Condividi:

Oscar Pistorius. Solo un uomo

Fonte:
CulturaCattolica.it

Bello. Sulla copertina di GQ. Una bellezza che pare dare speranza. Anzi, la certezza, che si può vincere la sfortuna, anzi di più, che si può trasformarla in opportunità.
Oscar Pistorius, un ragazzo, un atleta, un simbolo.
Il primo atleta con handicap motorio a correre le Olimpiadi nell'atletica leggera.
Una fidanzata scelta tra le più belle, sembravano la coppia perfetta, quella che nelle favole che ci leggevano da bambini finiva con “vissero felici e contenti”
La favola invece è finita in tragedia.
Lui uccide lei.
Tutto il resto sono tesi, bugie, verità così aggrovigliate che ogni ipotesi sembra improbabile.
Era un tipo irascibile, geloso, no, era sotto l’effetto di droghe, no, erano anabolizzanti, saltano fuori amici, vicini di casa, tutti con qualcosa che raccontato ora, con il famoso “senno di poi” sembra avvalorare questa o quell’altra tesi.
Il mito del ragazzo che correva sulle protesi di carbonio, distrutto in un soffio.
Oscar Pistorius, un bambino a cui sono stati amputati i piedi, un bambino a cui la madre morta quando lui era adolescente, ha insegnato ad affrontare la vita a testa alta, ma che forse la fama, il denaro, l’essere diventato un simbolo, un eroe non ha tolto le paure, la fragilità, le insicurezze di un ragazzo senza piedi.
Un ragazzo di 26 anni che corre come il vento, allenato a correre ma, non allenato a vivere. Oggi il funerale della sua fidanzata, la modella Reeva Steenkamp e lui in un’aula del tribunale, in lacrime, dicono che non ha proferito parola, che i suoi avvocati stanno tentando il tutto per tutto per dimostrare la non volontarietà del gesto, per evitargli almeno l’ergastolo. Di certo ha distrutto la vita di Reeva e la sua. Perché più ti mettono in alto sull’olimpo e più è disastrosa la caduta. Un ragazzo, bello, veloce e fragile, che ha lottato per dimostrare agli altri che non c’erano differenze tra la loro normalità e la sua disabilità. Quasi che i disabili fossero quelli che pur avendo le gambe, non erano in grado di sfidare la pista.
Sappiamo che gli eroi si costruiscono in fretta, e si demoliscono ancora più velocemente. Ora tutti quelli che seguivano la coppia più bella, sembrano quasi rassicurati dalla distruzione del mito. Lui è come noi.
In un certo senso è così, è come noi, bisognoso di sentirsi amato, apprezzato come uomo, indipendentemente dall’essere un atleta, indipendentemente dal suo conto in banca, ognuno di noi in fondo vuole la stessa cosa che sia amato il suo cuore.
Durante il processo, suo fratello, dicono i giornali, pregava a voce alta. Perché quando il mondo cade, quando rimaniamo nudi, solo la misericordia di Cristo può ridarci dignità.

Vai a "Ultime news"