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Cattedrale sul mare: «Bota fe’»

Fonte:
CulturaCattolica.it

Fa venire alla mente una cattedrale sul mare, il grande palco di “Io te e Rio” sulla spiaggia di Sottomarina. E’ uno spicchio di terra tra diga e litorale dove il traffico si ferma e comincia il viaggio di mare. Un tratto di terra conquistato da un piccolo festante popolo di giovani che si sta svegliando alle luci di un’alba tra le più calde di questo luglio africano. La giornata si annuncia memorabile: il sole sorto dal mare sta rinforzando la sua potente energia, già alle sette non risparmia la lunga disciplinata fila della colazione. I ragazzi sono svegli da tempo: stuoie, coperte, tende e biancheria sono già esposti a comporre questa caleidoscopica bandiera della gioventù. Gli zaini portano memoria di altri gloriosi campi, di altre notti insonni, di altre epiche uscite. E’ la miglior gioventù di queste nostre terre venete, una gioventù pellegrina che non ha paura di mettersi in viaggio a cercare le orme e ha eletto Sottomarina come la propria Copacabana e il Cristo di San Domenico, visitato il sabato, come quello del Corcovado. Sulle colonne del palco lo slogan della giornata e il volto sorridente e la mano benedicente di Papa Francesco. Sul grande schermo che fa da sfondo al palco si succedono le immagini del grande catino absidale del nostro Duomo, così l’illusione è perfetta: siamo in cattedrale …
Ma qui oggi è più che cattedrale, qui oggi è San Marco e San Francesco insieme, qui è una Chiesa piena di vento come un bastimento che stia per salpare nel cielo verso Rio. Una cattedrale di luce e colore con una vetrata medievale di tremila vetrini variopinti.
‘Alza gli occhi verso il cielo e vedrai…’ canta il supercoro accompagnato da una vera orchestra. Il vostro cronista è in mezzo alla folla della diga, gente semplice venuta per tempo a contendersi un sasso per la seduta, qualcuno più previdente ha portato seggiolini da pesca. È gente grande che entra immediatamente in sintonia battendo le mani all’unisono con i ragazzi di Rio.
“Stamattina sfolgora il sole di Pasqua!” esordisce poeticamente nel saluto il nostro Vescovo guardando la striscia lucente sull’acqua e poi rivolto ai tremila giovani presenti “da questa spiaggia andate e fate discepoli tra tutte le genti…” Sull’altare domina l’azzurro del mare, così per noi da lontano è davvero un’onda che parte dalla mensa eucaristica e arriva al coro azzurro vestito, un’onda appena screziata di bianco nelle vesti dei prelati e d’oro nell’ambone, nelle mitrie episcopali e nel grande calice eucaristico. Poi l’onda azzurra si ferma, prende la parola il Patriarca facendo eco al Papa: “Bota fè, metti fede”. La trasfigurazione è perfetta: Sottomarina diventa Copacabana; i tremila diventano i tremilioni, e nel palco c’è anche l’effige del Cristo del Corcovado, 38 metri di altezza, tra le sette meraviglie del mondo moderno. “I giovani non chiedono se il mondo è in vendita, lo chiedono come proprio … e Cristo non è un estraneo ma Colui che compie il tuo viaggio nella splendida stagione della vita che è la giovinezza… Metti Cristo nella tua vita e vedrai crescere ali di speranza… Il potere di Erode che teme quel bambino e lo vorrebbe uccidere ieri come oggi non ti faccia paura… Ridai il centro a Gesù…” Anche questa è un’onda di parole incalzanti, che riprendono ampi stralci del discorso papale e che arrivano anche a consigli quotidiani come quelli di un Padre perché l’onda non si arresti a questa giornata. Monsignor Moraglia ci raccomanda una vita affettiva vera e rispettosa, la preghiera, i Santi, la riconciliazione… Poi la comunione: un sacerdote esce dal recinto e arriva fino a noi fedeli della diga. Guardo dall’alto lo spettacolo dei giovani accaldati mentre vengono spruzzati d’acqua con una apposita pompa pietosamente aperta dal servizio d’ordine.
Qualcuno tra i ragazzi alza le braccia al cielo e sarà forse per il caldo che mi arriva quest’ultima strana intuizione: una comunione sotto due specie! Buon vento, ragazzi!

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