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Preghiera e silenzio nella Cappella Sistina

Fonte:
CulturaCattolica.it

Mentre scriviamo abbiamo appena assistito alla prima fumata nera. Siamo in attesa che dal balcone di San Pietro venga annunciato l’“Habemus Papam”!
È stato il Papa emerito Benedetto XVI ad indicare l’atteggiamento da tenere in questi giorni: silenzio e preghiera. E Lui stesso sta vivendo, nel nascondimento, l’offerta della sua vita nel silenzio e nella preghiera. In un’udienza del mercoledì disse: “rivolgersi al Signore nella preghiera implica un radicale atto di fiducia, nella consapevolezza di affidarsi a Dio che è buono, «misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. La dinamica della preghiera e del silenzio ha segnato tutta la vita di Gesù, ma è soprattutto nel momento della croce che “rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio ... L’esperienza di Gesù sulla croce è profondamente rivelatrice della situazione dell’uomo che prega e del culmine dell’orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di Dio, espressione importante della stessa Parola divina”. Silenzio interiore ed esteriore. Silenzio che visse la Madonna che tratteneva nel suo cuore i fatti, i segni del Mistero presente nella storia Sua e di Suo Figlio. Nell’enciclica Spe salvi, Benedetto XVI ha definito la preghiera uno strumento per purificare i desideri e le speranze dell’uomo. Con la preghiera l’uomo si pone in dialogo con il Mistero che lo spinge ad allargare gli orizzonti del cuore. “Preghiera è un confronto del mio io con Dio, con il Dio vivente”. Il compito e “l’attività” più importante per i cardinali in questi giorni sarà proprio il loro confronto con Dio, l’ascolto della Sua Parola. Scriveva Sant’Agostino: “Quando il Verbo di Dio cresce, le parole dell’uomo vengono meno”. Il silenzio è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, diceva ancora il Papa.
A un intimo confronto con Dio possa aiutare anche la visione degli affreschi della Cappella Sistina in cui Michelangelo ha raffigurato il libro della Genesi.
Nella prolusione del 2003, in cui presentava il volume di poesie di Giovanni Paolo II, Trittico romano - in cui il Pontefice rileggeva la Sua elezione -, l’allora cardinal Ratzinger disse: “Nelle immagini del mondo, Michelangelo ha scorto la visione di Dio; egli ha, per così dire, visto con lo sguardo creatore di Dio e, attraverso questo sguardo, ha riportato su muro, per mezzo di audaci affreschi, la visione originale dalla quale deriva ogni realtà. In Michelangelo, che ci aiuta a riscoprire la visione di Dio nelle immagini del mondo, sembra realizzarsi in modo esemplare ciò che è destinato a tutti noi. La contemplazione del Giudizio Universale è forse la parte del Trittico che commuove di più il lettore. Dagli occhi interiori del Papa emerge nuovamente il ricordo dei Conclave dell’agosto e dell’ottobre 1978. Poiché anch’io ero presente, so bene come eravamo esposti a quelle immagini nelle ore della grande decisione, come esse ci interpellavano; come insinuavano nella nostra anima la grandezza della responsabilità. Il Papa parla ai Cardinali del futuro Conclave “dopo la mia morte” e dice che a loro parli la visione di Michelangelo. La parola Con-clave gli impone il pensiero delle chiavi, dell’eredità delle chiavi lasciate a Pietro. Porre queste chiavi nelle mani giuste: è questa l’immensa responsabilità in quei giorni. Si ricordano così le parole di Gesù, il “guai” che ha rivolto ai dottori della legge: “avete tolto la chiave della scienza” (Lc 11, 52). Non togliere la chiave, ma usarla per aprire affinché si possa entrare per la porta: a questo esorta Michelangelo”. Preghiera e silenzio, quindi, perché il Dio vivente indichi l’Eletto.

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