Condividi:

Benedetto XVI: quella passione per la verità

Autore:
Corticelli, Alfredo
Fonte:
CulturaCattolica.it

“Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato [..]”

Immedesimandomi – indegnamente – in queste parole, prima di ogni sentimento di sgomento, di tristezza, o di riconoscenza nei confronti di Benedetto XVI, vedo un uomo che non ha paura di usare la ragione. E non ha paura di usarla fino in fondo.

Dopo aver visto la testimonianza di Giovanni Paolo II, la sua immedesimazione con la croce di Cristo, chissà quante volte questa decisione è stata vagliata, meditata ed ultimamente affidata al Signore.

Eppure queste due testimonianze dicono la stessa cosa: che la vita è di un Altro e che la storia è nelle mani di Dio. Le nostre stesse opere, i doni che abbiamo ricevuto non sono se non per la gloria Sua. E se questo nel temperamento e nella storia personale di Karol Wojtyla ha significato proseguire il ministero petrino fino al calvario della malattia e della morte, nella coscienza di Joseph Ratzinger ha significato oggi l’umilissimo riconoscimento di incapacità ad esercitare tale ministero.

Così con la stessa umilissima coscienza di “servus” con cui è iniziato, finisce il ministero di vescovo di Roma di Benedetto XVI, nell’anno della fede da lui voluto, certo perché totalmente affidato a Cristo.

“Cari fratelli e sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere. Nella gioia del Signore risorto, fiduciosi nel suo aiuto permanente, andiamo avanti. Il Signore ci aiuterà e Maria sua Santissima Madre starà dalla nostra parte. Grazie.”

Vai a "Ultime news"