La7: Servizio Pubblico o Propaganda?
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Ho visto il servizio di La7 sugli scandali e sugli abusi nella Chiesa, in «Servizio Pubblicio più» di Michele Santoro. Non entro nel merito della questione: avevamo già scritto su CulturaCattolica.it e abbiamo in breve raccolto quasi mille firme di solidarietà. Nessuno potrà pensarci collusi con questi disgustosi comportamenti, anche se chiediamo a tutti gli scandalizzati commentatori se ritengono che il male sia tale per la sua natura o se è tale solo perché compiuto da uomini della Chiesa cattolica. Per noi il male è male. E tanto più se compiuto da consacrati!
C’è però un aspetto del lungo servizio che mi ha impressionato: sono le superficialità e – diciamolo – le idiozie, a proposito di Comunione e Liberazione. E questo non solo per le considerazioni di fanta-politica ecclesiastica, ma soprattutto per la manifesta incapacità di leggere in profondità la questione trattata. Mi spiego: a me pare che papa Benedetto, nella sua lettera ai cattolici di Irlanda, abbia suggerito una lettura corretta delle cause. Ha detto: «Fu anche determinante in questo periodo la tendenza, anche da parte di sacerdoti e religiosi, di adottare modi di pensiero e di giudizio delle realtà secolari senza sufficiente riferimento al Vangelo. Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano II fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti… Certamente, tra i fattori che vi contribuirono [alla presente crisi] possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa; insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati; una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali…».
La risposta alla drammatica situazione allora è una reale fedeltà alla Chiesa, una ripresa del cristianesimo come esperienza, una capacità di lettura critica del contesto culturale nel quale viviamo.
Allora la via per un cambiamento (e di questo si è parlato molto nel servizio) può essere solo nella riscoperta della Chiesa come movimento. Per questo sorprende che nella trasmissione Santoro abbia escluso sistematicamente la possibilità di incontrare – attraverso seria documentazione – tale fattore di novità.
Il suo argomentare purtroppo non si è discostato dallo stile televisivo oggi in voga, che consiste nel pre-confezionare una tesi e nel portare gli spettatori ad aderire convintamente. Ma mi hanno insegnato che vero giornalismo non significa condurre a conclusioni forzate, ma rendere possibile un personale giudizio. Altrimenti è propaganda. E come tale infastidisce.