Condividi:

Madre dei poveri

Fonte:
CulturaCattolica.it

Nella prefazione a “Piccola vita di Bernardette”, René Laurentin scrive: “I poveri non hanno storia. Bernardette fu creata e messa al mondo (come Maria) per farli entrare nella storia, per manifestare il loro valore nascosto, per riabilitare questa verità misconosciuta del Vangelo: “Ti rendo grazie, Padre, perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. L’umiltà della fanciulla di Nazareth scelta per diventare la Madre del Messia, l’anonimato del piccolo villaggio della Palestina, si ripropongono in molti luoghi dove, nei secoli, Maria Vergine ha scelto di rivelarsi al mondo, di far conoscere a noi in modo straordinario la Sua Materna presenza. Così è per l’umile Bernardette, una ragazzina povera come molte e la piccola località di Lourdes fra gli scoscesi Pirenei. Sono entrate nella storia per disegno divino e oggi, come allora e sempre, mostrano nella storia il punto di non ritorno, per tutti, uomini e donne di ogni condizione. Perché è l’iniziativa di Dio che fa la storia, non i calcoli umani, le ricchezze o il potere. Dio incontra la povertà dell’uomo, innanzitutto la povertà del cuore, che favorisce la disponibilità ad accoglierLo. È un atteggiamento di lealtà con se stessi che apre alla povertà della mendicanza, di una domanda senza riserve che svela la nostra vera natura. Nel domandare, semplicemente e profondamente, si scopre, inoltre, la fraternità, l’unità dei cuori. Sorprendono le parole di questa preghiera che riecheggia il grido di domanda al dio ignoto. “Ancora una volta, prima che m’avvii / con lo sguardo rivolto innanzi / io levo solitario a te le mani, / chiedendoti rifugio, / a te cui alzo nel profondo cuore / grandi altari solenni / perché la voce tua sempre mi chiami, / lassù risplende profondamente incisa la parola: / al Dio sconosciuto. / Ed io son suo, anche se son rimasto / fino a quest’ora fra le schiere empie; / io son suo, e sento le catene / che mi voglion portare alla battaglia, / sicché, se fuggo, mi costringono a servirlo. / Ti voglio conoscere, o Sconosciuto, / che afferri la mia anima, / che la mia vita sconvolgi come una tempesta, / o Inafferrabile, eppure a me congiunto, / voglio conoscerti e servirti”. Si tratta di una poesia giovanile di Nietzsche dedicata a Dio. Il razionalismo non ha ancora soffocato il grido del cuore, la verità di una domanda povera, cioè non presuntuosa. Poi, il gioco della libertà e dell’orgoglio non saprà reggere il confronto con il Dio cristiano e, anche se il dramma abiterà sempre il suo cuore, il filosofo prenderà la strada del nichilismo. Oggi c’è una grave minaccia alla posizione di domanda e di ricerca. È “l’imborghesimento” del cuore, cui ha accennato papa Francesco, che impedisce di abbandonare le proprie certezze anche se avvertite deboli e scricchiolanti; che ostacola “l’esodo” da se stessi per incontrare la vera ricchezza corrispondente al bisogno del cuore. Ma se non accettiamo di far parte dei poveri e dei piccoli che Dio ha scelto per rivelare la vera sapienza, difficilmente faremo parte della storia. L’effimera gloria mondana sarà spazzata via inesorabilmente dal tempo; la gloria di Dio, al contrario, risplenderà in eterno. Raccogliamoci sotto il manto di Maria, regina della gloria, Colei che ha cantato il Magnificat, il canto dell’umiltà e della grandezza: Dio “ha guardato all’umiltà della sua serva, d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Con la Sua compagnia materna entriamo nella storia quotidiana, nelle circostanze che compongono le nostre giornate, per ritrovarci con Lei a riconoscere la nostra povertà e la nostra dignità di figli amati.

Vai a "Ultime news"