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Giornalismo copia e incolla?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Mi sono sempre domandato perché molti di coloro che lavorano nel mondo della informazione evitino la fatica di lavorare sulle notizie, facendosi passare per gli uomini dello scoop, anche quando riciclano notizie e giudizi elaborati da altri, prima di loro. Plagio e abitudine al «copia e incolla». E tutto questo innaffiato dal politically correct per cui sembriamo tutti invitati alla fiera dell’ovvio.
Non finirò mai di ricordare che una seria informazione deve essere capace di «fare rete», e di collegare le varie posizioni, perché sia possibile vivere il «mestiere» come compito, e non solo come fonte di guadagno. Una volta un documento vaticano portava questo significativo titolo: «Il laico cattolico testimone della fede nella scuola». Basterebbe cambiare la denominazione dell’ambiente, per indicare il compito del cristiano in ogni circostanza.
Che cosa potrà mai significare questa «testimonianza» nel mondo della informazione? Non credo che sia principalmente l’argomento. I cattolici non si possono pensare come gli esperti delle notizie religiose, vaticanisti per compito, coloro che si occupano di un settore particolare della realtà. E credo che su questo siamo tutti d’accordo. Allora? Giovanni Paolo II aveva una immagine straordinaria per definire l’uomo. Dice al n. 10 della Redemptor hominis: «L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere». Ecco, questo sono io, questo siamo noi, e abbiamo scoperto che la fede ci offre la cifra adeguata per «comprendere» noi stessi e la realtà. O, per citare l’ultimo Angelus di Papa Francesco: «Tutti noi abbiamo un desiderio. La povera gente è quella che non ha desiderio; il desiderio di andare avanti, verso l’orizzonte; e per noi cristiani questo orizzonte è l’incontro con Gesù, l’incontro proprio con Lui, che è la nostra vita, la nostra gioia, quello che ci fa felici. Ma io vi domando: tutti voi, avete un cuore desideroso, un cuore che desidera? Pensate e rispondete in silenzio e nel cuore tuo: tu, hai un cuore che desidera, o hai un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita?»
Essere «cattolico» nel mondo dei madia per me è innanzitutto riconoscere che Gesù Cristo è la risposta adeguata al desiderio del cuore dell’uomo, e che quindi il giudizio che nasce dalla fede è il più adeguato (direi: ragionevole) per fare comprendere la realtà (a 360 gradi – se posso fare una citazione, lo slogan di CulturaCattolica.it è proprio «Mille argomenti. Un solo giudizio»). E l’altro aspetto è quello di dare voce e mettersi insieme a coloro che hanno della professione della comunicazione una identica concezione.
Che non accada più di assistere al «copia e incolla» delle notizie (per lo più tacendo la fonte da cui le si sono prese) o di leggere: «Leggo stupefatto i commenti sul caso del ragazzino di Roma, 14 anni, che nella notte tra mercoledì e giovedì scorso si è dato la morte gettandosi dalla finestra di casa perché incapace di sopportare gli insulti e gli episodi di emarginazione subiti a causa della sua omosessualità. Solo Repubblica ne ha dato, ieri, la notizia.

Non ho letto quasi nessuna parola di dolore, di sconcerto, nessuna lacrima, nessun pensiero sul destino di questo poveretto voluto e amato da Dio nella sua natura di persona unica e irripetibile.» perché parole di dolore, di sconcerto e di speranza noi di CulturaCattolica.it da subito le abbiamo espresse e fatte conoscere, pur nella limitatezza dei nostri mezzi.

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