In pellegrinaggio per l'ultima sera di Benedetto XVI
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27.2.13 - "Uno è l'alveo del mio desiderio: che io Ti veda, ed è
questo il mattino", così ricordando l'invito del Card. Scola, ho
voluto cominciare al Santuario di Caravaggio questo giorno, feriale
eppur speciale, di pellegrinaggio a Roma per abbracciare il Papa;
affidando lui, il suo successore, e tutto il popolo cristiano, allo
sguardo materno e amoroso di Maria.
Inizio penitenziale nei segni della preghiera e dell'acqua, prima del cammino.
Poi in treno, mentre tutto scorre veloce di fianco a me, mi accompagna il canto "Non c'è nessuno che ama la luna/come le stelle del ciel", e mi sento parte di quelle stelle che amano la luna, di quelle onde che amano la riva del mare.
Se fosse sempre così chiaro il movimento della vita dentro il fluire del tempo. Ma il mio io scolora quando non Ti intravedo.
Con passo incerto salgo gli scalini della Centrale, con la stessa incertezza e sfiducia presenti nei giorni, nella vita.
Sopra le volte della Centrale spuntano i nuovi grattacieli,
moderne sentinelle di un tempo che corre verso il nulla, se non cerca il Destino.
Il centro direzionale, i palazzi, le case di ringhiera, le chiese, agglomerati residenziali e lavorativi, qualche cascina, il Po,
la campagna e la neve sulle soglie della primavera; così corre la vita e con essa gli anni; il desiderio sempre bambino e l'accumulo sempre crescente dei ricordi.
Monti e colli e fiumi e torrenti e boschi e prati saltati in un balzo mentre l'orizzonte, pur cambiando, invade l'istante, penetrando al fondo di esso, divenendo suo stesso fondamento.
Una folla di volti dentro il cuore, "piccolo e meschino" eppure in volo verso il "grande cuore", carico dei desideri e della speranza di quei volti.
Finalmente, sbucando in Piazza San Pietro l'abbraccio del Bernini, che conduce a un altro abbraccio; e quella finestra lontana, alla quale tutto il mondo guarda.
Che gioia passare la porta, e sostare a lungo, per un rosario che non dimentichi nessuno, là dove giace il B. Giovanni Paolo II.
Sembra ieri, ma son trascorsi otto anni, ed è già al termine anche il pontificato di Benedetto XVI, in questo modo clamoroso, che mi ha portato fin qui oggi.
Il pomeriggio già cede alla sera, cominciano ad accendersi i primi flambeaux, mentre continua la distribuzione di altri, grazie all'aiuto di Mina e delle sue amiche.
Si è radunata una piccola folla attraverso i sentieri tortuosi di internet, di Fb, del passaparola.
Quanti altri lumi, nello stesso tempo si stanno accendendo alle finestre di Roma, Milano, Firenze, Bari, Forli', Pavia, Varese e in mille paesi sperduti per lo stivale; ma anche in Spagna, in Germania, negli Stati Uniti, in Canada e negli angoli del mondo.
DonGa e suor Gloria, ideatori del gesto, introducono al rosario, recitato camminando intorno all'obelisco. Son poche le stelle nel cielo, mentre nel buio tremolano le luci di giovani, anziani, preti e suore, e pure la mia col volto di San Riccardo Pampuri; e le loro voci s'incrociano nella sequenza delle decine.
Qualche telecamera dei media, già presenti in piazza, per le
aspettative dei prossimi giorni, s'accende incuriosita per questa
processione raccogliticcia che è lì sulla soglia della storia.
Cos'avrà visto il Papa dall'alto, cosa avrà sentito?
Per questa speciale serata romana, all'abbraccio dei Santi sopra il colonnato, si è aggiunto quello di questo brandello di popolo, in cui si odono anche i canti dei più giovani, e il loro entusiasmo.
Alla chetichella i presenti si disperdono per strade diverse.
La luce è sempre accesa a quella finestra, come sempre, anche se è accaduto un fatto, ma come se nulla fosse successo.
Resiste, caparbiamente nella sera fattasi pungente, un gruppo di ragazzi, nell'ingenua e baldanzosa speranza che la finestra si schiuda.
Maria già veglia la notte del Papa, di colui che riceverà l'anello del pescatore, dei Romani e dei lontani, e di quel gruppo di giovani.
La libertà testimoniata umilmente da Benedetto XVI sospinge già ciascuno di noi, sulla via del ritorno, a una personale risposta che coinvolga i nostri fratelli uomini, mentre nella notte continueranno a tremolare tanti lumi alle finestre, fragile segno dell'Avvenimento che apre la Storia alla speranza.