Carrón e l’arroganza anticonciliare di CL (?)
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
(G. Biffi, Pecore e pastori)

“Guardare dal buco della serratura”. Fino a che punto è utile analizzare gli scritti privati di un autore per sondarne l’anima?
Stavo leggendo le considerazioni di coloro che hanno la presunzione di chiamarsi “Noi siamo chiesa”, quando mi sono imbattuto nel titolo di questo Convegno. È una bella e doverosa domanda. Sarà mai possibile vivere in una società dove parole come fedeltà e rispetto abbiano ancora il loro peso e il loro valore? A dire il vero, sono sinceramente infastidito da tutti coloro che non hanno ancora superato il principio che «Il fine giustifica i mezzi». Per merito (si fa per dire) di tanti giornalisti, siamo diventati una società di guardoni. Sembra che le notizie più appetibili siano quelle strappate al segreto delle persone, perché non c’è più rispetto per la sfera privata. Continuate pure a dirvi chiesa, ma cercate di avere come criterio il Vangelo (tra l’altro, quando pubblicate su internet, abbiate la premura di leggere e correggere quello che scrivete. Anche la vituperata Microsoft ha un correttore ortografico, e il libero software ne fornisce gratuitamente agli utenti!).
Questo, se volete, per ciò che concerne lo stile.
Ma entriamo nel merito, e cioè nella sostanza. Volete una Chiesa che abbia queste caratteristiche:
«"CI0′ CHE RIGUARDA TUTTI, DA TUTTI DEVE ESSERE APPROVATO"
Questo antico principio ecclesiale è disatteso. Perciò noi chiediamo:
* I’istituzione di strutture di comunicazione e di dialogo permanenti, a livello diocesano, nazionale ed internazionale, dove le varie componenti del popolo di Dio, senza preclusioni, possano discutere, in libertà e in ascolto della Parola del Signore, tutti i problemi che riguardano la Chiesa ;
* il reale coinvolgimento di ogni Chiesa locale (diocesi) nella scelta del proprio vescovo.»
[Scusate gli errori, che difficilmente trovate negli articoli del sito CulturaCattolica.it, ma era proprio scritto così]
Se questi sono i vostri desideri, perché allora, quando qualcuno nella Chiesa esprime il proprio parere, se non coincide col vostro, perde ogni dignità? Diventa “anticonciliare”? È definito arrogante? O si scrive che «L’idea anacronistica e illiberale che CL e don Carrón hanno del Magistero e della Tradizione e la mancanza di rispetto umano e culturale che mostrano nei confronti dei due episcopati e, indirettamente, delle persone di Martini e Tettamanzi sembrano davvero i dati più evidenti che emergono dalla lettera»?
Sembra che si sia capovolta la dinamica della bella canzone di Jannacci, Ho visto un re: «Noi villan...
E sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam, / e sempre allegri bisogna stare / che il nostro piangere fa male al re / fa male al ricco e al cardinale / diventan tristi se noi piangiam!»
Insomma, di Gesù Cristo, della Madonna, del papa si può dire e scrivere qualsiasi cosa (e spesso si finisce sui giornali che contano, etichettati come «esperti»), ma se si osa criticare il re e il cardinale, allora sono guai.
Spiace vedere che una certa mentalità, che si permette di criticare ogni cosa, poi sia intollerante di fronte a chi – dando motivazioni – esprime pareri diversi, basandosi, peraltro, sul Magistero della Chiesa.
Forse l’arroganza sta più in voi che nella lettera privata (e sottratta) di Julián Carrón in risposta a una richiesta del Nunzio!
Chissà se sarà allora possibile respirare aria nuova nella Chiesa; aria di confronto, sì, ma soprattutto aria di ragioni, non aria fritta di «non-citazioni» del Concilio, per sostenere posizioni che, per essere ritenute vere, devono rifarsi alla «maggioranza». Correva l’anno 1972 e già allora Paolo VI parlava del «fumo di Satana». Non è di fumo che ha bisogno la Chiesa. Né del «fumo di Satana», né del «fumo negli occhi» del chiacchiericcio, della critica sterile, della delazione!