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Lo stupore e la gioia dell’incontro

Fonte:
CulturaCattolica.it

Dovremo fissare gli occhi per molto tempo sulle immagini dello storico incontro tra il Papa emerito Benedetto XVI e Papa Francesco.
L’abbraccio tra i due, le mani, che si stringevano con tenacia e affetto, hanno rivelato l’abbandono reciproco l’uno all’altro, la fiducia sincera, vicendevole, di due uomini consapevoli entrambi di appartenere a un Altro. Un Altro che li ha messi insieme, vicini in un modo misterioso ma reale, come è stato reale il loro inginocchiarsi l’uno di fianco all’altro per un momento di preghiera, intensa e raccolta. Quale immagine potrebbe riscaldare maggiormente il cuore?
In quei pochi minuti delle riprese che ci sono state regalate è racchiuso il segreto di quello che cerchiamo, dell’attesa del cuore di un amore vero, profondo, indistruttibile.
Papa San Gregorio Magno amava definirsi “servus servorum Dei”, “servo dei servi di Dio”. E noi abbiamo visto due servi di Dio riconoscersi e amarsi nel loro servizio alla Chiesa di Dio.
Pochi giorni prima dell’incontro, papa Francesco aveva detto: “il ministero petrino ha avuto in Benedetto XVI un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell’Eucarestia. Lo accompagneranno sempre la nostra fervida preghiera, il nostro incessante ricordo, la nostra imperitura e affettuosa riconoscenza”.
Ancor prima, il 28 febbraio, Benedetto XVI, congedandosi dai cardinali prossimi a riunirsi in conclave, aveva detto: “che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. … al futuro Papa già oggi prometto la mia incondizionata riverenza ed obbedienza”. E così è accaduto in quell’incontro: testimonianza di incondizionata riverenza e affettuosa obbedienza da una parte; di imperitura e affettuosa riconoscenza, dall’altra. L’unità della Chiesa è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliano riconoscerla. Ed è un’unità che si esprime anche nei contenuti della predicazione. Papa Francesco cita spesso “il caro e venerato Benedetto XVI, suo Predecessore”. Non a caso la stampa omette queste citazioni e legge la novità di Papa Francesco come discontinuità. Ma l’interesse del Papa punta all’essenziale, per sé e per ogni cristiano, vale a dire al “rapporto personale e trasformante con Gesù Cristo, Figlio di Dio, morto e risorto per la nostra salvezza”. Lui è “l’autore” dell’unità tra noi. E intanto siamo giunti alla Pasqua. Alla festa della Resurrezione, della vita trasformata, rifatta nuova da un fatto inconcepibile all’uomo: un Dio-uomo che muore e risorge. Che è venuto a portare la gioia nella vita. Un cristiano non può mai essere triste, ha affermato il Papa.
“La nostra è una gioia che nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli”, anche quando si presentano “ostacoli insormontabili” e si affaccia la tentazione diabolica che ”insidiosamente dice la sua parola”. Ma, ammonisce il Papa, “non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. Non lasciatevi rubare la speranza!” Con il sangue sparso sulla croce Gesù lava “la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava con la misericordia, con l’amore di Dio”. La resurrezione è il trionfo del Suo Amore che ci raggiunge e ci inonda della Sua Luce folgorante.
Buona Pasqua!

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