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In memoria di un martire: il Dottor Carosino

Autore:
Quarantelli, Elena
Fonte:
CulturaCattolica.it
A distanza di un anno, invio il testo della testimonianza che mi è stato chiesto di fare in occasione del primo anniversario della scomparsa del dott. Claudio Carosino.
Questo anno mi è servito per metabolizzare un lutto che mi ha colpita nel profondo, una ferita che credo resterà aperta ancora a lungo (forse non si chiuderà mai...).
Dott.ssa Elena Quarantelli

Ho fatto tirocinio col Dott. Carosino per 6 mesi durante la mia scuola di specialità in medicina generale. E’ molto difficile per me riuscire a dare una testimonianza dell’eccezionalità della sua persona senza il rischio o il timore di cadere nella banalità o nelle solite frasi di circostanza.
Si, Claudio era un medico davvero speciale, un uomo speciale. E credo che proprio il fatto di non essere mai venuto meno alla sua umanità lo abbia reso un medico assolutamente unico. La passione che metteva in ogni cosa, il darsi totalmente ed in modo incondizionato a tutti, il sorriso che non mancava mai di rivolgere a chi aveva bisogno di lui…ecco tutto questo lo hanno reso il medico speciale ed il maestro insostituibile che è stato per me.
Quando ho iniziato il tirocinio la mia bimba aveva solo 4 mesi, e l’idea di ricominciare così presto a lavorare non mi entusiasmava granchè, ma siccome non c’erano altre possibilità quella mattina, dopo averla lasciata alla baby-sitter sono partita alla volta di Busseto con il cuore e gli occhi gonfi, non sapendo cosa mi avrebbe aspettata. Appena arrivata Claudio mi ha accolta con un calore e una famigliarità che non mi sarei mai immaginata, mi ha presentato tutto il “team” che lavorava con lui e mi ha fatto fare una “visita guidata” per il poliambulatorio illustrandomi con grande orgoglio tutti i confort della “casa della salute”. Davvero la realtà è molto più grande e bella di quello che possiamo immaginarci e desiderare. Non avrei potuto chiedere di meglio. E da lì è iniziata la mia avventura come “medico di campagna”.
Avrei mille esempi da fare, dalla volta che abbiamo consegnato a domicilio i farmaci ad una paziente anziana, a quando (in un’ora di tempo “libero”) facevamo un salto alla casa di riposo, alle piccole pause che ogni tanto ci concedevamo per un caffè-lampo e durante i quali ci “scappava” sempre una consulenza –flash a chi passava di lì. Tutto in lui era “unito”, non c’era la maschera del medico, quella del collega, quella dell’uomo. Lui era così come lo si vedeva, un uomo. Un uomo consapevole di non avere in mano la vita delle persone, ma disponibile ad essere strumento per la loro cura. Un uomo contento della sua vita.
Quando si fa questo lavoro c’è il rischio, da una parte, di chiudersi nel cinismo per difendersi dal dolore che incontriamo ogni giorno, e dall’altra, di pensare che in fondo abbiamo nelle nostre mani non solo la salute del paziente, ma anche la sua vita. E invece non è per niente così.
Claudio mi ha insegnato che il nostro compito è di collaborare, con le forze e le conoscenze che abbiamo, alla cura di chi ci chiede aiuto, che è cosa ben diversa dal delirio di onnipotenza di cui a volte la medicina di oggi sembra intrisa. Il resto non è davvero nelle nostre mani, ma in quelle di Colui che ogni giorno ci fa essere. Non ci facciamo da soli, e non abbiamo in mano la vita degli altri: questa è l’evidenza più grande che fino ad ora ho imparato in questi primi anni di lavoro, soprattutto grazie a Claudio e all’amicizia che è nata con lui.
La ferita che ha lasciato la sua scomparsa non si rimarginerà, e, a pensarci bene, non voglio nemmeno che questo accada, perché sarebbe come cancellare una parte della mia vita.
La morte non è l’ultima parola sulla nostra vita, sul nostro desiderio di felicità, sul destino delle persone che amiamo. Questa certezza mi è stata testimoniata da dei cari amici che sono stati profondamente toccati dalla morte e che, paradossalmente, proprio attraverso circostanze estremamente dolorose, come la perdita di un figlio, hanno riscoperto per che cosa vale la pena vivere. La fatica di tutti i giorni, grande o piccola che sia, per me ha senso se c’è Qualcosa, anzi, Qualcuno che salva tutto. Che mi fa fare esperienza di una pienezza di vita mai provata, senza dover censurare niente di quello che mi accade.
Da sempre sono cristiana e cattolica, ma mi sono scoperta carica di questo desiderio da poco tempo, solo dopo l’incontro con persone che, come Claudio, avevano questa certezza. Sono all’inizio del cammino, non ho nessuna verità in tasca, ma questo non mi preoccupa più di tanto. Il mio desiderio ora è che sempre di più sia una certezza a sorreggere la mia vita: la certezza di essere amata e di non perdere nulla di quello che mi è stato dato. Neanche l’amicizia con Claudio.

Grazie
Elena

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