Sotto le lenzuola
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Incredibile! Questa volta Corrado Augias ha fregato sul tempo la puntigliosa e le ha rubato le parole di bocca.
Così afferma: “Arrocca(rsi, ndr) sui ‘froci’ con quel che succede nel mondo fa molta impressione”.
Ha ragione. Con quel che succede nel mondo, non se ne può proprio più di leggere e di sentire le stesse storie tutti i giorni su tutti i media!
Su Repubblica di oggi, Corrado il tuttologo risponde a Francesco Cardillo, che a seguito delle affermazioni di Cassano così scrive: “Caro Augias, quando ho scoperto di essere omosessuale, nel ’93, quelli come me erano ancora profondamente discriminati. Se ripenso alla mia vita credo che il dramma non sia stato scoprire la mia omosessualità ma rendermi conto che sarebbe stato sinonimo di solitudine (…). Sei un diverso, sarai solo. (…) Ora leggo che noi non siamo ancora una priorità, per la nostra vita e le nostre richieste c’è tempo, possiamo aspettare”.
Dopo aver definito i calciatori dotati di “buoni piedi ma pochissima testa” (ma questo si può dire: non è politicamente scorretto), così il giornalista conclude la sua risposta: “Ingenuamente pensavo che la celebre battuta che costò a Buttiglione il posto di Commissario europeo appartenesse ormai al passato. Invece la Chiesa si arrocca ancora sui ‘froci’. Con quel che succede nel mondo fa molta impressione”.
Verissimo. Però, per correttezza (deformazione professionale della puntigliosa), “diamo a Cesare quel che è di Cesare”: non è la Chiesa che si “arrocca” sui “froci”. Forse non lo sa, perché non frequenta, non pratica e spesso – ahimè – rivela la cattiva abitudine di parlare (e scrivere) “per sentito dire”, ma su una cosa si fidi: la Chiesa non è solita cambiare roccia a seconda del vento che tira, o delle mode. “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”, ha detto Cristo (vada alle fonti, Augias! Dia retta, per una volta, alla puntigliosa: vada alle fonti!).
La roccia, da allora, è sempre la stessa: Pietro, Vicario di Cristo (oggi, tanto per aggiornarla, Benedetto XVI, Successore di Pietro e dunque Vicario di Cristo).
Noi non seguiamo l’auditel e non andiamo a caccia né di consensi, né di voti, per cui non ci arrocchiamo ora su qualche etero di spicco, ora su qualche “frocio” (l’ha scritto lei) che fa audience. Ci “arrocchiamo” sulla nostra “roccia”, che è Pietro, “arroccato”, a sua volta, su Gesù Cristo, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini.
Una volta si diceva che bisogna imparare ad allargare lo sguardo: non fissarlo sul proprio ombelico. Ora il rischio non è nemmeno più di guardare l’ombelico, perché sembra che i problemi del mondo siano concentrati… dentro le mutande, o sotto le lenzuola.
Badi, però: non è roba di Chiesa, questa! La Chiesa non ha l’abitudine di andare a curiosare ciò che succede nelle camere da letto. Il voyeurismo è vizietto che da qualche anno ha contagiato voi giornalisti che quotidianamente sbattete in prima pagina, gongolanti, penose (e pelose) notizie da buco della serratura che non serve ricordi a lei e al giornale per cui scrive.
La Chiesa parla di “persone” e alle “persone”. Non parla di etero, gay, lesbiche, bisex, transessuali, metrosessuali & compagnia, esattamente come non parla di normodotati, handicappati superdotati et cetera… Se ne faccia una ragione.
Chiarito ciò, con tutto quel che succede in Italia e nel mondo, per una volta – incredibile! – sono totalmente d’accordo con lei.
Mi auguro, infatti, che per la politica e sui media le priorità siano finalmente altre, e che l’attenzione e lo sguardo si alzino. Non dico di tanto, ma almeno verso il cuore e la testa delle persone. Dalla cintola in giù sono davvero fatti (problemi?) loro.