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Sarà destino? Scalfari... Scalfarotto...

Fonte:
CulturaCattolica.it

Non riesco ad entusiasmarmi per questa rinata simpatia per Papa Francesco, per un semplice motivo. Sembra che tutti coloro che vogliono interpretarlo sappiano solo ripetere le proprie stantie posizioni. Di fronte al nuovo, una certa intelligentija sa solamente mostrare un entusiasmo che non mi pare colga ciò di cui realmente si tratta. Così si può ascoltare Scalfari che pontifica su Repubblica a proposito del Papa povero, ponendo domande che sembrano, come al solito, più prese di posizione che testimonianza di una sincera ricerca. Ecco cosa dice il nostro, sintetizzato da Aleteia: «"Se una persona non ha fede né la cerca, ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?": questa la prima domanda che Scalfari ha rivolto a Papa Francesco dalle colonne di La Repubblica il 7 agosto. Seconda domanda: "il credente crede nella verità rivelata, il non credente pensa che non esista alcun assoluto e quindi neppure una verità assoluta, ma una serie di verità relative e soggettive. Questo modo di pensare per la Chiesa è un errore o un peccato?". E, infine, se, come ha detto il Papa nel suo viaggio in Brasile, anche la specie umana come tutte le cose che hanno un inizio e una fine scomparirà, scomparirà con essa anche il pensiero di Dio perchè nessuno sarà più in grado di pensarlo?"»
Credo che la capacità di porre domande vere sia segno di una umanità in ricerca, mentre la retorica delle domande nasconde una presunzione ed un orgoglio che si mostrano chiusi all'incontro e alla autentica novità.
È vero, Papa Francesco ci richiama alla povertà, ma questa è il segno di una autentica apertura al mistero che fa tutte le cose. Ed occasione e strumento di missione. Abbiamo un Papa che - in profonda continuità con la tradizione cattolica - ci mostra la ragionevolezza e convenienza della fede. E che sa che proprio la fede, per comunicarsi, ha solo bisogno di testimoni, di santi, di amore al Signore misericordioso.
A Scalfari e compagni ricordiamo che Dio non è il frutto del nostro pensiero, e che se poi lui, l'intelligente, non lo pensa, beh, Dio stesso rimane capace di pensare a Scalfari, e forse di sorridere per le sue idiozie e per le sue capricciose affermazioni.

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