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Le banalità non finiscono mai! Invece del Nobel a Fo dovrebbero dare il NO–BALL!!!

Fonte:
CulturaCattolica.it

Dario Fo, a colloquio con Angela Camuso, autrice del libro “La preda, confessioni di una vittima: Storia vera del più grande scandalo della Chiesa tra Fede e omertà”, parla di pedofilia e Chiesa:
I seguaci di Gesù erano, più o meno tutti, sposati, avevano donne o storie, così come lo stesso Gesù. Tutta la fatica fatta dalla Chiesa per cercare di togliergli di torno donne! Gesù era uno che secondo i vangeli apocrifi aveva più di una donna! E la Maddalena nella tradizione popolare è stata sempre guardata come la donna di Gesù… Per questo, sotto la piaga della pedofilia c’è la grande testardaggine della Chiesa, che ha paura di cambiare registro”.
Dunque secondo lei c’è uno stretto legame tra celibato dei preti e pedofilia nella Chiesa? [...]
Tornando a monte, fin quando i preti non diventeranno persone normali… perché il fuori norma non è soltanto il modo di camminare, mangiare, bere, parlare con la gente ed essere spiritoso… Poi si dice il diavolo! Ma quale diavolo! È il tuo bisogno naturale! Da ragazzo mi è capitato di accompagnare un mio amico in una di queste scuole per giovani preti, il seminario. E io lì vedevo e sentivo che c’era una costrizione verso di loro. Erano fuori della norma! Era il clima, le mura, l’aria, gli spazi. Addirittura l’architettura. Si vedeva nel loro modo di fare, di scherzare, non aveva niente della strada! Io avevo gli spazi davanti al lago dove si correva, si scherzava, a volte ci si dava anche alla violenza, c’erano le lotte… Ma tra questo modo di vivere e l’altro, c’era qualcosa di sensibilmente diverso. Inaccettabile. Già il fatto di non avere una donna! In un essere umano che è stato creato per avere tutte le attenzioni per l’altro sesso: momenti di gioia, di riso, la danza! Pensa, tu, prete, non puoi danzare. Magari di nascosto, tac, danzano! Nel primo cristianesimo c’era la danza!


Come sempre, la menzogna sa travestirsi con abilità. Provate a scrivere in Google i termini «pedofilia» e «famiglia» e rimarrete sorpresi dalle risposte (per la verità, il sito elenca «Circa 1.890.000 risultati»).
È un grave sintomo del malessere della società e dell’uomo (e non so se solo di oggi o di tutti i tempi). Quello che è certo è che bisogna educare le generazioni, giovani o meno: non basta invocare cambiamenti di struttura, perché il cuore dell’uomo è libero, e deve incontrare un bene maggiore, che lo affascini.
Educare è un cammino impegnativo e affascinante, e chiede qualcosa di più che la trasgressione (la vicenda della Palazzina Liberty, a Milano, è emblematica: il reato è sempre degli altri, le occupazioni di sinistra sono bene accette, quelle dei giovani della destra sono un delitto da perseguire e comunque da denunciare). Educare è «cosa del cuore», diceva don Bosco. E questo chiede che tutta la società si compatti e si rinnovi. L’antidoto al male (basta pensare all’insegnamento di Gesù) non può essere così sistematicamente ostacolato, come sta accadendo nel nostro mondo: qui in occidente per un laicismo violento, bigotto e intollerante; nei paesi islamici per un odio anticristiano che cresce sempre più in virulenza e crudeltà.
Sono più vere le parole di Benedetto XVI ai fedeli d’Irlanda, capaci di aprire una prospettiva di rinnovamento costruttivo: «In realtà, come molti nel vostro Paese hanno rilevato, il problema dell’abuso dei minori non è specifico né dell’Irlanda né della Chiesa. Tuttavia il compito che ora vi sta dinnanzi è quello di affrontare il problema degli abusi verificatosi all’interno della comunità cattolica irlandese e di farlo con coraggio e determinazione. Nessuno si immagini che questa penosa situazione si risolverà in breve tempo. Positivi passi in avanti sono stati fatti, ma molto di più resta da fare. C’è bisogno di perseveranza e di preghiera, con grande fiducia nella forza risanatrice della grazia di Dio.
Al tempo stesso, devo anche esprimere la mia convinzione che, per riprendersi da questa dolorosa ferita, la Chiesa in Irlanda deve in primo luogo riconoscere davanti al Signore e davanti agli altri, i gravi peccati commessi contro ragazzi indifesi. Una tale consapevolezza, accompagnata da sincero dolore per il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, deve condurre ad uno sforzo concertato per assicurare la protezione dei ragazzi nei confronti di crimini simili in futuro.»
Caro Fo, ascolti allora il consiglio: non si cambia la realtà istigando all’odio contro la Chiesa e le sue scelte, ma cercando di comprendere le ragioni che aprono il cammino alla speranza. Il male non sta nel celibato, come il bene non sta nella famiglia: è nel cuore dell’uomo che si trovano le risorse per cambiare. E Cristo, che «sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo» è il più grande alleato per il bene. Auguri!

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