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Partita sospesa

Fonte:
CulturaCattolica.it
Sugli spalti prendetevela con la madre dell'arbitro è meno rischioso, vi concederanno il beneficio del dubbio e non sospenderanno di certo la partita

Le tribune dei campi di calcio, serie A o dilettanti non conta, sono spesso il luogo in cui il genere umano mette in mostra il peggio di sé. Ho visto mamme imbellettate, tacco 13, su tribune di campi di periferia, inveire contro l’arbitro, la madre dell’arbitro e pure la sorella, padri che sino ad un attimo prima avevano parlato della difficoltà di educare le nuove generazioni, gridare “spaccagli le gambe” al figlio che arrancava dietro a uno più veloce di lui e prendersela con nostro Signore colpevole di non fare "giustizia sportiva".
Deplorevole.
Quando il pubblico, che dovrebbe tifare la propria squadra e non inveire verso la squadra avversaria, si comporta male ed è di cattivo esempio, sospendere la partita, dare un chiaro segnale che si vuole giocare in modo sereno ed educato è cosa buona e giusta. In altre nazioni è possibile, come mai non è possibile da noi?
Ho qualche dubbio sulle partite sospese perché i giocatori tra loro durante il gioco si scambiano frasi poco di bon ton, non che questo sia meno grave, ma credo che si dovrebbe intervenire in altro modo.
Detto questo, sorge spontanea una domanda. Se si offende un giocatore per il colore della sua pelle è razzismo, per i suo gusti sessuali è omofobia, se invece si offendono le donne o nostro Signore di cosa ci si macchia, di folklore calcistico?

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