Quando i contrari dicono le stesse cose!
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A volte sembra che i contrari si tocchino, ed esprimano a modo loro una strana vicinanza. Pensavo così guardando due spot pubblicitari: in uno si volevano invitare i giovani a usufruire dell’IRC (l’insegnamento della Religione cattolica a scuola) e nell’altro si volevano convincere gli stessi giovani a rifiutare tale insegnamento, per scegliere varie attività alternative, più utili per la loro crescita. Peccato che tutti e due gli strumenti comunicativi abbiano come identica attitudine quella di considerare l’interlocutore un minus habens. A che servirebbe una religione che non fa conoscere il cuore della religione stessa? Forse che Gesù Cristo si è presentato come orpello, o come un riformatore sociale? Perché un giovane dovrebbe avere interesse a conoscere il cristianesimo? Qual è il plusvalore che tale insegnamento porta alla vita?
E per gli atei del solito sito che sembra un insulto alla razionalità? C’è bisogno dell’attività alternativa per sapere come riciclare le bottiglie di plastica per ottenere un pile per l’inverno? E si può banalizzare a tal punto la storia drammatica di Abramo e del sacrificio di Isacco, da non accorgersi di alcuna profondità? Certo, il modo migliore per screditare una posizione è quello di mostrarne una caricatura. E’ un gioco facile, ma non degno di persone che si vogliano rivolgere all’ intelligenza degli interlocutori.
Due occasioni sprecate: di mostrare la bellezza dell’insegnamento della religione cattolica, accettandone invece una riduzione sentimentale e sociologica e, dall’altra parte, la presunzione di un rifiuto integralistico di una realtà che non si riesce a capire, per l’ottusità e il pregiudizio dei propri settarismi. Così la scuola e i giovani perderanno un’altra occasione di maturazione, di dialogo e di speranza.
E’ sempre più vero: «Ci sono più cose in cielo e in terra che nella tua filosofia». Avendo finito di leggere il bel libro di Chiara Amirante “Solo l’amore resta”, capisco che la strada da lei vissuta e indicata è quella giusta. Come fare a conquistare il cuore dei giovani? Come rendere possibile un’ esperienza che sia realmente educativa, per i tanti giovani di oggi, dentro una realtà che non sa più dare ragioni per vivere e per sperare?
Solo una brevissima citazione, che fa capire il segreto dell’ educazione e della speranza: «Pensavamo che non saremmo stati bene accolti e invece, dovunque si andasse, trovavamo una sete incredibile. Non facevamo grandi prediche o discorsi, ma proponevamo testimonianze di vita di persone che raccontavano la loro resurrezione: una chiave che apriva i cuori. E’ vero che purtroppo viviamo in un mondo di maschere, e la fiction televisiva inquina tutto e tutti, ma è altrettanto vero che in ogni uomo persiste il desiderio di un rapporto da cuore a cuore e non da maschera a maschera. Dinanzi a qualcuno che ha il coraggio di mettersi pubblicamente a nudo, senza alcun interesse se non il desiderio di far evitare ad altri l'inferno che si è personalmente sperimentato, tutte le difese crollano e ragazzi abituati a fare i bulli si sciolgono in lacrime e vengono a raccontarti i loro drammi come se ti conoscessero da una vita». E questo non vale solo per le tragiche esperienze che ha vissuto Chiara Amirante nei quotidiani incontri con il «popolo della notte». Se ogni insegnante – e soprattutto se la sua materia è la Religione cattolica – sa «mettersi pubblicamente a nudo», testimone della vita e delle ragioni che sostengono la sua esperienza, allora ci sarà speranza per tutti.
Sarebbe bello ripartire da qui anche per parlare delle nuove tecnologie di comunicazione e quindi dei socialnetworks.