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In Marcia per la vita

Fonte:
CulturaCattolica.it
Non si tratta di fare un passo indietro, ma di camminare guardando avanti, ad una società capace di custodire la vita in tutte le sue fasi e di difendere il diritto delle donne di diventare madri

In Marcia per la vita, per ribadire quello che tutti sanno. Anche chi ha abortito, anche chi considera l'aborto solo un diritto. Non era il concepito a dover essere eliminato, ma le cause che hanno portato a quella scelta.
In 30 mila, a Roma per la terza marcia nazionale per la Vita dal Colosseo a Castel Sant'Angelo.
I passi da gigante fatti dalla scienza rivelano con immagini tridimensionali che quel piccolo embrione è un capolavoro nella sua minuscola perfezione. I numeri dichiarano, che gli aborti ogni anno effettuati dicono che c’è un paese di - non nati - che non si giustifica con le motivazioni solitamente utilizzate: lo stato di indigenza della madre, la violenza subita, la malformazione del nascituro (li vogliamo solo sani e belli), il rischio per la salute della madre.
E’ chiaro a tutti, che la libertà di abortire è la volontà del più forte, che vince sul più debole, ma allo stesso tempo per esercitare la sua volontà, la donna usa violenza a se stessa.
Enrico Berlinguer dopo la vittoria del referendum per la difesa della legge 194 disse: «Ora che abbiamo tolto l'aborto dalla clandestinità ci dobbiamo impegnare affinché le donne non si ritrovino nelle condizioni di abortire».
Purtroppo, poco è stato fatto, l’aborto è diventato in alcuni casi un contraccettivo, terribile e violento, perché sfregia le donne nel loro intimo, una violenza che la donna permette o subisce.
Ecco allora che la Marcia per la vita, è un ribadire non solo la difesa dell’essere umano concepito, ma anche la difesa della dignità di una donna che spesso in nome di una falsa libertà è stata ferita anziché aiutata a realizzare quel compito incredibile che è dare la vita.
Il Presidente dei radicali, Silvio Viale, ha detto in una nota ”indietro non si torna”, ma non è questione di tornare indietro, ma di guardare avanti e di chiedersi se davvero un paese civile, è un paese che nega alle donne la possibilità di diventare madri. Se un paese evoluto è quello che non investe energie e risorse per permettere alle donne di rimuovere le cause che le portano a chiedere di non diventare madri.
Nessuna parla del dolore delle donne che hanno fatto questa scelta.

Non si tratta di oscurantismo, di integralismo, e nemmeno di fede, perché riconoscere l'importanza della dignità umana in tutte le sue fasi, vuol dire accompagnare l'uomo sul suo cammino.
Una società capace di questo cresce, una società incapace di questo si abbruttisce perché perde la sua umanità.

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