ai vari interventi, sia delle udienze che dei pronunciamenti. Impariamo dai gesti la sua passione ad incontrare le «periferie», senza cadere nello schematismo sociologizzante (non ci ha insegnato nulla il richiamo a quella periferia che sono i bambini che non sanno fare il segno della croce?). E poi smettiamo di dare valore dogmatico a tutti quei gesti enfatizzati dai mass-media, che hanno il solo scopo di distrarre il popolo da ciò che il Papa insegna quotidianamente (non vi ha mai interrogato il fatto che su quasi nessun quotidiano si è dato notizia dell'affidamento del mondo alla Madonna e neppure del suo commosso ricordo dei 522 martiri spagnoli uccisi dai comunisti?).
Amo il Papa, sono grato a Dio di questo dono, e vorrei che almeno i media cattolici ci aiutassero a seguirlo per il suo cuore e le sue intenzioni, e non per gli schemi sterili e vani del mondo e del potere.
Come ha ricordato Socci: «Per questo un pezzo da novanta della Segreteria di Stato, il monsignore americano Peter Brian Wells, il 18 ottobre scorso, in un evento pubblico ha invitato ad attingere direttamente ai testi del magistero del Pontefice perché “le parole di papa Francesco sono spesso diverse da quelle che gli vengono attribuite da certi organi di stampa”.»

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