Uomini e topi. A rischio la ricerca oncologica italiana
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Il Parlamento italiano fa lo sgambetto alla ricerca, e la caduta rischia di essere molto dolorosa per tutti.
Chiamata a recepire i diktat di una direttiva dell’Unione Europea, il 31 luglio, la camera ha determinato una serie di emendamenti subito salutati dagli animalisti come “la legge che fermerà la vivisezione in Italia”.
La realtà però è ben diversa, e non sarà la vivisezione ad essere fermata.
I fatti.
Cosa chiedeva l’UE ai Paesi membri con la direttiva 63/2010?
Di evitare inutili sofferenze agli animali utilizzati nei laboratori scientifici per la ricerca medica e farmacologica. Occorre, in poche parole, prestare attenzione al benessere animale, valore affermato dall’art. 13 del trattato sul funzionamento dell’Unione.
Scorrendo il testo della direttiva, si legge chiaramente che non si pretende uno stop all’utilizzo di animali in quei test che sono necessari “per la tutelare la salute umana, animale e dell’ambiente”, anzi, si fa divieto ai singoli stati di porre limiti più restrittivi alla ricerca rispetto a quelli deducibili dagli obiettivi tracciati a livello comunitario.
Il Parlamento ha invece ceduto alle pressioni degli animalisti (la Brambilla & Co.), ed è andato ben oltre le indicazioni ricevute dall’UE, con tutta una serie di emendamenti contenuti nell’articolo 13 del Disegno di legge 587.
I deputati ora delegano il Governo perché, a partire da questi emendamenti, rediga un testo per la regolamentazione della sperimentazione animale. Testo che poi dovrà comunque tornare alla Camere per la promulgazione definitiva di una legge. Le cose, quindi, sono ancora in divenire. Ma se le istanze degli animalisti dovessero essere certificate dal testo definitivo così come sono oggi, quali conseguenze ci sarebbero per la ricerca sui tumori?
Rischiamo un clamoroso autogol.
Ecco cosa cambierebbe, in breve:
1. Si rendono obbligatorie anestesia o analgesia sugli animali, anche per procedure quali un prelievo di sangue o una semplice iniezione (cautele che non sono previste nemmeno per le persone).
2. Viene introdotto il divieto di allevamento di cani, gatti e primati sul territorio nazionale. Non essendo (ancora) vietata la sperimentazione, questi animali dovranno essere importati e compiere lunghi viaggi per raggiungere il nostro Paese.
3. Sono vietati gli xenotrapianti (questo è il punto fondamentale), le ricerche sulle sostanze stupefacenti, e le esercitazioni didattiche con animali nelle università.
Si doveva recepire una direttiva europea che chiedeva di evitare maltrattamenti agli animali senza fermare la ricerca, e invece si è lasciato campo libero ai capricci di pochi individui, imponendo barriere insormontabili anche per i laboratori più scrupolosi.
Come avviene normalmente la ricerca sul cancro?
Negli anni 80, i modelli sperimentali più utilizzati nella ricerca sul cancro erano i topi transgenici: i ricercatori ricreavano negli animali le stesse alterazioni genetiche osservate negli esseri umani. In questo modo, però, era possibile studiare un numero estremamente ridotto di problematiche, mentre oggi è noto che un singolo tipo di tumore può presentare più di cento mutazioni.
Oggi i farmaci tumorali si testano attraverso una pratica nota come xenotrapianto.
Con questo termine si intende il trapianto di un certo numero di cellule di tumori dell'uomo nei roditori. Da una dozzina d'anni questo è uno dei metodi più usati per testare i trattamenti oncologici innovativi.
Grazie a questa tecnica, non ci si pone più la questione se il modello animale somigli o meno a quello umano, perché si può direttamente analizzare il tumore specifico e ottenere una miniera di importantissime informazioni.
I provvedimenti richiesti dal Parlamento al governo, vietando lo xenotrapianto, rischiano di azzerare l'intera ricerca sulle nuove terapie contro il cancro.
Non stiamo parlando di una semplice diatriba tra contrade, scienziati Vs animalisti, qui non c’entra la vivisezione, non stiamo parlando di beagle o di Green Hill.
La questione è seria, poiché senza xenotrapianti i laboratori italiani si fermano.
L'Italia potrà presto ritrovarsi priva di alcuna vera attività in campo oncologico, sarà impossibile cercare di capire come funziona un tumore, come si sviluppa, come si diffonde, come reagisce quando si accendono o spengono determinati geni.
Sarà impossibile sperimentare terapie.
Ora i farmaci vengono testati prima sulle cellule, in vitro, ma poi è ovviamente necessario vedere se funzionano davvero, sul topo appunto - sono i test di efficacia.
Come possiamo eliminare questo passaggio? Forse gli animalisti pretendono i test direttamente sugli umani. Follia.
Certo, a raccontarlo, a studiarlo, lo xenotrapianto è una pratica che fa una certa impressione ai non addetti ai lavori, ma anche i tumori fanno impressione, la gente ci muore, e se vogliamo camminare verso la ricerca di una cura efficace occorre fare una scelta.
Quanto vale la vita di un uomo? Più di quella di un topo? Meno? Uguale?
Il parlamento ha deciso che è uguale, o che forse vale meno, e chiede al governo una legge che certifichi questo delirio. E i media non ne parlano! Tradotto, se la legge sarà fatta come la vogliono gli animalisti, d’ora in poi si potrà studiare la cura nel topo di un tumore del topo, ma non di uno umano!
Gli animalisti festeggiano il risultato del 31 luglio credendo di fermato una “vivisezione” che è in sostanza già ferma da decenni.
Infatti, la direttiva 63/2010 non parlava di vivisezione, perché in Italia tale pratica già non esiste, almeno non esiste in alcun laboratorio scientifico degno di questo nome.
Gli italiani cosa ne pensano? Sono convinti che sia un bene falciare alla radice un percorso scientifico che può salvare la vita a delle persone, ai nostri figli, per non sacrificare dei topi di laboratorio, creati appositamente per il laboratorio ed allevati nel pieno rispetto del loro benessere?
La protesta
Al governo, che dovrà prendere la decisione finale, i ricercatori chiedono di rispettare la direttiva dell’UE, e si dicono pronti ad avviare una procedura di infrazione di fronte alla stessa comunità.
La situazione è seria, i ricercatori manifesteranno a Roma, il 19 settembre, per chiedere allo Stato di prendere atto dell’ennesima vigliaccata ai danni degli italiani perpetrata dalla stupidità del potere.