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"Vivere e non vivacchiare"

Fonte:
CulturaCattolica.it
“Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società”

Andrea Checchinato, classe 1984, per gli amici “IL CHECCHI” bello, vivace, intelligente, capace di uscite goliardiche e di interminabili camminate in montagna, di essere amico con quella intensità che solo chi ama il destino di un altro sa avere.
Serio con la vita e quando si dice serio non si dice triste, si parla di quella “serietà allegra” che ti impone di prendere sul serio le cose della vita, si tratti di quello che fai o di chi incontri.
Le mamme si sa, si lamentano sempre dei figli. Li vorremmo somiglianti a quella idea di figlio che abbiamo in mente. Così anche mamma Gabriella si lamentava, perché il figlio era sempre in oratorio, perché tornava a casa felice ma così stanco da addormentarsi in bagno durante la seduta di relax, perché lo vedeva poco, perché scegliendo di entrare a fa parte della famiglia salesiana, ha finito per avere poco tempo per la famiglia di origine.
Ma anche Gesù disse ai suoi genitori: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
E così passo dopo passo, Andrea Checchinato, ha risposto in modo definitivo alla domanda “Mi ami tu?” Gv21,16
Sabato 22 giugno Andrea Checchinato è stato ordinato SdB salesiano di don Bosco, è stata un'emozione incredibile, perché il CHECCHI è uno dei nostri ragazzi, lo abbiamo visto crescere, frequentare la Chiesa, l’oratorio, la nostra casa, le nostre strade.
Allegro, spensierato, il figlio che ogni mamma vorrebbe avere, e ogni suocera vorrebbe per genero.
Uno che ha vagliato quelle che erano le “opzioni” che la vita gli metteva davanti e che poi ha scelto la sua vocazione, o meglio ha capito di essere stato scelto da Cristo.
(Cristo ci sceglie e a noi spetta rispondere “si” o “no”)
Sacerdote di don Bosco, uno che ha a cuore l’educazione dei ragazzi, e Dio sa quanto ce ne sia bisogno. Diceva don Bosco: “Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società”.
Domenica 23 giugno don Andrea ha detto la prima Messa nella sua parrocchia, la Beata Vergine Assunta. La banda, le autorità, gli amici, la comunità a fare festa.
Perché un prete è un dono per tutti (e noi ne abbiamo avuti due in 15 giorni santa abbondanza!).
Guardando Andrea, emozionato ma sorridente, ho capito che arriva un momento in cui i “ figli” non sono più dei bambini ma ti diventano “maestri”, i figli crescono e ci superano in sapienza e santità.
Perché se un cristiano non mira a diventare santo è uno che si accontenta, vivacchia, prende solo quel che serve dal contenitore della fede, è un “cristiano tiepido” e la fede del Checchi “tiepida” non lo è stata mai.
Lui non si accontentava dell’attivismo oratoriano, voleva di più.

“Vivere e non vivacchiare” era il motto di Pier Giorgio Frassati.
Andrea si era scelto come secondo nome in occasione della sua professione di fede quello di - Pier Giorgio - affidandosi così a quel Pier Giorgio Frassati ragazzo come tanti, non eccellente negli studi, amante dello sport e dell’alpinismo, che fumava il sigaro e aveva un gruppo di amici autodefinitosi “compagnia dei tipi loschi” allegri e giocosi, ma anche profondamente amici, capaci di ascoltare, correggersi e sostenersi. Andrea come Pier Giorgio è sempre stato uno che la vita non se l’è lasciata scorrere addosso. Uno che alle domande ha sempre cercato una risposta vera, che ha mirato alla felicità.
Una comune amica, mi ha scritto ricordandomi questo episodio
“Andrea, come i preti più importanti che ho conosciuto nel mio cammino di fede, è' un ragazzo LIBERO! Di quella libertà vera che solo chi ha incontrato Cristo veramente conosce. Del resto Piergiorgio Frassati a chi gli dava del "paolotto", rispondeva: "No, sono semplicemente rimasto cattolico". Ho in mente un episodio che Checchi raccontava da ragazzo. Finita la scuola, da Sesto a Nova, prendeva il pullman, frequentato sempre da ragazzi, i quali si divertivano a bestemmiare e a urlare. Andrea, per ogni bestemmia, urlava un "sia lodato" di risposta. Radici di libertà, che come vedi, partono da molto lontano”.
“Vivere, non vivacchiare” Per meno non vale la pena. Sono certa che don Andrea, come è stato un dono per la sua famiglia, per i suoi amici, per chi lo ha incontrato in questi anni, sarà un dono e un’occasione per tutti coloro che incontrandolo vedranno un TESTIMONE di quella fede e di quella felicità che solo Cristo sa dare e che noi uomini, spesso fuggiamo perché preferiamo vivacchiare che vivere intensamente il reale.
Auguri don Andrea e …in alto i cuori!!!”

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